Le udienze presidenziali nelle separazioni giudiziali spesso si trasformano in un inferno per il genitore che si rimette al Tribunale, come suo diritto, per avere giustizia.
Il presidente gentiluomo!
Se non accetti di trasformare immediatamente la separazione da giudiziale in consensuale, fa capire ai malcapitati genitori, anche in modo esplicito, che il rifiuto avrà un peso quando emetterà i provvedimenti provvisori ed urgenti, soprattutto per il genitore che rimane fermo nei suoi diritti.
Nel bel paese dove scorrono limpide acqua, latte, miele e pregevole vino tra il tipico suono dei campanacci di mucche e capre succede di tutto, come in tanti altri tribunali italiani.
Ti rivolgi al tribunale per la separazione giudiziale, vista la impossibilità di accordarsi con la controparte, e il presidente - che spesso ha una conoscenza vaga dei motivi della tua richiesta di separazione (avendo visto il fascicolo completo in corso di udienza poiché era assente nei giorni precedenti) e una concezione del tutto personale dei diritti dei figli nelle separazioni e dell’affido condiviso (un presidente pubblicamente affermava che lui non accettava questa legge!?!) – insiste che, seduta stante, si arrivi ad un accordo immediato e chiude in una stanza attigua genitori e legali per decidere subito, senza dar tempo per rifletterci su. Se non accetti, rinvia l’udienza e se nemmeno questo periodo è sufficiente per un accordo, stando la madre arroccata nelle proprie inique pretese, allora ti devi aspettare di tutto.
Il tuo legale – che spesso non vuole contraddire il presidente – insiste per l’accettazione dell’accordo proposto dal presidente che, a suo dire, è conveniente per te e per i figli. Al massimo concorda con il collega modifiche ininfluenti. Non ti avverte, però, che se rinunci alle pari opportunità genitoriali, così come ti viene proposto, dopo alcuni mesi sarai costretto a ritornare quasi sempre dinnanzi al giudice poiché la madre ti estromette dalla vita dei tuoi figli e/o perché non riesci a versare l’assegno di mantenimento e le spese straordinarie pattuite ( o meglio suggerite) troppo alte o perché hai constatato, dopo alcuni mesi, che non riesci a vivere con il tuo reddito spesso anche precario.
Il presidente o chi per lui, ovviamente, respingerà qualsiasi ricorso perché hai sottoscritto una consensuale. In molti tribunali, e in quello in specifico, è prassi rigettare i ricorsi anche quando non hai più un reddito certo che ti permetta di vivere e di assolvere agli impegni di mantenimento dei figli o della tua ex. Se la madre non rispetta il tuo diritto di visita però, al giudice non interessa e mai emetterà i provvedimenti previsti dall’art.709 ter c.p.c. ma se tu non riesci a pagare aspettati immediatamente una condanna dalla solerte Procura della Repubblica per sottrazione agli obblighi degli alimenti. In quel tribunale è consolidata prassi dare sempre ragione, a priori, alla madre.
Le consensuali, se non chiare ed eque, sono un cappio per i figli e per il genitore non collocatario poiché gli accordi sottoscritti restano vincolanti quasi sempre anche per il divorzio, se giudiziale.
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