Attualità/news
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Il 5 x 1000

un aiuto per i minori e i loro genitori separati


Il 5 x mille destinato alla nostra associazione di volontariato (C.F. 94077010547) viene impiegato per far conoscere i diritti dei figli e dei loro genitori non più conviventi e per tutelarli dinnanzi alle istituzioni che non sempre rispondono con attenzione ed oggettività ai bisogni dei cittadini, soprattutto se minorenni.

Da ventisei anni, a livello nazionale, diamo un aiuto alle singole persone che si rivolgono a noi nei momenti che precedono e seguono la fine della convivenza, soprattutto per tutelare il diritto alla bigenitorialità dei figli e il diritto alla co-genitorialità dei loro genitori. Troppo spesso le istituzioni non garantiscono equità nell’affido dei figli e un genitore viene estromesso, di fatto, dalla loro vita, riconoscendogli solo l’obbligo del loro mantenimento, ma non i suoi inalienabili diritti genitoriali. Troppo spesso, purtroppo, le vittime di questi abusi istituzionali non hanno la possibilità nè la forza di far valere i propri diritti, spesso non noti nemmeno a loro, per mancanza di disponibilità economica per la costosa assistenza legale, ma anche per la poca consapevolezza o volontà dei legali a difendere fino in fondo il rispetto dei loro diritti genitoriali negati.

Con la discriminazione di trattamento si rende intoccabile il genitore collocatario e non si procede contro di lui nemmeno quando utilizza le proprie prerogative genitoriali contro l’altro, contravvenendo dolosamente alle disposizioni del tribunale,  pur consapevole che il danno viene fatto al figlio, spesso indotto a rifiutare l’altro genitore (per il 90% circa, il padre), per soddisfare un profondo e incomprensibile senso di vendetta, la quale è quasi sempre immotivata.

La nostra associazione non ha mai chiesto ed usufruito di finanziamenti pubblici degli enti locali, perché non vuole condizionamenti nelle sue battaglie a difesa dei minori e del genitore più debole, che hanno, come controparti, i tribunali, i servizi sociali, gli enti locali con lo “sperpero” dei contributi pubblici, elargiti in base al ritorno elettorale.

Le nostre attività sono economicamente sostenute con la volontaria quota sociale degli iscritti (€. 30 all’anno), le erogazioni liberali (detraibili dalla dichiarazione dei redditi, perché siamo una a.p.s. iscritta al R.u.n.t.s.) e il 5x1000, che alcuni cittadini ci destinano per poter consentirci di portare avanti la nostra gratuita attività di volontariato. tratto da www.AiBi

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Nelle separazioni e nell’affido dei minori


Al tribunale di Monza la giustizia che non c’è


Alla luce dei provvedimenti emessi in materia di diritto di famiglia e diritto minorile dal Tribunale di Monza porta l’impotente genitore (quasi sempre il padre) all’amara conclusione che in questo tribunale, spesso, la giustizia non c’è e che l’abusato “superiore interesse dei minori”, come viene scritto nelle sentenze, è una affermazione vuota, una burla. La premessa potrebbe essere ritenuta strumentale e, allora, riportare alcuni fatti concreti è un atto dovuto per dimostrare la intollerabilità di quanto è capitato a numerosi genitori separati di Monza e dintorni.

Il caso. In presenza di affido dei figli quasi paritario, un padre li aveva con sé per poche ore (3/4) in meno della madre ogni due settimane, ma il giudice (lo stesso che presiederà il processo), fin dall’udienza presidenziale, concede alla madre la collocazione prevalente dei figli, le assegna la casa coniugale (in comproprietà al 50% tra i genitori) ed impone allo stesso un mantenimento mensile per i figli, nonostante disoccupato, e la corresponsione del 50% delle spese straordinarie determinate in base a un protocollo - contraddittorio e talvolta in contrasto con il codice civile - stipulato tra il tribunale e il locale ordine degli avvocati, che non può avere alcun valore giuridico, poiché i giudici applicano la legge e le spese straordinarie vanno accertate e stabilite caso per caso.

Inutili le successive opposizioni e la sentenza di separazione non modifica nulla, ma penalizza indebitamente il padre, poiché, con una siffatta collocazione di minori, c’è il mantenimento diretto. Quindi, niente assegno mensile passato alla madre e nessuna assegnazione (o revoca della stessa) della casa coniugale alla moglie, perché i figli restano con lei solo 6/8 ore in più al mese.

Un immigrato africano, che vive da anni nell’hinterland milanese con i figli, si separa dalla moglie, che lo accusa di versare nel suo c/c soldi extra stipendio, ma lui si difende, sostenendo che l’origine di quei contanti versati gli provengono dai parenti che sono in Africa  e che  sono necessari per far fronte alle difficoltà economiche post-separazione. Nella sentenza di separazione viene scritto che le dichiarazioni del marito non sono veritiere, perché sono gli africani che lavorano in Italia ad inviare soldi ai familiari restati in Africa, ma non viceversa. La sorella di quest’uomo è titolare, in Africa, di un importante pozzo petrolifero, ma non muore di fame, come, invece, con toni razzisti, sostiene il collegio giudicante.

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Evadono, e molto, anche avvocati e psicologi


L’evasione fiscale è fortemente presente anche tra i professionisti che assistono i separati e i loro figli: avvocati e psicologi. Non è una novità, poiché, da tempo, alcuni quotidiani ne parlano in sordina, con particolare riferimento ai legali. Molti genitori, nel contattarci, fanno esplicito riferimento al fatto che hanno versato tanti soldi per le cause di separazione e divorzio e il legale è venuto loro incontro con pagamento in nero dell’intera somma o fatturandone solo una parte insignificante. E’ stato detto loro che, senza ricevuta, non avrebbero pagato l’iva (22%) e la cassa previdenza avvocati (4%), risparmiando, a dire dell’avvocato, il 26%. In realtà non dicono al cliente che sulla somma in nero, il legale risparmia, mediamente, il 43% sui soldi percepiti e tassati per l’onorario relativo al processo, oltre a risparmiare anche sugli altri introiti, tenendo basso lo scaglione reddituale di riferimento. Una truffa in nome della legalità e la stampa parla che gi avvocati siano i maggiori evasori italiani. Esistono, però, legali corretti che fatturano fino all’ultimo centesimo, peccato che siano molto pochi.

tratto da www. laleggepertutti.itIl genitore che non ha soldi, ovviamente, accetta di rinunciare alla documentazione fiscale per pagare meno, ma, in alcuni casi, entrato in conflitto col proprio difensore, è stato costretto a ripagare l’intera cifra, oltre iva e cpa, poiché non poteva dimostrare di aver pagato le somme a suo tempo pretese. I pagamenti in nero vengono effettuati con il contante e, spesso, anche fuori dallo studio. Un esperto di evasione ci ha informato che, prima della fattura elettronica, più fatture

intestate a clienti diversi avevano lo stesso numero e sono l’ultimo intestatario veniva dichiarato dal professionista. Altri trucchetti esistono anche dopo la obbligatorietà della fattura elettronica (che, è giusto ricordarlo, ad oggi, ancora, non è obbligatoria per tutti ma solo a secondo del fatturato dichiarato nell’anno precedente).  - foto tratta da www. laleggepertutti.it -

Inoltre, quanta evasione c’è tra coloro che non hanno l’obbligo della fatturazione?

Non esiste la volontà delle istituzioni di colpire gli evasori fiscali presenti tra i liberi professionisti, perché individuarli è estremamente facile. E’ sufficiente analizzare i fascicoli presenti nelle cancellerie dei tribunali (oggi si fa direttamente dall’ufficio per i processi degli ultimi anni), verificare l’entità del lavoro svolto da ciascun avvocato e poi, verificare, l’esistenza della fattura emessa, entro i termini previsti dalla legge per la prescrizione del pagamento della prestazione professionale, in base al lavoro svolto nei tempi dovuti e secondo le tariffe nazionali forensi esistenti all’epoca dell’attività difensiva.

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E’ sempre maggiormente diffusa la prassi della propria autotutela con il ricorso alla denuncia/querela per sollevare le indagini su particolari aspetti spesso sfuggiti agli investigatori. Sicuramente è un diritto del cittadino che si scozza con la diffusa quanto sommaria prassi di bloccare ulteriori indagini per la impossibilità a trovare elementi per sostenere la nuova accusa. Nulla da eccepire in merito se non sorgesse il dubbio che ciò sia solo una scappatoia, senza alcuna garanzia per il cittadino, per eludere il processo. Meglio cautela, tempi più lunghi ma con l’accertamento della verità che una giustizia snella ma lontana dal cittadino!


L’oblio imposto per legge


Avv. Francesco Valentini*

Con poche parole ilP.M. chiede al GIP l’approvazione della sua proposta di archiviazione delle denunce e/o querele dei cittadini “in quanto gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio”,cioè si interromponoaudizioni ed altre indaginise mai fossero state fatte in modo approfondito. Chi è convinto della correttezza della propria denunciae/o e vuol far riprendere le indagini, deve opporsi all’archiviazione e al cui Gip spetta se accoglierla o meno.

L’istituto dell’archiviazione, a cui se fa un esagerato ricorso, va ben oltre l’apparente contributo di rendere più agile la giustizia italiana alleggerendola di iniziative che contribuiscono solo ad allungarne i tempi, perché, di fatto si può ledere il diritto del cittadino all’autotutela.

In realtà conl’archiviazione di una denuncia e/o querelasi impone l’oblio per leggea tutti coloro che con lo strumento della denuncia si permettonorichiamare l’attenzione della magistratura su possibili delitti che, altrimenti, verrebbero cancellati “d’ufficio” e/o rimarrebbero impuniti.Con l’accettazione della richiesta dell’archiviazione, del P.M. nessuno potrà più aggiunge nulla di nuovo a quel mondo  “penale” che vede protagonisti, sempre di più, i minori, ai quali, con troppa facilità, si riconosce solo il diritto all’oblio!Tutte le denunce vengono “stoppate” ancor prima di essere ascoltate direttamente ed ancor prima che si approfondiscano le variegate motivazioni della denuncia stessa.

E’ tutto vero. Il padre di una bambina, con collocamento condiviso e collocazione prevalente presso la madre (a sua volta convivente con la nonna materna)  da anni lotta nei tribunali per il diritto a frequentare e sentire la propria figlia, ma che la nonna, senza alcun titolo sulla nipote, in quanto non abbandonata, di fatto,gli vieta l’esercizio delproprio naturale diritto alla co-genitorialità.

 

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Abolizione dei Tribunali per i minorenni

Verranno costituite sezioni speciali nei Tribunali ordinari

Stesso personale, stesse incompetenze, stessi stipendi !

 

Il Parlamento sta discutendo della riforma della giustizia e un emendamento del presidente della commissione giustizia, on. Ferrante, propone l’abolizione dei tribunali minorili, trasferendo le loro competenze - comprese le Procure della Repubblica c/o i tribunali minorili – ai Tribunali e Corti d’Appello che istituiranno sezioni specializzate per la persona, la famiglia e i minori. I tribunali per i minorenni hanno sezioni e ciascuna ha quattro giudici: due togati (di cui uno relatore) e due onorari esperti in pedagogia o psicologia.

Il personale verrà trasferito nelle sezioni specifiche create nei tribunali ordinari e verrà garantito loro lo stesso stipendio. Cosa cambierà? Nulla perché resterà sempre lo stesso personale con pregi e difetti, anzi, in molti casi, con le stesse incompetenze.

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