Un Protocollo per tutti i figli dietro e fuori dalle sbarre
Avv. Gerardo Spira
In altro studio abbiamo affrontato l'argomento dei minori contesi nelle contraddizioni del sistema civile-amministrativo. Approfondiremo ora l'argomento sotto l'aspetto procedurale per ritrovare i punti nevralgici di discussione della problematica.
La coppia in conflitto avvia le iniziative riguardanti il minore rivolgendosi al tribunale ordinario o a quello dei minorenni, secondo la competenza.
La separazione consensuale o giudiziale diventa di fondamentale importanza per la futura convivenza dei separati, per cui le condizioni convenute, per le diverse conseguenze imprevedibili, vanno esplicitate in tutti i presumibili aspetti sperimentati nelle anomalie evolutive della vita successiva.
I paletti conficcati in modo giusto, al momento della separazione, sono i migliori deterrenti a possibili sconfinamenti, quando questi vengono concordati ed omologati nell'esclusivo interesse del minore.
L'esperienza saggistica, nel caso di separazione consensuale, è sicuramente un valido aiuto per la stipulazione di un patto chiaro, analitico e condizionato a severe sanzioni in caso di mancato rispetto.
Un patto con prescrizioni chiare è di garanzia non solo per la parte più penalizzata e cioè per il genitore non “collocatario”, ma soprattutto la migliore fonte per tutelare il minore. Un contratto ben definito riduce gli spazi per strategie malevoli tese ad escludere l'altro e certamente limita il dissanguamento di risorse umane ed economiche nei complessi e defaticanti procedimenti.
L'assorbimento del conflitto in patti e condizioni chiare riporta la crisi nel normale e civile alveo della vita della famiglia separata. Il minore vivrà una vita serena ed equilibrata come qualsia altro bambino e non subirà alcuna conseguenza pregiudizievole alla evoluzione della sua vita di rapporti e di relazioni.
Per questo sono importanti i ruoli degli Organi deliberanti, l'organizzazione istituzionale, la preparazione e le capacità dei soggetti operanti.
La carenza di norme, di piani e programmi con valore di legge, ha generato e genera il vuoto in cui si accentuano conflitti e confusione, alterati da interventi incompetenti, alimentati da malagiustizia frustrata, dannosa e fuorviante.
I poteri dello Stato, con tutte le ramificazioni delegate, assistono impassibili senza porre rimedio ad una situazione condannata più volte dall'Europa e divenuta insostenibile per le finanze pubbliche.
Eppure la soluzione è nelle leggi delegate e nei poteri attribuiti alle Regioni, province e comuni. Basta mettere in moto il PROTOCOLLO chiaro e disciplinato per riportare tutti gli attori nell'alveo del corretto proposito del rispetto della dignità di una sola persona maltrattata, danneggiata e diffamata: il minore. La responsabilità di ciò che accade non è addebitabile alla coppia in lite, che accecata da vuote pretese si perde in un pericoloso pantano, ma alle istituzioni che operano nella materia e maggiormente a coloro che sono chiamati a partecipare, concorrere e decidere con scienza e coscienza. In primo luogo sono responsabili Giudici e magistrati, Servizi socio-sanitari e organizzazioni che ruotano intorno all'affare, in secondo luogo Regioni e Comuni che non hanno pensato di “scrivere” un preciso protocollo valido per tutti.
Chi non ha fatto il suo dovere e potrebbe fermare la strage degli innocenti è lo Stato con le istituzioni delegate delle Regioni e degli Enti Locali.
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