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Mercoledì 03 Luglio 2019 08:01

I soldi e gli affari travolgono dignità e diritti


“Mi hanno strappato i miei figli e gli assistenti sociali mi deridevano”. E’ questo il racconto straziante di un padre vittima del fattaccio della provincia di Reggio Emilia.


Avv. Gerardo Spira *


La Notizia shock ha sorpreso l’Italia intera, in un momento in cui le famiglie si organizzano e si apprestano a programmare le vacanze estive. In ogni famiglia si parla della clamorosa e vergognosa vicenda in cui risultano coinvolti politici, medici, psicologi e assistenti sociali. Sedici, sono al momento, le ordinanze di custodia cautelare tra cui il sindaco di Bibbiano, provincia di Reggio Emilia.

La notizia però non ha sorpreso la nostra Associazione, che da molto tempo sta gridando sul fenomeno delle illecite sottrazioni di minori ai genitori. Fenomeno più o meno esteso in diverse parti del territorio nazionale. Molti procedimenti da cui sono derivate le ordinanze di affidamento, risultano, a nostro avviso di una superficialità inaudita. I soldi e gli affari travolgono dignità e diritti, in un gioco concorrente e condiviso di interessi, alla luce del sole, con procedure scandalose e affidamenti diretti in case famiglia, che diventano a lungo andare luoghi di rieducazione e di trattamenti speciali. L’inchiesta è stata curata dal Giudice Valentina Salvi, la quale, nella prima dichiarazione pubblica, ha lasciato intendere che andrà fino in fondo per accertare le responsabilità di chi aveva il dovere di vigilare e controllare e non lo ha fatto. Lasciamo alla magistratura il compito di approfondire. Ma non possiamo, come cittadini, studiosi ed operatori mettere un tappo sulla coscienza, specialmente in un momento in cui questo problema lo avevamo intuito e sollevato in una occasione in cui una donna straniera, guidata dalla consulenza di un telefono amico di colore della presidenza del consiglio, era riuscita a sottrarre i figli al padre circense, collocati, in gran segreto, in una struttura del Palermitano. Chiusa, poi, per violenze e abusi sui minori. La nostra voce valse a far puntare il faro sulla vicenda. Ma niente di più. Tutto fini nella stretta del controllo giudiziario, coperta dal solito segreto di ufficio. Il dolore costrinse il padre a cedere alla proposta. “Se vuoi vedere i tuoi figli, devi concedere alla tua convivente di portarseli in Olanda.” Così è stato. Non sappiamo se le Procure della Repubblica hanno approfondito quella vicenda, come da noi richiesto in tutte le sedi competenti. Il gioco è possibile perché Tribunale e Giudice tutelare si affidano e confidano che le procedure vengano svolte secondo legge. Invece, non è assolutamente così.

Si comincia dal famigerato art. 403 del c.c., usato e abusato per sottrarre i figli ai genitori, per motivi di urgenza e necessità. L’urgenza è lo stato di abbandono, convulsamente interpretato e applicato anche per un disordine di vita ambientale e la necessità è la privazione della potestà genitoriale, ora responsabilità. Quest’ultima viene presa di mira per portare a termine il piano. La norma, molto avvertita in diritto applicato, è stata più volte ripresa e segnalata dalla massima giurisprudenza, per gli abusi continui segnalati ed eccepiti. Ultima modifica risulta quella collegata alla legge 184/83, meglio conosciuta legge sulle adozioni. In sostanza il legislatore ha voluto dare uno sbocco alla complessa materia per facilitare le adozioni di minori che si trovano nello stato di abbandono, ma non di provocarlo per altre finalità.

La predetta condizione, esasperata con provvedimenti di dubbia legittimità giuridica, ha permesso di costruire un sistema organizzato per sottrarre i minori ai genitori, anche con una scusa falsamente inventata, per dirottarli in una delle case famiglia, gestite senza controlli pubblici o con controlli pilotati.

E la magistratura, i tribunali, il giudice tutelare? Qui si ferma la nostra denuncia.

A nostro avviso i provvedimenti giurisdizionali ed amministrativi non si esauriscono con la decisione. Vanno oltre. Questi vanno vigilati e controllati. E, ancor prima, vanno immessi in un percorso di regolarità accertata della struttura a cui affidare, degli affidamenti (coop, figure professionali), nonché di regolarità dei procedimenti amministrativi. Nei provvedimenti dei tribunali di affidamento dei minori alle cosiddette case, non si dà atto che affidamento, strutture e personale risultano legittimi.

Ora cosa accade? Centinaia di figli sono stati sottratti ai genitori per essere deportati in strutture di cui non si conoscono condizioni, requisiti e organizzazione, i veri proprietari; milioni di euro vengono destinati per investimenti in questi servizi in favore di attività svolte sotto il patrocinio di Enti pubblici territoriali, causanti danni all’erario e danni al futuro di generazioni non recuperabili dopo gli sconvolgenti trattamenti di cui abbiamo letto.

E’ bene che si vada fino in fondo. Ma è anche bene che magistratura, tribunali e giudici tutelari aprano gli occhi sulle relazioni dei servizi. E’ necessario ed urgente che il sistema venga sottoposto ad un rigoroso controllo delle procedure, alla Regolamentazione delle attività dei servizi e all’applicazione delle responsabilità

La Cassazione (Civile, sez. III, 16 ottobre 2015 provvedimento n. 20928 - presidente. Salmè - est. Lanzillo) in merito si è così espressa: “Il carattere gravemente colposo delle condotte commissive ed omissive degli assistenti sociali, determinanti l’allontanamento del minore dal proprio nucleo familiare in assenza di ragioni tali da giustificare un tale provvedimento, configura la responsabilità dell’Amministrazione comunale per fatto dei propri dipendenti e l’obbligo della stessa di risarcire i genitori del minore che abbiano subito la lesione della integrità e della serenità del loro nucleo familiare. In ipotesi siffatte, dunque, il Comune è chiamato a rispondere ex art. 2049 c.c. sulla base di una fattispecie di responsabilità che gli è addebitabile oggettivamente, per effetto della condotta colposa dei suoi dipendenti, nell’esercizio delle loro specifiche funzioni e non anche ex art. 2043 c.c. per la illiceità del provvedimento di allontanamento di cui all’art. 403 c.c. Ne consegue che, ai fini dell’accoglimento della domanda risarcitoria, non assume rilievo l’omessa prova degli elementi costitutivi dell’illecito ex art. 2043 c.c., né la circostanza che il provvedimento non sia stato fatto oggetto di annullamento”

Non solo. La responsabilità si estende a tutte le Autorità di controllo che direttamente e indirettamente partecipano alla vicenda e ne vengono a conoscenza.

* esperto di diritto minorile e di diritto amministrativo - Contatti: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. – tel. +39.348.4088690

 

 

 
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Martedì 02 Luglio 2019 16:44

Sconcertante verità in Valle d’Aosta


I responsabili di pregiudizi e danni ai minori!

 

Nel Convegno del 21 giugno tenuto ad Aosta sul tema “Valle d’Aosta sul tema: nelle separazioni siamo tutti responsabili di pregiudizi e danni ai minori!” sono emerse a chiare lettere alcune considerazioni che non potranno lasciare indifferente l’attuale maggioranza, l’Assessore alla Sanità, Salute e Politiche sociali, Mauro Baccega, e la Presidente del Consiglio Regionale Emily Rini e tutti i capigruppo invitati al dibattito, i quali hanno snobbato il confronto per la netta chiusura a queste problematiche, che riguardano oltre il 65% delle coppie valdostane con figli! Le istituzioni sono sempre chiamate in causa ogni qualvolta un minore viene “punito” nei suoi sentimenti e nelle sue aspirazioni e al suo genitore viene proibito, contra legem, di esercitare il proprio diritto-dovere alla co-genitorialità.

Chi nega la drammaticità di queste situazioni appare indifferente anche ai numerosi suicidi di padri separati - oltre cento a partire dal 1996, numero inferiore ai dati veri, per il silenzio di istituzioni e stampa - che ogni anno si verificano in vallata e che rappresentano un indiscutibile fallimento per le istituzioni coinvolte, tutte, e per la società valdostana.

Marina Vergoni, vice presidente dell’associazione, con fermezza e competenza ha evidenziato come i minori troppo spesso non sono tutelati, prima di tutto, dai servizi sociali e dai giudici che sottovalutano il fatto che un bambino o un ragazzo in età adolescenziale ha forte bisogno di affetto da parte dei propri genitori. E’ stata molto dura contro la prassi con cui i figli vengono tolti alla famiglia e affidate ad una comunità, “creando in loro un grave danno per un trauma psicologico che non verrà mai più superato e che condizionerà per sempre la loro vita futura”.

L’avv. Gerardo Spira ha denunciato l’urgenza di un “Regolamento” “per fermare prepotenze e abusi dei servizi sociali” ed ha più volte affermato che «le istituzioni, compresi i tribunali, non rispettano i principi dettati in modo unitario dal legislatore. La Valle d’Aosta, anche se regione a statuto speciale, deve seguire e rispettare le leggi italiane. Il tema delle separazioni in Valle d’Aosta è complicato e c’è molta confusione nel rispettare le leggi che lo regolamentano. E non va dimenticato che un cittadino ha il diritto di porre domande, non solo ai servizi sociali, ma anche al tribunale per conoscere tempi e modi di un procedimento giudiziale che lo riguardano, per esprimere il proprio parere sui tanti protocolli che tribunali e avvocati si danno senza il loro coinvolgimento».

L’avv. Francesco Valentini ha evidenziato il funzionamento delle istituzioni valdostane che, nei fatti, troppo spesso non rispettano i diritti dei minori e dei loro genitori. Gli assistenti sociali non rispettano il dovere della trasparenza, arrivando a ritenersi estranei addirittura ai vincoli della legge sulla pubblica amministrazione, negano ai genitori l’accesso ai fascicoli che li riguardano, devono rendere trasparenti i finanziamenti per i figli di genitori separati che elargiscono solo ed esclusivamente a quello collocatario senza renderne conto all’altro. “Occorre, quindi, predisporre un regolamento regionale per l’assegnazione dei contributi, ed attivare controlli pubblici seri, strutturati con personale capace e indipendente, sulla gestione dei contributi pubblici da concedere e/o concessi ed occorre predisporre un registro unico regionale per evitare troppe discrezionalità”.

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Venerdì 14 Giugno 2019 12:18

Aosta, venerdì 21 giugno 2019


La Tutela dei Minori, prima di tutto

per noi ma non per le istituzioni vda!


Si terrà ad Aosta (Sala Conferenze CSV via Xavier de Maistre, 19) un interessante CONVEGNO sulla tematica: “Valle d’Aosta: nelle separazioni siamo tutti responsabili di pregiudizi e danni ai minori!”.

Interverranno la dott.ssa Marina Vergoni, assistente sociale e vice presidente dell’Associazione, (Per noi, la tutela dei minori prima di tutto), apre e presiede i lavori; gli avv.ti Gerardo Spira (Il regolamento per fermare prepotenze ed abusi dei servizi sociali) e Francesco Valentini (La tutela di genere della Giustizia favorisce lo strapotere dei servizi sociali); per i politici Roberto Cognetta (Le responsabilità politiche per un corretto funzionamento dei servizi sociali nell'ambito della pubblica amministrazione) – Presiede la dott.ssa Marina Vergoni, assistente sociale.

Alle ore 16 Tavola Rotonda su: “La tutela dei minori nelle separazioni in Valle d’Aosta” con la partecipazione di Eugenio Greco e William Perron, genitori separati; Andrea Manfrin, Manuela Nasso, Roberto Cognetta e Claudio Restano, consiglieri regionali; Gerardo Spira, avvocato. Moderatrice: Manila Calipari, giornalista.

Ingresso libero e dibattito aperto a tutti.

E’ intollerabile che, da parte dei servizi sociali e del servizio di psicologia, ai genitori separati non sia permesso l’accesso ai fascicoli dei propri figli e nemmeno alle registrazioni dei colloqui, ai test a cui sono sottoposti minori e genitori, sottraendosi così alla legge sulla pubblica amministrazione di cui fanno parte ed invocando la privacy che, di fatto, non è applicabile (art. 22, l. 241/90), e rendendo impossibile il contraddittorio nelle aule del tribunale. Come confutare quello che scrivono i servizi sociali se non esistono i documenti a riprova?

Non esistono zone franche ed è inaccettabile che il Tribunale non verifichi la veridicità delle relazioni dei servizi sociali, che, spesso, invece di riferire su minori e genitori, propongono soluzioni di affido che resta di esclusiva pertinenza del giudice, previlegiando l’ideologia di genere.

I servizi sociali, poi, non possono essere delegati a prendere provvedimenti in nome e per conto del giudice, come ci ricorda sovente (e con sonore multe che tutti noi paghiamo) la Corte Edu di Strasburgo.

E’ vergognoso che si amministrino le separazioni (tribunale e servizi sociali Asl) e l’affido dei figli in base alle rivendicazioni di genere delle madri avallate dalle istituzioni preposte alla tutela dei minori. Politica di genere o discriminazione genitoriale? Ambedue vere! Dov’è la terzietà dei servizi e delle istituzioni pagati con i soldi dei cittadini?

Abbiamo denunciato – da anni – e nell’indifferenza gli abusi istituzionali ad Aosta nell’affido dei minori ed abbiamo chiesto l’allontanamento dall’incarico gli operatori chiamati a dirimere la conflittualità genitoriale, super partes, che erano in prima fila a sostenere le richieste di genere delle madri in pubbliche manifestazioni contro l’affido paritario, il mantenimento diretto dei figli e la conseguenziale abolizione dell’assegno di mantenimento a carico di un solo genitore e l’inamovibilità della madre dalla casa familiare anche quando di proprietà esclusiva dell’altro genitore. Chi palesemente schierato con una parte come può valutare e “inopportunamente” decidere sui minori?

Tace il tribunale e l’assessorato alle Politiche sociali, paladini alla difesa ad oltranza dell’operato dei servizi sociali per bocciare la richiesta di un Regolamento, che rifiutano sistematicamente di partecipare a pubblici dibattiti su queste tematiche, preferendo “commissionare” risposte a tutta pagina in un quotidiano la cui redazione locale è a loro vicina. Dinnanzi alla nostra doverosa replica, in amore del vero, il giornale piemontese ha impiegato più di un mese per pubblicarla, mettendola in un angolo delle “lettere in redazione”. Viva questa informazione valdostana in-dipendente! Per fortuna, non tutta la stampa valdostana è così “deontologicamente corretta”. Il problema si risolve non acquistando o seguendo chi ci propone informazioni di parte e non permette, come in questo caso, il corretto ed immediato diritto di replica riservando la stessa rilevanza della pagina contestata!

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Venerdì 14 Giugno 2019 12:17

 
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Lunedì 27 Maggio 2019 08:36

Torgiano, 31.5.2019


Tutela dei minori nelle separazioni

Dove sono le istituzioni umbre?


Venerdì 31 maggio 2019 si terrà a Torgiano (PG), Sala S. Antonio, piazza S. Antonio 1 il CONVEGNO su “Dove sono le istituzioni umbre nella tutela dei minori?

L’affido condiviso è entrato in vigore nel 2006 ma ancora non è pienamente applicato nelle aule dei tribunali, collocando, per oltre il 90% dei casi, i figli presso la madre, la quale continua, come cinquant’anni fa, a gestire a suo piacimento i figli, con la benevolenza dei servizi sociali, e riconoscendo al padre solo la funzione economica. Tanti doveri e pochi diritti per il genitore non collocatario, nell’indifferenza delle istituzioni e delle forze socio-politiche regionali.

La conflittualità genitoriale anche in Umbria è sovente causata da una cattiva separazione, anche quando falsamente consensuale, che tende ad escludere il padre dal suo inalienabile ruolo affettivo ed educativo dei figli. I provvedimenti dei tribunali che si adagiano acriticamente sulle relazioni dei servizi sociali che, concretamente, non forniscono garanzie di trasparenza e terzietà e non rispettano la legge sulla pubblica amministrazione, essendo dipendenti pubblici. Da qui la necessita di disciplinare l’attività dei servizi sociali con un Regolamento che tuteli, in primo luogo, gli stessi operatori e fornisca garanzie di oggettività, trasparenza e le pari opportunità genitoriali senza le frequenti e inammissibili inclinazioni di genere.

Resta assurdo come i servizi sociali non permettano ai genitori e ai loro legali l’accesso ai fascicoli dei propri figli, contravvenendo alla legge sulla P.A. con la complicità dei responsabili dei servizi che negano il diritto alla trasparenza da parte dei cittadini.

In Umbria ancora non esiste l’affido condiviso paritario o alternato, con il mantenimento diretto dei figli, che sarebbe la piena applicazione della legge 54/2006 sul condiviso, con il mantenimento diretto dei figli e con la loro collocazione paritetica presso ambedue i genitori, così come affermato dalle Linee guida del tribunale di Brindisi e come applicato da un numero crescente di giudici.

Nel convegno saranno date risposte sul funzionamento e sui controlli effettuati nei confronti dei Servizi sociali e delle comunità a cui vengono affidati i minori, come si affronterà il funzionamento della giustizia in Umbria e il mancato rispetto, assai spesso, dei diritti dei minori e del genitore non collocatario.

Il dibattito è moderato dal giornalista Alvaro Fiorucci. Il Comune di Torgiano ha dato il proprio patrocinio al convegno.

L’associazione invita al dibattito genitori, politici, operatori sociali e psicologi, avvocati e tutti coloro che avvertono i problemi causati ai minori nelle separazioni.

L’Ordine degli Avvocati di Perugia ha riconosciuto l’evento con l’attribuzione di n. 6 crediti formativi complessivi in materia di diritto di famiglia (n. 3 per la sessione mattutina e n. 3 per la sessione pomeridiana)

 
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Lunedì 27 Maggio 2019 08:34

AOSTA, 29 maggio 2019 ore 20.30

Si parla di affido condiviso paritario


E’ un diritto dei minori

concederlo non è reato


Mercoledì, 29 maggio alle ore 20.30, ad Aosta presso il CSV, via Xavier de Maistre, 19 si terrà il terzo incontro Parliamo di diritto di famiglia con l’avv. Francesco Valentini che tratterà il tema: L’affido condiviso paritario è un diritto, non un reato”.

Il relatore affronterà l’affido condiviso paritario o alternato, previsto dalla L.54/2006 (la legge che ha introdotto in Italia l’affido condiviso) ma mai pienamente attuato perché la stragrande maggioranza dei giudici ha messo in atto la prassi della “collocazione prevalente”, ovviamente presso la madre che gestisce a suo piacimento i figli. Come in passato.

Nulla di nuovo nei palazzi della giustizia dove regna indisturbato il pregiudizio che il padre non sia in grado di far crescere i figli, di fatto svuotando il diritto dei minori ad avere la presenza paritetica di ambedue i genitori e il diritto di ciascun genitore a contribuire all’educazione e crescita dei propri figli - come scritto nella Costituzione - condividendo con loro gli stessi tempi dell’altro genitore.

La “collocazione prevalente” non è previsto nella legge che ha riformato l’affido dei minori quando viene meno la convivenza dei genitori e la sua introduzione è un vero e proprio abuso giudiziario che non trova giustificazione nella discrezionalità del giudice. Si tratta, esclusivamente, della non applicazione della legge vigente e, pertanto, può anche ravvisarsi un illecito. Sicuramente questo ingiustificabile modo procedurale continua a consolidare una discriminazione tra i due genitori che la legge sul condiviso, invece, voleva abolire per i danni irreversibili che provoca nei minori che gli viene sottratto un genitore.

 

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Venerdì 24 Maggio 2019 09:33

 
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Venerdì 26 Aprile 2019 16:53

La metamorfosi della politica valdostana


Il pericoloso diktat di Fosson e Baccega


Secondo il presidente e l’assessore alle politiche sociali della Valle d’Aosta l’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori non deve “intromettersi” negli atti della Regione che gode di funzioni indipendenti ed autonome, quindi private e non soggette a controlli esterni.

Avv. Gerardo Spira*

Tra il 12 e 13 marzo u.s. la nostra associazione, che da dodici anni opera ad Aosta con una propria sede regionale, proseguendo nelle iniziative intese a dare un contributo costruttivo per la risoluzione di alcuni aspetti burocratico-gestionali nelle questioni istituzionali delle separazioni, ha  promosso un programma di incontri col  pubblico, interviste con Rai 3, Radio Proposta in Blu e settimanali, ed ha partecipato all’audizione assunta dalla V commissione regionale sulla deliberazione proposta dalla giunta con argomento: “Approvazione delle procedure da applicare nelle fasi in carico di nuclei familiari con minori interessati da provvedimenti da parte degli organi giudiziari”.

La notizia riportata dalla stampa locale e regionale ha sollevato l’ira di Fosson e Baccega, i quali hanno giudicato il comportamento dell’associazione un atto “di intromissione” negli affari interni della Regione.

O Dio! Abbiamo sbagliato territorio? No. Incontri e dibattiti sono avvenuti nella Valle d’Aosta, Regione che non ricade in altro Stato, ma in Italia, nello Stato a regime repubblicano, insorto dopo il referendum del 1946 e suggellato dalla Carta costituzionale del 1948. Dunque ragioniamo in forza dei principi della Costituzione e delle leggi italiane.

Gli Associati della Valle d’Aosta, cittadini italiani, da tempo lamentano difficoltà di rapporti con le Istituzioni regionali: impossibilità ad accedere agli atti amministrativi, carenza dei principi di trasparenza e dei procedimenti amministrativi nelle questioni che riguardano le separazioni e i relativi rapporti.

L’associazione, prima di qualsiasi iniziativa pubblica, ha sempre preso contatti con Consiglieri, assessori e con gli stessi uffici, informandoli sulla problematica segnalata dai cittadini, sollecitando opportuni controlli e proponendo necessariamente la regolamentazione delle attività dei servizi sociali, come previsto dalla legge 241/90.  A tale scopo ha depositato un Regolamento di disciplina, specificamente per i servizi sociali sull’accesso agli atti, sulla trasparenza e sul procedimento amministrativo al fine di garantire tutti i soggetti coinvolti, soprattutto per i figli separati dai genitori e ingiustamente allontanati dal diritto fondamentale di proseguire una vita senza ostacoli e pregiudizi tra il padre e la madre. Gli eventi, soprattutto nella Valle d’Aosta, hanno dato risultati negativi e molto allarmanti, non certamente da sottovalutare da una società orientata al benessere della famiglia, come intesa dalla cultura del Nostro Paese, che si manifesta aperta e rispettosa dei diritti di tutti, nel solco dei principi costituzionali.

In tal modo l’Associazione si è espressa e così ha parlato durante l’ascolto del 13 marzo scorso davanti all’apposita commissione regionale, curando anche di depositare una nota a riguardo.

 

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