Attualità
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Spese straordinarie: la Cassazione superficiale


La Cassazione talvolta emette provvedimenti che complicano l’amministrazione della giustizia, perché sono formulati sulla base di principi che non sempre, poi, esistono nella realtà quotidiana. Le ordinanze/sentenze di questo insostituibile organo giudicante – spesso anche contraddittorie tra le varie sezioni chiamate a pronunciarsi su argomenti identici - alimentano molta confusione e non sempre tengono conto che non si può decidere su fatti non rispondenti al vero, poiché, altrimenti, si danneggia proprio la persona che, invece, dovrebbe essere tutelata. Anche la Cassazione, di conseguenza, può contribuire ad alimentare la già diffusa e intollerabile giustizia ingiusta.

Parliamo delle ordinanze/sentenze inerenti le separazioni dei coniugi e il delicato affido dei minori quando finisce la convivenza dei genitori, che, di fatto, riguarda una elevatissima percentuale di processi che terminano con ordinanze che appaiono rispondenti più alla consolidata logica ideologica che estromette, quasi sempre, un genitore dalla gestione dei figli, gravandolo, molto spesso, di doveri economici per agevolare la controparte, ben tutelata da strutture di genere, finanziate con soldi pubblici, le quali, purtroppo, hanno il tacito consenso dei servizi sociali, dell’autorità giudiziaria e della politica, sempre in affannosa ricerca di consensi.

La recente ordinanza n. 18954/2025 della Cassazione si muove in questa pericolosa ottica, ma non costituisce un’importante evoluzione del diritto familiare, come qualche legale imprudentemente si affretta a commentarla, ma, purtroppo, è solo una velata riconferma della palese prevenzione nei confronti del genitore obbligato, (quasi) sempre e solo lui (il padre), a pagare il mantenimento dei figli ed ora si pretende che la ripartizione tra i genitori delle spese straordinarie avvenga in base alle dichiarazioni ufficiali dei redditi, che, come tutti sappiamo, spesso sono volutamente incomplete e, quindi, falsificate.

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Valle d’Aosta


La centralità dei minori

per salvare il futuro della Valle


La scuola valdostana riapre i propri battenti ed è chiamata a dare risposte che vanno ben oltre la pura acquisizione di informazioni ed abilità tecnico-culturali poiché la rapida evoluzione in atto richiede competenze legate ad una lealtà sociale che possa ricreare fiducia in una struttura pubblica che si limita, come in passato, a tutelare non il bene comune ma gli interessi e le prepotenze di pochi eletti.

Se non si spazza via questa abominevole prassi partendo dall’educazione dei minori a valori praticabili e testimoniati il declino della Valle sarà inarrestabile. Occorre ripartire dalle idealità giovanili se si vuole creare le basi per una società fondata più sulle risorse delle singole persone che sul quattrino e sul potere individuale, come invece vuole la classe socio-politica intoccabile che da decenni spolpa le casse pubbliche e, forte del rosicato consenso, promette di tutto e, senza alcun ritegno, continua ad ignorare la difficile quotidianità della popolazione con l’esaltazione di un bene sociale che esiste solo nelle fantasie degli sprovveduti, i quali, con i loro silenzi, diventano i giullari di un potere strutturato in modo tale da non scontentare nessun esponente delle istituzioni locali. E i cittadini? Quelli non contano e sono, come sempre, facilmente controllabili.

L’inizio della scuola, quest’anno, in Valle d’Aosta coincide con il rinnovo dell’apparato politico regionale che, neanche a dirlo, è tutto incentrato sulla spartizione delle cariche – cioè spartizione dei lauti compensi legati alla politica – e poco si parla di programmi radicali che rimettano al centro del dibattito la persona valdostana con i suoi problemi e con le irrisolte difficoltà esistenziali per dare loro risposte leali e concrete alla tormentata quotidianità.

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