Attualità
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“L’Italia non garantisce  i padri divorziati”

di Sara Ricotta Voza


Milano -Raffica di condanne all’Italia, in un solo mese, da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Dopo le dure sentenze sul sovraffollamento delle carceri piombate nei primi giorni del 2013, ieri ne sono arrivate altre due. Una riguarda ancora la violazione dei diritti di un detenuto, l’altra «la violazione del diritto al rispetto dei legami familiari» di un padre separato.

Quest’ultimo, dopo la separazione, non ha potuto incontrare regolarmente la propria figlia per oltre sette anni nonostante così fosse previsto negli accordi. La madre, infatti, aveva ottenuto l’affido esclusivo della bambina ma il tribunale di Roma aveva poi deciso che il padre potesse vederla due pomeriggi alla settimana, un weekend su due, sei giorni a Natale, tre a Pasqua e dieci durante le vacanze estive. Ma tutto, a detta del padre, sarebbe rimasto lettera morta, perché in un mese non sarebbe riuscito a vedere la figlia se non per pochi minuti e sempre in presenza della madre o dello zio materno. E questo all’inizio perché le cose, poi, sarebbero solo peggiorate.

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Quei papà privati del diritto all’affetto

di Carlo Rimini*

Non è la prima volta! Non è la prima volta che l’Italia viene condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non avere garantito ad un padre separato il diritto ad un rapporto stabile, duraturo e intenso con suo figlio.

Essere condannati per aver violato i diritti fondamentali di un uomo è assai grave: significa essere usciti dal confine che segna la civiltà.

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