Chi Siamo - Valle d'Aosta PDF Stampa E-mail

La sede regionale della Valle d’Aosta è stata istituita con atto deliberativo ratificato dall’assemblea generale dei soci del 15.03.2009.
Hanno aderito all’associazione decine di separati provenienti da tutta la vallata ed ogni giorno la contattano quotidianamente separati e divorziati, padri e madri, che chiedono giustizia per sé e per i propri figli.
Al fine di creare una nuova cultura della separazione e dare risposte concrete a tutti coloro che chiedono consulenza, l’ Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, ha programmato una serie di incontri pubblici
sui diritti dei minori e sui diritti-doveri di ambedue i genitori, sul condiviso e sulle pari opportunità nelle separazioni. Tali incontri saranno presieduti da professionisti.
Sono in fase di programmazione Corsi  pubblici sulla genitorialità, rivolti ai genitori separati, con psicologi, legali ed educatori; sono previsti, inoltre, corsi di auto-mutuo-aiuto. Si tengono incontri di mediazione familiare per dare un aiuto ai genitori separati e alle coppie in difficoltà. Tali iniziative verranno fatte, quando possibile,

anche in collaborazione con istituzioni pubbliche e private e del volontariato della Valle d’Aosta.
L’associazione già collabora con le istituzioni e con quanti vogliono dare un contributo per migliorare l’attuale situazione della valle d’Aosta in merito alle separazioni e ai divorzi, non mancando, però, di evidenziare le inadempienze e le incongruenze di tutti coloro che (istituzioni e professionisti) operano nel campo delle separazioni.
La presenza dell’associazione, fortemente voluta dagli abitanti, sarà una garanzia per un modus operandi incentrato sui minori, sul genitore più debole e non sulle parcelle dei professionisti o sul potere di alcuni.
La nostra Associazione opera nella Vallata da anni ed attualmente in modo sistematico fornisce informazioni legali, psico-pedagogicche e socio-culturali a tutti coloro che si rivolgono ad essa ed ha sottoscritto convenzioni con legali e psicologi a tariffe veramente contenute, da un terzo ad un quinto di quelle praticate in loco. L’Associazione si è avvalsa prevalentemente di professionisti di fuori regione, per esplicita richiesta dei diretti interessati, i cui costi come da convenzione sono aggravati solo dalle spese vive, ma ha sottoscritto convenzioni anche con quelli locali disponibili a calmierare i costi.
Per contattare l’associazione: tel. 347.6504095, e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .
Il referente della sede regionale della Valle d’Aosta, Emanuele Henriod, risponde al 328.5322200.

Perché una sede ad Aosta?

La Giustizia, anche in Valle d’Aosta, è chiamata a garantire pari opportunità genitoriali ad ambedue i genitori, ma, nei fatti poi, c’è una palese propensione verso le “verità” della madre. L’attenzione ai diritti-doveri dei figli e dei rispettivi genitori non sempre è così evidente, soprattutto alla luce di certe prassi investigative e deliberative che penalizzano, poi, il solo padre.
Con tanta facilità e senza alcun “oggettivo” riscontro si allontana il padre dalla casa familiare a seguito della semplice dichiarata violenza, quasi sempre verbale, da parte della moglie o convivente, magari da tempo impegnata in altri progetti sentimentali.
A questa prassi non sembra esserci una dovuta opposizione delle istituzioni e del mondo forense.
In Valle d’Aosta le separazioni sono numerose e spesso la conflittualità è alimentata da una errata interpretazione, a livello istituzionale, delle singole figure genitoriali e dalla pretesa del genitore collocatario-affidatario di voler predisporre dei figli a suo piacimento e, troppo spesso, senza che nessuna istituzione, nei fatti, tuteli realmente i minori.
Non esiste ancora una accettabile cultura della bigenitorialità e del rispetto delle esigenze affettive, psicofisiche dei minori e del genitore non collocatario.
La cultura della bigenitorialità si diffonde incominciando a mettere in atto nella sostanza la legge sul condiviso, tutelando legalmente i figli, frequentemente anche dalle prepotenze del genitore a cui sono affidati e sono costretti a vivere, e il genitore più debole.
L’associazione pretende il rispetto della legge e i tribunali devono deliberare nel rispetto delle pari-opportunità genitoriali (economiche, affettive, educative e presenza con i propri figli), intervenendo drasticamente, così come prevede la legge 54/2006, nei casi in cui un genitore fa il “furbo”. Se funziona la giustizia ci sarà meno conflittualità tra i genitori. I servizi sociali hanno funzioni specifiche - non legali - e non spetta loro fare considerazioni di natura giuridica. Le relazioni prodotte devono essere veritiere, non ideologiche e, nella tutela dei minori in difficoltà, devono avvalersi di chi ha titolo specifico e reale competenza per indagare e relazionare. Una relazione non corrispondente alla verità danneggia sempre i minori e solitamente il genitore presso cui non si trovano i figli.
L’Associazione si batte per una giustizia più equa e, soprattutto, più attenta ai singoli casi poiché i decreti o le sentenze che non sono frutto di un’attenta analisi delle carte in loro possesso non aiuta la verità e i minori, alimentando, al contrario, la conflittualità tra i genitori e una forte e pericolosa delusione nei figli.
La conflittualità – parola talvolta inopportunamente usata e spesso anche abusata nelle relazioni e nelle sentenze – non necessariamente richiede la compartecipazione di ambedue i genitori. Anzi spesso è “il genitore che detiene il potere sui figli” che la provoca e l’alimenta, proprio per denigrare l’altro genitore e vietargli un effettivo controllo sui figli. Per sposarsi e mettere al mondo i figli occorre essere in due, per litigare ne basta anche uno solo. A chi subisce sempre non si può sempre chiedere di soccombere alle prepotenze dell’altro. Si recherebbe un danno anche ai figli!
La determinazione dell’entità dell’assegno di mantenimento è estremamente importante poiché spesso il genitore che lascia la casa familiare si trova in serie difficoltà per rispettare le disposizioni economiche del giudice, soprattutto in una regione dove abbondante è la cassa integrazione e la mobilità, e dove le possibilità lavorative, soprattutto per gli italiani sono scarse.
Se un genitore non riesce a pagare il mantenimento viene denunciato e il giudice, come primo atto, gli infligge una elevata multa senza minimamente prendere in considerazione le sue reali condizioni di difficoltà economiche, spesso anche per provvedimenti economici inappropriati. Se un genitore, per lo più il padre, paga la multa – spesso con difficoltà – dove troverà i soldi per saldare il mancato provvisorio pagamento dell’assegno di mantenimento? Se così opera la giustizia penale perché quella civile (che emette le sentenze di separazione e divorzio e/o i provvedimenti provvisori) non tiene conto di tutto ciò? Il Tribunale penale e civile, ad Aosta, sono divisi semplicemente da una fila di scale e quindi confrontarsi non sarebbe poi così difficile.
Cosa dire poi dell’assegnazione della casa familiare al genitore che tiene prevalentemente i figli – quasi sempre la madre per scelta dei giudici e dei legali – mentre il padre proprietario della medesima anche prima del matrimonio, continua a pagarci il mutuo e spesso anche le utenze perché la moglie non provvede alle volture delle medesime? Cosa dire se la casa poi non è quotidianamente utilizzata dai figli e dalla moglie perché di fatto vivono dal compagno della madre? Cosa dire se la casa è frequentata anche di notte dal compagno della madre sia in presenza che in assenza dei figli? La proprietà della casa familiare deve essere considerata nella determinazione dell’assegno di mantenimento e, soprattutto, non può albergare il compagno fisso o di turno della madre.
Le madri, soprattutto se straniere, chiedono l’assegno di mantenimento per sé e per i figli e il giudice non sempre considera che la donna, come l’uomo, devono trovarsi un lavoro e non possono vivere alle spalle dell’ex coniuge che spesso soccombe.
I maltrattamenti in famiglia sono all’ordine del giorno e ad Aosta è sufficiente la sola denuncia della donna per condannare il marito e allontanarlo da casa e poi ricondannarlo magari per stalking perché telefona per sapere come stanno i suoi figli, dove si trovano o perché vuole parlare con loro! Generici certificati medici, senza prima aver ascoltato l’accusato, non sono sufficienti per emettere sentenze di allontanamento dalla casa. Si è colpevoli dopo le prove e non prima.
Sembra che in Aosta ci sia una misteriosa regia che guida le facili denunce delle mogli e conviventi e vi operino strane predisposizioni di certe strutture semiprivate ad accogliere segretamente persone “maltrattate”. Ma le pari opportunità non dovrebbero esistere anche per i padri?
I servizi sociali cosa controllano? Quali risvolti economici sono alla base di queste denunce, quali motivi inducono i legali a sposare queste tesi senza aver prima riscontrato la veridicità delle accuse? Quali interessi economici ed occupazionali animano alcune di queste cooperative o centri di accoglienza? Per tutti costoro c’è sicuramente un business economico, visto che le parcelle dei professionisti – che le paghino i diretti interessati o lo Stato (cioè i cittadini dell’Italia intera) con il patrocinio gratuito – sono per lo più sostanziose. Sarebbe interessante conoscere quanto costano alla collettività queste strutture di accoglienza e le cooperative degli educatori e forse tante cose sarebbero più chiare.
La cultura della genitorialità, in presenza di separazione, passa, oltre che nel contesto sociale e familiare valdostano, anche attraverso la scuola che dovrebbe educare i giovani all’affettività e alla genitorialità, garantire, in presenza di separazione, ad ambedue i genitori gli stessi diritti e pretendere gli stessi doveri. Esistono capi d’istituto che oggi, 2010, al padre che chiede equità di trattamento rispetto alla madre, si risponde: “qui è casa mia e faccio come voglio!” Se esistono simili dirigenti scolastici, cosa pretendere poi dalla società e dagli stessi studenti?
La società valdostana non può ignorare le conseguenze delle separazioni sia negli adulti che nei loro figli. Le famiglie non separate non possono disinteressarsi di una emergenza che coinvolge la società nel suo complesso. Le stesse istituzioni religiose e del volontariato dovrebbero collaborare ed unire le proprie risorse per dare una risposta fattiva alla pesante situazione valdostana con pericolosi risvolti esistenziali sia per l’adulto che per i minori.
La nostra associazione – lo sottolineiamo ancora una volta - è disponibile a collaborare con chiunque condivida le nostre finalità e sia intenzionata da dare risposte fattive e trasparenti a questa emergenza.

Quale futuro attende i figli dei separati di oggi tra disorientamento etico e sociale, disoccupazione, droghe e suicidi? E’ un interrogativo la cui risposta potrebbe rivoluzionare lo status socio-culturale esistente oggi in Valle d’Aosta, ancorato a schemi non sempre condivisibili ed accettabili.
 

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