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La bufala del “divorzio breve”

di Ubaldo Valentini *

 

Il disegno di legge - bipartisan - per la modifica dell'art. 3 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, che il Parlamento andrà a dibattere ed approvare a breve tempo, prevede che lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio avvenga dopo un anno dalla presentazione della domanda di separazione o solo dopo 9 mesi per le separazioni consensuali e in assenza di figli.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sempre in merito alla separazione e al divorzio, ha annunciato anche “una procedura di negoziazione assistita da un avvocato di parte" per ridurne i tempi e per semplificare le modalità burocratiche. Tale procedura - che potrebbe essere introdotta con un progetto di legge o per decreto entro il mese -  permette alle parti assistite dai rispettivi legali di raggiungere un accodo conciliativo senza il ricorso al giudice. Al giudice verranno demandati i casi con figli minori e con figli portatori di gravi handicap.

C’è da chiedersi perché solo ora i politici e il governo si accorgono dell’esistenza di tante cause giudiziali di separazione e divorzio inevase per la inefficienza dei giudici, per la farraginosità della procedura civile, per quei avvocati attenti più al proprio portafoglio che alla deontologia professionale e per le lungaggini delle indagini dei servizi sociali, quando coinvolti? Trasferire in sede arbitrale dei procedimenti di separazione e divorzio ancora pendenti dinnanzi all’autorità giudiziaria vorrebbe dire smaltire velocemente le cause ancora in piedi. Demagogia o ingenuità?

E’ sconvolgente ed inaccettabile che le vere vittime di questa conclamata inefficienza dei tribunali siano proprio i minori e che nessuno si occupi del loro malessere in modo  serio e con competente solerzia. Nemmeno i politici fanno ciò.

Se noi analizziamo bene sia il divorzio breve che la negoziazione assistita ci renderemmo conto che sono una bufala che favorisce solo le lobby forensi, esterne ed interne al Parlamento. Se non è stata fatta una riforma seria e non compromissoria del diritto di famiglia, la ragione va ricercata principalmente negli interessi della casta degli avvocati e degli uomini di legge – e non solo loro - presenti in modo massiccio in Parlamento, che sono ben consapevoli che i procedimenti legati alla separazione e ai divorzi sono linfa per le loro riservate casse.

Le altre  lobby e caste interessate a mantenere l’inefficienza dei tribunali e la conflittualità tra gli ex-coniugi sono quelle dei servizi sociali, spesso arroganti e professionalmente discutibili, che hanno dato vita ad una miriade di cooperative sociali, case famiglie, case protette e che hanno inventato la professione degli educatori familiari, ecc. Strutture mai controllate dall’autorità da cui politicamente dipendono per valutarne efficienza e competenza.

 

La Chiesa protesta per l’eventuale introduzione del divorzio breve nel  sistema giuridico italiano, ma lo fa in punta di piedi condizionata dal secolare tribunale della Sacra Rota che di matrimoni ne ha sciolti veramente tanti e a caro prezzo. Le tariffe legali imposte agli avvocati rotali spesso devono essere integrate, a nero ovviamente.

La Chiesa non ha mai detto una parola di condanna contro quei genitori affidatari/collocatari che estromettono l’altro genitore dalla vita dei loro figli, ritenendo problema primordiale per i separati cattolici solo quello della comunione.

Il matrimonio si tutela non quando è finito attraverso leggi proibizioniste, ma con una appropriata e moderna pastorale della famiglia. Il resto non è tutela teologica ma prevalentemente politica religiosa.

Tutto ciò che la politica ci propone è una presa in giro dei separati e dei loro figli.

Una vera riforma del diritto di famiglia deve necessariamente modificare alcune parti del codice civile e non solo. La nostra associazione chiede chiarezza su una materia così delicata che produce dolore ed emarginazione e, a tal fine,  propone:

  1. 1. La fine del matrimonio deve essere sancito da un solo procedimento civile e non da una doppia lettura dello stesso: separazione e divorzio.  Occorre abolire la fase della separazione. Anche i tempi brevi del  divorzio mantengono costi legali assurdi ed alimentano la conflittualità e i consequenziali continui ricorsi al giudice tramite legale.
  2. 2. I divorzi congiunti e senza figli minori non devono richiedere la presenza obbligatoria del legale e devono essere trattati da un giudice (con una specifica cancelleria all’interno della sezione famiglia del tribunale abilitata a verificare gli atti presentati) che sancisce immediatamente il divorzio, annullando i tempi di attesa.
  3. 3. I divorzi congiunti con figli minori devono essere sentenziati da parte del giudice che dichiarerà la fine del  matrimonio solo dopo una preventiva valutazione della equità e bontà delle condizioni di divorzio proposte dai coniugi a tutela dei propri figli minorenni.
  4. 4. Per i divorzi giudiziali con figli minori o maggiorenni ma senza autonomia economica, deve essere previsto che l’udienza presidenziale debba essere preceduta da una relazione da parte di una équipe socio-psicologica-pedagogica, assistita da eventuali consulenti di parte, che entro 60 giorni dalla presentazione della richiesta di divorzio, uditi i genitori, i figli e i nonni, fornirà al giudice indicazioni sull’affidamento dei minori, sul loro diritto di permanenza presso ambedue i genitori e i nonni, e sull’assegno di mantenimento, prediligendo l’affido condiviso alternato.

I provvedimenti provvisori emessi nell’udienza presidenziale devono essere attinenti alle singole situazioni familiari – senza far ricorso a formule e/o schemi predefiniti e generici - e devono garantire le pari opportunità genitoritorali per evitare l’acuirsi della conflittualità proprio a causa della loro faziosità ed improponibilità.

Il procedimento di divorzio giudiziale dovrebbe avere una durata massima di due anni

  1. 5. Se si farà ricorso, per legge, alla obbligatorietà della “negoziazione assistita” per accordo conciliativo sarà necessario determinarne i costi e garantire una persona terza che valuti gli accordi stessi, poiché i genitori, per lo più inesperti di diritto di famiglia,  si rimettono ai legali e non tutti i legali, però, hanno ben presente il concetto di tutela dei minori, oltre a quello della deontologia professionale.

Tutti questi annunci ad effetto e tutte queste riforme roboanti lasceranno il tempo che trovano poiché nessuno farà rispettare gli accordi presi e le sentenze di divorzio, così come avviene oggi. L’articolo 709 ter c.p.c. continuerà a restare una beffa per i genitori che non vedono i figli; le condanne per maltrattamenti in famiglia e stalking resteranno un appannaggio di genere rosa; chi denuncia l’esistenza della PAS continuerà ad essere ritenuto un calunniatore e/o un “furbo”; i padri saranno sempre più un bancomat senza diritti genitoriali; molte madri non percepiranno gli assegni di mantenimento per i figli collocati presso di loro. I figli continueranno a restare senza un genitore.

I figli minori continueranno a restare le vere vittime dell’inefficienza e incompetenza di uno Stato succube delle lobby professionali che vedono - nella divisione tra separazione e divorzio,  anche se breve – un affare esclusivamente economico! Il divorzio breve e/o la negoziazione assistita non sono riforme  legislative serie ma sono una vera bufala per i cittadini ordita dalle lobby che speculano sulla crisi della famiglia e dai politici in ansiosa ricerca di consensi elettorali.

Su quanto sopra asserito, fateci conoscere il vostro parere a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. o al 347.6504095.T347.6504095.Tutti gli interventi, purché firmati, verranno pubblicati.

 

* presidente dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori

 

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