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Tribunale di Teramo: la giustizia ingiusta


Così si annientano i minori


I Tribunali, ma non tutti per fortuna, quando è finita la convivenza dei genitori e sono chiamati a disporre l’affido dei minori notoriamente non funzionano ed operano inaccettabili discriminazioni nei confronti del padre. I principi della bigenitorialità e della cogenitorialità non solo non trovano spazio nei provvedimenti che il giudice emette ma nemmeno vengono fatti rispettare quando l’inadempiente è la madre. Il tribunale di Teramo ne è un tipico esempio, arrivando perfino ad imporre le volontà del giudice istruttore che ha sempre fretta di chiudere il procedimento anche quando le sue imposizioni, in definitiva, danneggiano prevalentemente i figli perché una giustizia ingiusta non fa altro che alimentare una pericolosa conflittualità genitoriali. Non esiste, nell’affido dei minori, il rispetto dello Stato di diritto ma solo una più o meno sfacciata politica di genere. Il caso che riportiamo è molto eloquente ed è uno dei tanti che accadono a Teramo e in Abruzzo e di cui, per riverenza ai magistrati, nessuno ne parla.

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Un padre italiano è vittima della cattiva gestione degli affidi dei minori nelle separazioni. I figli,collocati presso di lui fin da quando quello più piccolo aveva tre mesi perché la madre, extracomunitaria, voleva affidarli al comune e collocarli in una comunità (sulla cui gestione sarebbe doveroso indagare, visto che è stata cofondata dal legale della signora) poiché non voleva, a suo dire negli sms inviati al marito, sacrificare il proprio tempo libero per i figli. Il padre si è opposto e il giudice, in base alle sue capacità genitoriali, li ha collocati presso di lui anche se uno aveva appena tre mesi (!).

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Aosta

condannata Regione e Asl per denuncia falsa contro una coppia di genitori


Assessore Marzi, lasci perdere!


Una dignitosa ritirata dalle scene politiche è pur sempre meglio che il perseverare nella mala gestione di un assessorato alla Salute, Sanità e Politiche sociali, dove di sociale non c’è più nulla e dove predominano gli interessi di chi, con l’abuso istituzionale, cavalca un potere che, di originale, non ha nulla. E’ offensivo dire, dinnanzi ad un chiaro abuso di potere per fare cassa, però mal riuscito, che la regione, non pagherà un centesimo dei 27 mila di euro a cui è stata condannata, assieme all’Ausl (sentenza del 2 febbraio 2024), perché ha attivato l’assicurazione. Ma a che gioco stiamo giocando da molto tempo?

La somma dovrà essere data ad una coppia di genitori a cui, cinque anni or sono, era stata ingiustamente sospesa la responsabilità genitoriale, di cui ne aveva parlato, a suo tempo, anche la nostra associazione, ovviamente senza risposta da parte di un altro onnipresente assessore fai da te, che imponeva ai padri che chiedevano un contributo economico regionale di togliere l’iscrizione alla nostra associazione e di revocare il mandato ai legali con noi convenzionati, perché non amava essere criticato.

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