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Alla Procura della Repubblica di Terni

Riaffermata l’innocenza di un padre

 

La Procura della Repubblica di Terni ha fatto chiarezza nei confronti di un padre denunciato dalla ex-compagna per maltrattamenti e violenza nei suoi confronti e nei confronti del loro figlioletto, indicando alcune persone a lei vicine come testimoni. I carabinieri del luogo, dopo aver svolto le dovute indagini e dopo aver sentito i testimoni indicati dalla straniera hanno constatato la infondatezza delle sue accuse. La sera del suo allontanamento con il figlio dalla casa del compagno la signora aveva fatto intervenire una pattuglia dei carabinieri riferendo agli stessi di non aver subito nessuna violenza da parte del compagno che, pur di far restare il figlio a casa con la madre, le proponeva di andarsene lui. La signora, con la stessa accusa, si era rivolta al tribunale dei minori di Perugia per richiedere la immediata decadenza della responsabilità genitoriale paterna e al tribunale civile ternano per richiedere l’affido esclusivo del figlio di due anni ed un assegno di mantenimento sproporzionato rispetto al reddito del padre dipendente di una azienda agricola.

Il PM, dott.ssa Elisabetta Massini, analizzati gli atti, avanzò la richiesta di archiviazione, impugnata successivamente dal legale della signora, e martedì 14 c.m. il Gip, dott. Angelo Socci, dopo l’udienza, ha emesso la sentenza di archiviazione definitiva della denuncia poiché i fatti non erano supportati dalla necessaria veridicità, avendo tutti i testi sentiti escluso l’indole violenta dell’uomo ed avevano evidenziato, al contrario,  che era proprio lei a maltrattare in pubblico il compagno e il figlioletto e ad essere violenta verso di lui. L’uomo era ed è difeso dall’avv. Gabrio Giannini e dall’avv. s. Francesco Valentini.

La signora, ai primi di dicembre del 2014, si era allontanata dalla casa familiare col figlio dopo aver concordato con  un centro antiviolenza ternano la sua accoglienza prima ad Orvieto in una struttura protetta – a loro collegata -  e poi presso una loro struttura a Terni, ovviamente a spese (centinaia di euro al giorno) dei cittadini italiani e senza il pur minimo controllo delle istituzioni.

I servizi sociali di Orvieto fin dall’inizio hanno sposato la versione della signora, restando indifferenti alle ragioni del padre convalidate dalle testimonianze e dai preoccupanti atti giudiziari presenti nel fascicolo, da loro conosciuti. Hanno sempre negato al padre il diritto di sapere dove si trovasse il figlio. Solo dopo sei mesi è venuto a conoscenza in quale città si trovasse il figlio e gli è stato concesso di poterlo rivedere in modalità protetta in un angusto ambiente di pochi metri per 90 minuti alla settimana in presenza di una educatrice ed altra persona del centro che gli vietava perfino di portare regali al figlio, di fargli una foto col cellulare per farla vedere all’anziana nonna, di parlargli a bassa voce;  fu accusato “di comprare” il figlio perché gli stava per dare una caramella!  Una vera e propria persecuzione da struttura che non ne aveva titolo e che operava senza nessun protocollo di intesa a garanzia di trasparenza e oggettività. Il centro imponeva alle strutture comunali di riferimento una costosa videoregistrazione per ogni incontro.

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Come ha ragionato il GIP del Tribunale di Imperia in una vicenda che investe i Servizi sociali del comune di Bordighera

Il reato di abuso di ufficio

secondo il Gip di Imperia (o Gorizia?)

 

Avv. Gerardo Spira*

Il caso

In seguito a separazione di una coppia convivente (francese lei ed italiano lui), il giudice del tribunale  per i minorenni di Genova nel 2006 dispone l'affidamento condiviso, la collocazione della minore presso il padre, sottoponendo gli incontri madre-figlia alla supervisione dei servizi sociali del comune di residenza della minore.

Nel 2011, la figlia racconta alla madre e alle sue amiche di fatti che portano ad un procedimento penale contro il padre.

A seguito della denuncia, il tribunale di Genova sospende il diritto di visita della madre e dispone incontri protetti con frequenza quindicinale tra madre e figlia alla presenza di una educatrice

Il provvedimento del Giudice di Genova, ictu oculi appare subito carente della specificazione delle modalità degli incontri e dei luoghi.

Pur in assenza di  apposita normativa la giurisprudenza, sulla scorta dell'orientamento della scienza del settore, ha fissato  comunque nel tempo le linee generali di riferimento per tribunali e servizi sociali.

Gli incontri potetti vanno specificati con programmi previsti in appositi documenti partecipati ai soggetti interessati per il rispetto del principio del contraddittorio, con l'indicazione del luogo  neutro, idoneo allo scopo, per garantire la serenità delle frequentazioni e l'imparzialità nei confronti di entrambe le parti.

L'educatrice presente agli incontri deve possedere i requisiti specifici  previsti dalla legge e non trovarsi in condizioni di incompatibilità ambientale.

Di tutto ciò deve essere dato atto  in apposito verbale per la verifica di legittimità del procedimento  sia dalle parti che dal  Tribunale.

Gli incontri, nel caso in esame, secondo quanto riferito dalle assistenti sociali del Comune di Bordighera, confermato dal GIP  di Imperia in una prima fase avvengono in una saletta dei servizi del Comune, spazio destinato ed attrezzato ad ufficio e successivamente in uno spazio ricavato dalla divisione dello spogliatoio della polizia municipale.

Durante gli incontri si verificano fatti che incidono sulla serenità degli stessi, sulla imparzialità del comportamento dei servizi sociali che non danno seguito alle segnalazioni scritte dell’educatrice e  quindi sul buon andamento amministrativo dell'intera azione.

La madre, sottoposta al percorso protetto, rileva le irregolarità e  ne parla con il proprio legale di fiducia.

Questi esaminata la questione rileva gli estremi per una querela per abuso di ufficio nei confronti di più soggetti, intervenuti, tutti incaricati di funzioni pubbliche che avrebbero scientemente partecipato per danneggiare la madre e per violazione della privacy.

Il Pm  del Tribunale di Imperia apre  il fascicolo contro ignoti (nonostante fossero indicati i nomi dei protagonisti) per i reati denunciati.

Dopo poche settimane dalla presentazione della denuncia, il PM  conclude con la richiesta di archiviazione  contro ignoti per il reato di abuso, mentre per il reato di violazione della privacy era stata formulata la proposta di archiviazione nell'ambito di altro procedimento penale, subito contestata dalla querelante.

 

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