Attualità
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Parola della Cassazione

 

Pretendere informazioni sui propri figli

non costituisce reato di molestia e persecuzione

Avv. s. Francesco Valentini


Una importante sentenza della cassazione (I sez. Penale, sent. 13 – 27 maggio 2015, n. 22152 - presidente Giordano – relatore Centonze) con cui si annulla una condanna ad un padre che, dinnanzi agli ostacoli posti in essere dalla madre per farlo stare col figlio minore, cercava di mettersi in contatto con la madre affidataria per poter esercitare il suo diritto alla genitorialità.

La Cassazione, con questa decisione, incomincia ad entrare nel difficile mondo dei figli con genitori non più conviventi, affrontando le criticità del diritto di visita del genitore non collocatario e della tutela, ad ogni livello, della bigenitorialità; diritti, questi, troppo spesso negati e delitti verso i minori e verso il genitore estromesso tacitamente tollerati dalle istituzioni.

I giudici di via Cavour hanno puntualizzato che pretendere il rispetto dei propri diritti di genitore non costituisce molestia ed implicitamente hanno condannato una madre che sistematicamente cercava di estromettere il padre dalla vita del proprio figlio.

Se i tribunali fossero più intransigenti verso tutti quei genitori affidatari che si approfittano della loro presenza continuata con i figli – e pertanto psicologicamente influente – per provocare in loro un rifiuto del genitore non convivente con loro, esisterebbe sicuramente meno conflittualità e maggior rispetto della bigenitorialità. Questo atteggiamento di netta chiusura nei confronti di uno dei due genitori espone i figli al rischio della nota Pas (sindrome da alienazione parentale) le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti anche se troppo spesso sono sottovalutate dai tribunali e dai servizi sociali.

Ma torniamo alla sentenza.

Il genitore che telefona insistentemente all’affidatario dei suoi figli per avere informazioni su di loro, sostiene la Suprema Corte di Cassazione, non commette il reato di “molestie e disturbo alla persona” (art. 660 cp.) nè tantomeno “atti persecutori” (art.612 bis cp.), perché le telefonate non sono “finalizzate a creare disagi o molestie all’ex convivente, ma esclusivamente ad avere notizie del figlio minore, allo scopo di poterlo incontrare, esercitando in tal modo i propri diritti di genitore”.

La madre, pertanto, non può accusarlo di procurarle“pressioni psicologiche da parte dell’imputato, le cui richieste riguardavano solo la gestione dei suo rapporto con il figlio minore”.

I comportamenti contestati al padre, secondo la Suprema Corte, dovevano essere analizzati dal tribunale di merito di Milano, senza entrare nel merito della loro opportunità, se avessero avuto i connotati di petulanza e se hanno interferito sgradevolmente “nella sfera della quiete e della libertà della persona”. Fatto questo insussistente per i giudici romani perché i fatti denunciati dalla madre “risultavano collegati all’esercizio del diritto di visita del figlio minore che l’imputato riteneva ostacolato in modo prevaricatore della sua ex convivente” .

Non è stato tenuto in alcun conto che la madre, inosservante dei decreti del tribunale dei minori, “sovente non consentiva all’imputato di vedere il bambino, ovvero frapponeva ostacoli alla già difficoltosa condizione del padre ovvero ancora esigeva che gli incontri tra padre e figlio avvenissero in presenza sua o di suoi familiari».

Non esistevano gli elementi probanti una specifica volontà persecutoria dell’ex convivente e pertanto occorreva una “interpretazione alternativa dei fatti in contestazione, finalizzata a collegare le condotte del padre non già all’intento di creare una situazione di disagio all’ex convivente, ma a esercitare i propri diritti di genitore ostacolati dalla madre affidataria.

 

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Il ruolo di tribunali e servizi sociali
Il ruolo di tribunali e servizi sociali
Il ruolo di tribunali e servizi sociali
Il ruolo di tribunali e servizi sociali

da L'Indro del 13 maggio 2015

Il ruolo di tribunali e servizi sociali

Separazioni: tutelare i minori


Ubaldo Valentini: 'La politica non disegna il futuro dei cittadini ma salvaguarda solo se stessa'

 

Prevenire le conseguenze negative di una separazione matrimoniale potrebbe essere la soluzione di un Paese civile che vuole tutelare i minori vittime di pesanti disagi, a danno della loro formazione educativa e culturale. La politica italiana, se continua a togliere risorse finanziarie al welfare, non può pensare seriamente al bene dei bambini. Il rischio di forti squilibri sociali nei giovani, causati da una cattiva educazione e da una pessima formazione, perché vittime di una separazione dei genitori, può proiettarsi nella società del futuro.

Il divorzio breve, approvato di recente, è solo un provvedimento studiato e pensato per i genitori, perché nella legge manca un chiaro passaggio a beneficio dei minori. Nel testo normativo non c’è la parte dedicata alle conseguenze subite dai figli. Sarebbe semplice inserire l’obbligo dei genitori separati di essere affidati ai Servizi sociali per constatare la salute psichica dei propri figli. Non è difficile scrivere una riga al testo normativo, serve solo la volontà politica. Ancora. Sarebbe auspicabile inserire l’obbligo di frequentare un percorso di sostegno alla genitorialità per genitori separati. Gli scenari sociali sui quali far confluire una determinata situazione per prevenire derive sociali sono molteplici e variegati. C’è l’urgente bisogno di intervenire su materie fondamentali come l’educazione e la formazione dei bambini per prevenire situazioni a rischio.

Se funzionassero veramente le case famiglia“, commenta Paola Vaccari, Presidente della Commissione delle Elette e Pari Opportunità del Municipio IX di Roma, “sarebbero le uniche soluzioni per accogliere adeguatamente i minori; purtroppo, a volte, anche queste si sono distinte per inefficienza con il solo scopo di essere una macchina per fare soldi. Una soluzione potrebbe essere quella, forse la più semplice ma la meno applicata, dell’ascolto. I giudici che hanno in carico queste cause di separazione dovrebbero avere l’accortezza di ascoltare le loro testimonianze, ovviamente con personale competente. Ascoltare le loro richieste e capire le loro esigenze potrebbe essere molto meglio. Nella stragrande maggioranza dei casi si troverebbe per i minori la migliore soluzione. Ma forse questa è solo fantascienza, perché i tribunali e i giudici sono troppo collassati dall’enormità di cause infinite. Spero che la nuova legge sulle separazioni, contraddistinta da una forte diminuzione dei tempi, riesca a superare oltre alle lungaggini anche le agonie sottoposte ai minori in attesa della sentenza, attenuando le acredini tra i coniugi“.

Con Ubaldo Valentini, Presidente, ideatore e cofondatore dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, impegnato dal 1998 a conoscere le problematiche legate ai minori nelle separazioni, compreso il ruolo del genitore reso più debole dalle Istituzioni, vogliamo conoscere la situazione sociale e politica relativa al minore, troppo spesso abbandonato dalla società e dalla politica.

La politica investe poche risorse finanziarie sui minori vittime della separazione. Perché?

Si investono poche risorse finanziarie sui minori con genitori non più conviventi perché la politica non ha una particolare attenzione verso i bambini in genere, mentre preferisce occuparsi delle loro problematiche solo quando queste si manifestano come una pericolosa emergenza per la credibilità della stessa politica. I minori non producono e non votano e ciò condiziona le scelte politiche, le quali non sempre mettono al centro della progettazione sociale i bambini di oggi che saranno i fautori della società di domani, cioè del nostro futuro. Manca, di fatto, la politica della quotidianità propositiva e la cultura del rispetto del minore come persona, con esigenze ed aspettative degne di attenzione al pari di quelle dell’adulto. Il minore, purtroppo, viene sacrificato alle esigenze dell’adulto, cioè di colui che amministra le risorse umane e finanziarie, ritenendo non impellenti le esigenze di coloro che hanno tanto tempo davanti a sé e che pertanto, loro, possono aspettare. Gli stessi genitori, nelle separazioni, troppo spesso utilizzano i minori per interessi trasversali contro l’altro genitore, aiutati da legali e da servizi sociali accondiscendenti.

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