Attualità
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Gli assegni di mantenimento

se non dovuti vanno restituiti


Spesso il giudice, con rituale pressapochismo, stabilisce l’ammontare dell’assegno di mantenimento che uno dei due coniugi deve versare all’altro per il suo mantenimento ma la stessa cosa si potrebbe dire per il mantenimento dei figli economicamente autosufficienti, anche se lavorano a nero, affidati/collocati presso di lei (lei e non lui, perché a pagare è quasi sempre lui). La Cassazione (Cass. civ, sez. I, ord. n. 31635 del 14.11.2023) ha stabilito che, nella separazione dei coniugi, se l’assegno di mantenimento fin dal momento della sua determinazione, non era dovuto, il beneficiario (in questo caso una beneficiaria) deve restituire le somme percepite indebitamente.

La scoperta dell’inganno non è facile poiché spesso le dichiarazioni dei redditi sono incomplete, non risulta il lavoro a nero che il beneficiario nasconde per non perdere il mantenimento, si nascondono, con molta facilità perché non si dichiarano, tutti i redditi e gli investimenti finanziari. Il tribunale non fa nulla per verificare la veridicità delle accuse che l’obbligato rivolge al futuro beneficiario sulla incompletezza dei dati economici riferiti al giudice.

Questo comportamento, secondo i giudici della Cassazione, non solo non doveva avere accesso al mantenimento ma andava "censurato ex art. 96 c.p.c., per la malafede e il dolo processuale palesemente conclamati negli atti del giudizio e nella sentenza di prime cure".

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Tragici silenzi istituzionali sui minori: ora basta!


Ubaldo Valentini*

Il 2024 dovrà essere l’anno della svolta nella gestione dei minori con genitori non più conviventi, poiché i tragici ed inquietanti silenzi delle istituzioni non possono più continuare impunemente. La giustizia ingiusta, che domina, da decenni, i tribunali, è un palese oltraggio alla persona, sia lei il minore che il genitore estromesso dalla vita dei figli, per sadici meccanismi interpretativi della legge, escogitati da chi dovrebbe dare risposte specifiche caso per caso, ma non escogitare procedure con prassi massificanti per economizzare gli impegni dei magistrati e dei servizi sociali a loro connessi. Per fortuna esistono magistrati seri e competenti che cercano di salvaguardare i diritti del minore, che sono, poi, anche i diritti del genitore emarginato.

La bigenitorialità e la co-genitorialità non sono espedienti formali, ma costituiscono la base della famiglia e sono le insostituibili condizioni da rispettare nella crescita e formazione dei minori. L’amore per i figli, a differenza di quello tra i genitori, non ha termine e non può essere sacrificato a ideologie o culture-non culture che vorrebbero il padre sempre perdente come genitore e ostaggio delle sofisticate (ma, molto spesso, anche semplicistiche) teorie di genere, che si concretizzato nelle svariate associazioni, centri antiviolenza e case protette per ospitare madre e figli vittime dei dichiarati abusi, che si spartiscono una rilevante quantità di danaro pubblico per tutelare la donna, vittima della violenza familiare. Per queste sacerdotesse esistono solo il patriarcato e gli abusi del maschio sulla femmina e la donna è sempre e comunque tollerante dell’uomo e rispettosa dei suoi diritti, anche genitoriali.

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