Andiamo oltre l’emergenza quotidiana
di Marina Vergoni *
Quando si legge “massacrato giovane con mattarello.... “, incuriositi si approfondisce la notizia, ma difficilmente si va oltre, chiedendoci perché si è arrivati a tanto. La riflessione, indubbiamente, non deve avvenire sull’onda dell’emozione suscitata dalla notizia di cui tutti ne parlano, ma su basi di analisi di un trascorso premonitore al quale non si è data importanza.
Siamo la società che corre, che azzera tutto. Il pensiero e la riflessione sono beni superflui, sembra che non ci appartengano più, coltiviamo il nostro piccolo orticello di affetti, di quotidianità e ci reputiamo fortunati perché riusciamo a sopravvivere a tanto caos.
Siamo i nuovi figli di una società troppo abituata a vivere l'emergenza, ad affrontare il problema quando ormai è diventato, come in questo caso, un dramma; un dramma per una famiglia distrutta, per un paese che deve ricreare una fiducia nelle istituzioni e nel proprio tessuto sociale, ma, ancora di più, per un sistema sociale che fa acqua da tutte le parti. L' Umbria è sempre stata all'avanguardia sul sociale ma ora sembra che il sistema di rete sociale abbia allargato troppo le maglie e cominciano ad esserci troppi buchi anche abbastanza grandi e pericolosi.
Come associazione quasi giornalmente veniamo a contatto con persone che si sentono sole, confuse, abbandonate e che debbono lottare per riuscire a fare il genitore: diritto che diviene inalienabile nel momento in cui nasce un figlio in una famiglia.
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