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Tratto da
Valle d'Aosta, bambina tolta alla madre
in base alle relazioni "top secret" dei servizi sociali
Venerdì, 27 Settembre 2019 17:16
AOSTA.
Quella che pubblichiamo oggi è la testimonianza di una donna, una madre, cui è stata tolta la figlia perché ritenuta incapace di prendersene cura. Alla base di tutto ci sono le relazioni dei servizi sociali che né lei né il padre della bambina hanno mai visto.
Come è iniziata la sua vicenda?
«E' iniziata con la nascita di mia figlia nel 2009 con un cesareo d'urgenza. Era in buona salute, ma i primi giorni in ospedale non sono stati facili: non digeriva il latte, rigurgitava spesso, in più non dormiva ed io ero molto stanca. Ho chiesto così di vedere una psicologa dell'ospedale, una persona molto disponibile. Poi, una volta arrivati a casa, le cose sono migliorate».
Il rapporto con tua figlia è migliorato?
«Sì, anche perché non ero più da sola. C'era mio marito, che all'epoca era il mio compagno, ed anche sua madre. Ci davamo il cambio durante i giorni e le notti. Ho anche cambiato tipo di latte e la bambina ha continuato ad aumentare di peso. Stava bene».
Avevate un supporto psicologico?
«No».
Lavoravate?
«Io in quel periodo facevo dei lavoretti. Mio marito invece aveva perso il lavoro quando ero rimasta incinta e nonostante curriculum e colloqui non era riuscito a trovarne un altro. Ha deciso di rivolgersi agli assistenti sociali per capire come potersi muovere, se c'erano altre possibilità. Io non ero d'accordo, ma ci siamo messi in contatto con una assistente. E' stato così inserito nei Lavori socialmente utili che sono temporanei e sembrava ci sarebbe stata la possibilità di un lavoro più stabile. I servizi sociali da questo punto di vista non ci avevano mai segnalato criticità».
Poi?
«Dopo circa un anno ci è arrivata una lettera da parte del Tribunale dei Minori di Torino. C'era scritto che dovevano accertare l'abbandono di minore e se la minore era adottabile. Per noi è stata una doccia fredda. Nessuno era mai venuto a casa per fare dei controlli, nessuno ci aveva anticipato questa cosa e non capivamo su quali basi fossero arrivati ad una richiesta del genere.»
Era dovuto a delle relazioni?
«Relazioni dei servizi sociali che io ancora oggi non ho visto».
Avete chiesto di poter vedere gli atti?
«Eravamo inesperti e non ci era mai capitata una cosa del genere, quindi ci siamo affidati ad un avvocato segnalatoci dal tribunale che però ha fatto più danni che altro».
Dopo aver ricevuto quella lettera si è messa in contatto con l'assistente sociale?
«Ero arrabbiatissima, litigai per telefono con lei. Lo stesso pomeriggio abbiamo avuto un colloquio e mi ha spiegato che volevano accertarsi delle condizioni della bambina. Dicevano che lei doveva andare al nido, che però non è obbligatorio. Tra l'altro a 15 mesi, dopo un vaccino, aveva avuto una reazione avversa: aveva smesso di parlare, non mi guardava più in viso, non si relazionava più con le persone. Lo avevo fatto notare subito all'assistente sanitaria ed alla pediatra e dopo diversi consulti le hanno diagnosticato un disturbo dello spettro autistico. Così abbiamo iniziato le terapie e l'abbiamo mandata al nido per agevolarla nel percorso. Mia figlia però andava malvolentieri dalla logopedista. Abbiamo chiesto di cambiarla e lì qualcosa è cambiato. Nelle relazioni, a quanto pare, iniziavano a scrivere che non volevo farle fare terapia e che non mi rendevo conto della sua situazione».
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