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Violenza di genere
e sfruttamento economico del minore
Il genitore collocatario dei figli, molto spesso, troppo spesso, sfrutta la propria posizione per trarre profitti economici dalla collocazione dei propri figli. Lo fa in vari modi: ricattando l’altro genitore (94% delle volte il padre) sul diritto di visita, non rispettando le modalità sancite dal tribunale, poiché è consapevole che, in caso di contestazione del genitore non più convivente con i figli, tanto il tribunale, nella realtà, non muove praticamente mai un dito in sua difesa, anzi, potrebbe prendere lo spunto per ridurre addirittura i tempi previsti, aumentare il mantenimento e, di fatto, giustificando la violenza di genere in atto, poiché la madre è sempre la madre; sfruttando gli innumerevoli benefici pubblici previsti per il genitore singolo, separato con figli conviventi;
inducendo gli stessi a rifiutare l’altro genitore per poi, così, chiedere un incremento del mantenimento; con la pretesa di percepire il 100% dell’assegno unico, che, quando i genitori non sono più conviventi, dovrebbe andare in parti uguali ad ambedue; nell’imporre il protocollo delle spese straordinarie (concordato in combutta tra magistrati e avvocati, con l’inaccettabile esclusione dei diretti interessati, cioè i genitori) che riporta, come spese straordinarie, spese già coperte dall’assegno di mantenimento e, soprattutto, eliminando il preventivo consenso di ambedue i genitori, aggravando, così, ulteriormente la già precaria posizione del genitore obbligato, a differenza dell’affidatario, a pagare sempre e tutto, riducendolo in umiliante miseria; nel previlegiare la madre a non provvedere al mantenimento, parimenti al padre, dei figli, come, invece, obbligano sia l’art. 30 della Costituzione, che il diritto italiano che le Convenzioni internazionali, ratificate dal nostro Parlamento.
La violenza di genere, come tutti sappiamo, eccetto i servizi sociali di parte e discriminanti del genitore non collocatario, la magistratura e la stampa, che si disinteressano di queste impellenti problematiche, è una gola profonda che umilia ed emargina sempre il genitore estromesso dalla vita dei figli. La convivenza o matrimonio, spesso, si dissolve nel giro di poche ore con la fatidica frase non provo più nulla per te e, pertanto, considerato che i figli sono una proprietà della donna che li ha partoriti, l’altro genitore deve essere solo un inesauribile bancomat, mentre il collocatario è protetto, purtroppo, dalle istituzioni (servizi sociali e tribunali), che, invece, dovrebbero garantire con imparzialità le pari opportunità genitoriali, la bigenitorialità e la cogenitorialità.
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