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Gli abusi dei Tribunali italiani


Quando si nega ai minori la presenza dei nonni


Avv. Francesco Valentini

I diritti dei nipoti a frequentare i nonni continuano ad essere sottovalutati o, spesso, omessi dai tribunali minorili e da quelli ordinari nelle cause di affido dei minori, nonostante la legge italiana sia molto chiara in merito e nonostante la stessa Italia sia stata pesantemente condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu) per la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea da parte dei tribunali in materia minorile (sentenza del 20 gennaio 2015 - caso Manuello e Nevi).

La Corte Edu, accogliendo il ricorso di due nonni italiani condanna lo Stato italiano per non aver protetto il cittadino da interferenze arbitrarie da parte delle autorità pubbliche e per non aver adottato “misure concrete ed adeguate”, come suo dovere, per rendere effettivo il suo diritto alla vita privata o familiare. Dette misure – sottolinea la Corte europea – devono essere prese rapidamente perché, come in questo caso, le lungaggini burocratiche o le omissioni possono avere conseguenze irrimediabili per le relazioni nipoti-nonni.

La Corte europea afferma, in definitiva, che spetta allo Stato mettere a disposizione dei cittadini, soprattutto quando minorenni, tutti i mezzi giudiziari che consentono il rispetto dei loro diritti ed il rispetto dei provvedimenti giudiziari a tutela di tali diritti, anche prevedendo misure specifiche che si rendono opportune nei singoli casi concreti. Quando lo Stato italiano si sottrae a far rispettare i diritti di nonni e nipoti, come pure quelli di genitore e figli, si rende responsabile di omissione di controllo e la Corte europea – purtroppo ripetutamente – lo condanna, anche economicamente.

L’art. 8 della convenzione europea e le condanne inflitte all’Italia dalla Cedu sono ignorati da alcuni giudici del Tribunale per i Minorenni di Venezia che il 14.10.2016 rigettavano, con condanna al pagamento delle spese, la richiesta dei nonni ad avere una frequentazione autonoma della nipote in quanto, come sosteneva il padre, potevano vederla quando era con la madre.

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Non basta il gesto di un giorno di festa

per tranquillizzare la propria coscienza

dai delitti che quotidianamente si commettono contro i minori.

 

Stimato prof. Ubaldo Valentini, vi è sempre un momento in cui l’uomo, nel corso della sua vita, si ritrova a fermarsi e a riflettere sulla importanza della scelta di cambiare il percorso della propria esistenza.

Ho conosciuto tantissime persone nella mia vita professionale, di ogni livello culturale e di qualsiasi “specie” politica, fino alla sommità dello Stato. La maggior parte di esse, perseguivano finalità spiccatamente individualistiche. Poche, pochissime spinte naturalmente e disinteressatamente verso il bene degli altri, degli ultimi, di quelli che in silenzio restano seduti ai margini del marciapiede. Eppure di ultimi e di invisibili questa società ne è piena, stracolma! Basta fermarsi durante il cammino e guardarsi intorno o nei luoghi di maggior incontri, dove frettolosamente si corre per fare acquisti o assistere ad abbaglianti rappresentazioni.

E’ accaduto anche a me! Vi è stato il momento in cui ho dovuto fermare la mia corsa per organizzare la mia vita professionale contro persone e istituzioni che tentavano di dare picconate alle fondamenta del mio progetto di famiglia, costruita con grande impegno solidale. Il tarlo della separazione era entrato anche in casa mia, con tutti gli effetti pericolosamente corrosivi. Armato di studio e penna, ho affrontato il “MOSTRO” comparso in questa società che si dichiara evoluta, fortemente corazzato dei principi e dei valori della logica del diritto, vera ed unica fiaccola della Giustizia, profondamente ispirati e sentiti.

Durante il percorso è spuntato un bel giorno di quasi 4 anni fa, tra i tanti che avevo visitato, il sito dell’“Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”. Leggendo con attenzione ho compreso di trovarmi di fronte ad un livello culturale diverso, non il solito e non di genere, con un approccio libero da compromessi istituzionali, contro le sofferenze dei genitori colpiti dalla disgrazia della separazione, ma soprattutto contro il delitto verso i minori che si perpetra quotidianamente nelle aule della Giustizia italiana.

 

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