Dossier
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Solo con l’affido condiviso alternato

c’è la vera tutela dei figli nelle separazioni


di Ubaldo Valentini *


La cultura dominante, figlia dei tempi e degli interessi della classe emergente, vorrebbe che nelle separazioni i figli  abbiano una collocazione prevalente presso un solo genitore, ovviamente quasi sempre la madre. Alcune forze politiche e socio-religiose, femministe per vocazione e per convenienza, vorrebbero modificare la legge sul condiviso (n.54/2006) per introdurre il principio della scelta vincolante di una unica residenza e del genitore prevalente.  Ma non solo.

Il Forum delle famiglie cattoliche da una parte  propone di privare il minore anche del diritto ad essere sentito dal giudice in merito al suo affido e dall’altra vuole reintrodurre il principio della sua permanenza con i propri genitori solo secondo il principio dei tempi equipollenti ( cioè sulla qualità dello stare assieme con l’uno e con l’altro genitore), escludendo la possibilità di permanenza in tempi equivalenti (cioè gli stessi tempi tra i due genitori). Permane il pregiudizio che per un figlio di separati è diseducativo avere due case e due programmazioni del tempo con i genitori.

Non contano, dunque, le ore dello stare assieme ma la qualità dell’incontro stesso. E’ una vecchia storia che tutti ben conosciamo.

Tutti costoro dimenticano, volutamente, che l’equità del tempo trascorso con ambedue i genitori contribuisce in modo determinante al raggiungimento della qualità del rapporto genitore-figlio e si dimentica che proprio questa disuguaglianza di tempi è il principale motivo del contendere nelle aule giudiziarie.

I Tribunali con sempre maggiore frequenza dispongono l’affido condiviso alternato (cioè la permanenza paritetica dei figli presso ambedue i genitori) anche quando i genitori non abbiano un buon rapporto fra loro, purché le distanze delle rispettive abitazioni non costituiscano un ostacolo per le libere e spontanee frequentazioni dei genitori da parte del minore. Questa  forma di affido, però,  richiede una solida cultura della bi-genitorialità nei genitori, nei giudici, negli avvocati e, se coinvolti, nei servizi sociali.

Le difficoltà esistono e sono: mancanza di una autentica cultura delle pari opportunità genitoriali; la non sempre evidente disponibilità, da parte dei genitori, a guardare al bene dei figli e non solo alle loro esigenze e rivendicazioni di persone adulte; la non sempre chiara disponibilità del giudice a leggere attentamente i fascicoli della separazione, rinunciando alle solite prassi consuetudinarie che finiscono per negare, di fatto, lo spirito del condiviso; il ricorso a psicologi ed assistenti sociali il cui parere non sempre è libero da propensioni e/o condizionamenti ideologici e non sempre è sorretto da una comprovata professionalità; la scarsa capacità e disponibilità della società a considerare i minori come persone con propri diritti, tempi e spazi. I minori di oggi saranno i cittadini di domani e loro gestiranno la società stessa ed è assurdo considerarli, perché minori, non come soggetti a rimorchio dell’adulto più forte.

I pregiudizi da superare sono tanti.

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Quale diritto dei nonni nel nuovo decreto sulla filiazione!

 

avv. Gerardo Spira

 

Il legislatore italiano stenta a mantenere il passo con i tempi che hanno cambiato la vita di relazioni nella società. Prevalgono interessi di gruppi o di clientela politica o peggio ancora interessi di casta curati e gestiti dai soliti galoppini, pronti ad aggiungere o togliere una parola, spostare la virgola o il punto e virgola nel momento in cui viene formulata la norma.

Tanto basta a cambiare il senso della frase e a scaricare la responsabilità attuativa sugli operatori del diritto, costretti a discutere sulla interpretazione autentica, restrittiva o estensiva. Mentre il medico studia l'ammalato muore e la famiglia irreversibilmente sta attraversando questa fase Il Decreto legislativo 154 di fine anno, in attuazione della delega parlamentare sulla filiazione , che entrerà in vigore il 7 febbraio prossimo, ha messo la parola fine sulla diatriba dei diritti dei minori e sui conflitti di coppia. La legge 54 del 2006 sull'affidamento condiviso, mai attuato, è stata svuotata di contenuto e messa da parte con un colpo di mano di fine anno.

Il legislatore, dopo l'introduzione del reato di femminicidio, colto in piena estate, il 14 agosto, quando tutti erano al mare, ne ha fatto un'altro a fine anno, mentre gli italiani brindavano per l'arrivo del nuovo. Con la novella normativa è stato restaurato il solo diritto per il genitore collocatario e deciso che l'altro deve stare “ a cuccia “ e deve solo “pagare “. E' stato cancellato il conflitto, con opportuni rimaneggiamenti normativi ed è stato, con sottile garbo, consigliato all'avvocatura di specializzarsi in altre materie, perché il genitore non collocatario, quasi sempre il padre, non ha più diritti. Gli avvocati saranno solo di genere femminile, come i magistrati e le procedure saranno una pura e semplice prassi di rito, del tipo burocratico.

Come si dice in gergo è cessata la materia del contendere. Un cambio di passo richiede una forte presa di posizione, rivoluzionaria, da parte di tutte quelli che hanno a cuore la difesa dei diritti, mettendo in atto una azione forte a tempo indeterminato capace di fermare il Paese. Esaminiamo l'aspetto che la nuova normativa ha riguardato i nonni. Guarda caso, l'attento legislatore ha prestato più attenzione ad essi che ad uno dei genitore, “fatto fuori “ dal diritto di famiglia. Ma vediamo come e con quali effetti. La precedente norma, art 155 c.c, intitolata.”provvedimenti riguardo ai figli” parlava del diritto del figlio di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori ….....e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.

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