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CONDANNATA LA GIUSTIZIA MINORILE ITALIANA

e L’INEFFICIENZA DEI SERVIZI SOCIALI

di Ubaldo Valentini*

 

Allegata sentenza

La tutela dei minori con genitori separati non sempre esiste nei tribunali italiani (sia ordinari che minorili) e non tutti i giudici che – a rotazione – si susseguono nell’affido dei minori si pongono il problema della vera tutela dei futuri cittadini.

 

La giustizia minorile

Assistiamo a sentenze scandalose dove si tocca con mano la discriminazione tra i due genitori: il padre è sempre meno attendibile della madre. L’inesistenza delle pari-opportunità genitoriali nei tribunali e nei servizi sociali mette in moto una serie di meccanismi psicologici nel genitore emarginato e nella società che hanno inevitabilmente una ricaduta sui minori stessi. Le vere vittime di questa consolidata prassi sono i figli ancor prima dei genitori espropriati del loro diritto-dovere alla genitorialità.

Non occorrono nuove leggi, occorre solo che l’uguaglianza dei genitori sia sancita nelle ordinanze presidenziali che emettono provvedimenti “provvisori ed urgenti” e nelle sentenze e che le disposizioni del tribunale, quando disattese da uno dei genitori, vengano fatte rispettare dal giudice.

La costituzione nei singoli tribunali delle “Sezioni della Famiglia” - presiedute da persone competenti e sensibili alle problematiche minorili e genitoriali – è quanto mai urgente assieme alla contemporanea e immediata chiusura dei tribunali minorili.

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“L’Italia non garantisce  i padri divorziati”

di Sara Ricotta Voza


Milano -Raffica di condanne all’Italia, in un solo mese, da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Dopo le dure sentenze sul sovraffollamento delle carceri piombate nei primi giorni del 2013, ieri ne sono arrivate altre due. Una riguarda ancora la violazione dei diritti di un detenuto, l’altra «la violazione del diritto al rispetto dei legami familiari» di un padre separato.

Quest’ultimo, dopo la separazione, non ha potuto incontrare regolarmente la propria figlia per oltre sette anni nonostante così fosse previsto negli accordi. La madre, infatti, aveva ottenuto l’affido esclusivo della bambina ma il tribunale di Roma aveva poi deciso che il padre potesse vederla due pomeriggi alla settimana, un weekend su due, sei giorni a Natale, tre a Pasqua e dieci durante le vacanze estive. Ma tutto, a detta del padre, sarebbe rimasto lettera morta, perché in un mese non sarebbe riuscito a vedere la figlia se non per pochi minuti e sempre in presenza della madre o dello zio materno. E questo all’inizio perché le cose, poi, sarebbero solo peggiorate.

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