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Giustizia ingiusta o malagiustizia?


Non sempre la giustizia è ingiusta per i limiti giuridici o, meglio, per l’incompetenza di chi l’amministra, per gli interessi lobbystici o di casta, per le ingerenze della politica, per la superba superficialità degli operatori della giustizia e il pressapochismo delle istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini, ma è ingiusta soprattutto perché siamo in presenza di una vera e propria malagiustizia. Se i vari fattori che fanno sì che la giustizia sia ingiusta possono renderci partecipi di una inconscia compassione per tutti coloro che potrebbero non sapere quali danni provocano ai minori e al genitore abusato, in presenza di malagiustizia, c’è la consapevole volontà di limitare i diritti di un cittadino, sia lui minorenne che genitore, di usare il potere che il ruolo istituzionale permette loro di distruggere proprio chi la giustizia dovrebbe tutelare in modo trasparente al fine di garantire ad ognuno che la legge è uguale per tutti.

Non è tollerabile la giustizia ingiusta, tantomeno la malagiustizia che opera discriminazioni e abuso di potere per soddisfare logiche estranee alla legge, comprese quelle relative alla impunibilità di chi commette negligenze nell’esercizio del proprio potere istituzionale. La giustizia deviata non deve rimanere impunita e non può essere tollerata da chi la giustizia, al contrario, correttamente cerca di praticarla e, soprattutto, da chi la deve subire, senza possibilità di essere risarcito del danno subito. La malagiustizia, pertanto, va denunciata a voce alta per far sì che i cittadini, in nome dei loro inalienabili diritti, si ribellino e i politici siano costretti a mettere mano alla gestione dei tribunali, sempre, e non solo quando indagano sul loro discutibile operato amministrativo.

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Aosta: separazioni senza garanzie


Pretendere gli accertamenti sui redditi

del genitore collocatario


Ubaldo Valentini

Per combattere la Giustizia ingiusta nell’affido dei figli di genitori non più conviventi occorre, in primo luogo, la volontà del genitore non collocatario e, quindi, obbligato al mantenimento dei figli e, se sposati, talvolta anche della moglie, a pretendere che il giudice, dinnanzi alla segnalazione dell’altro genitore, predisponga seri accertamenti sui redditi del richiedente l’assegno di mantenimento per i figli o per sé, da parte della Guarda di Finanza,  dell’ispettorato del lavoro e/o delle altre istituzioni competenti. Fare le indagini dinnanzi al computer non risolve il problema, perché l’accertamento (o l’indagine) va fatta sui redditi evasi, che, certamente, non si trovano nelle dichiarazioni dei redditi.

Bisogna lasciare il comodo posto dinnanzi al computer ed andare ad indagare sul tenore di vita tenuto dal genitore collocatario, sul vasto mondo del lavoro a nero, partendo dalle indicazioni che il genitore obbligato e/o i suoi figli possono fornire, e colpire chi dalla evasione fiscale ne trae veri vantaggi che offendono chi le tasse le paga (anche mandando personalmente i funzionari dipendenti delle istituzioni competenti a fare accertamenti sul posto).

Meraviglia, e non poco, che, stando a quanto è dato sapere, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanzia e la Corte dei Conti della VdA lascino cadere nel dimenticatoio le denunce che, da anni, la nostra associazione sta facendo. L’evasione si combatte con il colpire chi la pratica, rendendo pubbliche le condanne (modificando la legislazione ed introducendo la regola secondo la quale dette condanne devono riportare le generalità complete del soggetto sanzionato) – se prese – degli evasori, a monito di chi si muove in questo perverso mondo.

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