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Giovedì 27 Novembre 2025 09:06

I nonni sono una risorsa educativa per i nipoti


I nonni, nella crescita dei nipoti, rappresentano la continuità generazionale e familiare, soprattutto quando i genitori devono delegare alle strutture pubbliche e, purtroppo, spesso alla strada, anche l’educazione dei propri figli perché tra i tempi eccessivi per raggiungere il posto di lavoro e fare ritorno a casa non hanno la possibilità di stare a giocare e chiacchierare con i figli poiché al mattino escono da casa quando i figli ancora dormono e vi fanno ritorno, la sera, quando i minori sono andati già a letto. Il fine settimana è l’unica occasione per giocare con loro e fermarsi a parlare, ma non tutti possono avere questo previlegio, poiché talvolta, per mantener il posto di lavoro, devono sacrificare sia il sabato che la domenica e i figli, anche se adolescenti il venerdì e il sabato sera lo trascorrono fuori casa con gli amici e la domenica mattina, rientrando all’alba, dormono.

Con la scarsa presenza dei genitori viene meno il controllo, puntuale e non sporadico, delle attività scolastiche ed extrascolastiche dei propri figli. Il genitore che non può trascorrere del proficuo tempo libero in casa non può controllare le frequentazioni pomeridiane e serali dei figli, il tempo che dedicano allo studio, l’uso che fanno dei mezzi di comunicazione e, spesso, nemmeno riescono a seguire il loro andamento scolastico e confrontarsi, in modo sereno e continuato, con loro sulle tematiche di attualità. La minore presenza con i figli induce il genitore, che spesso si sente in colpa per la sua forzata assenza, ad essere economicamente più generoso senza, talvolta, chiedersi dell’utilizzo che ne viene fatto di quel danaro. I genitori sono due e, se i tempi liberi non coincidono, manca la possibilità di confrontarsi seriamente sulla gestione dell’educazione dei propri figli. In questo attuale contesto sociale manca, ai minori, una stabile presenza adulta, incisiva e credibile come possono essere i genitori, e in grado di seguirli nella sfuggente crescita giovanile.

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Martedì 25 Novembre 2025 09:59

Le minacce ai giudici abruzzesi non servono a nulla:

occorre, invece, mandarli subito a casa e per sempre


di Ubaldo Valentini*

Le minacce ai giudici de L’Aquila non servono a nulla, se non a dar ragione a chi ragioni giustificative del proprio operato non ne ha. E’ indiscutibile che il ricorso a togliere ai genitori i propri figli (sospendere o revocare la responsabilità genitoriale) è, quasi sempre, un esercizio di un potere incontrollato da parte di chi non riesce a comprendere che la responsabilità genitoriale si sospende o revoca, solo e per poco tempo, quando sono state sperimentate, nei fatti, ma non nelle parole, le possibili soluzioni alternative. C’è stato, a parere dell’associazione che presiedo, un pericoloso atto di forza dei giudici, forse sollecitati dagli evanescenti servizi sociali, per affermare un principio di autorità, come se i figli appartengano alle istituzioni, anzichè a coloro che li hanno messi al mondo e che hanno l’inalienabile diritto ad educarli a vivere nella società nel rispetto delle proprie convinzioni culturali. La legge, dimostrano questi giudici, non è uguale per tutti e non hanno la forza di verificare il funzionamento delle case famiglia, a vario titolo protette, dove gli educatori non sempre possono definirsi tali e dove il disagio dei minori conseguenziale alla sottrazione alla famiglia di origine non viene rielaborato, ma anzi, sovente è aggravato dall’indifferenza delle istituzioni e della politica che, invece, dovrebbero tutelare, in concreto, questi piccoli cittadini, senza limitarsi alla fatidica espressione nel superiore interesse dei minori, di cui sono pieni le sentenze, i decreti e le ordinanze sui minori, quando i genitori non sono più conviventi.

Il generale Robert Baden-Pawell, fondatore degli scout, non ha insegnato nulla o il suo messaggio esistenziale non è arrivato in Abruzzo (e in quasi tutti gli altri tribunali per i minori d’Italia) o non è conosciuto dai solerti giudici, impegnati a scovare i minori che vivono nei boschi con i propri genitori e, quindi, se considerano, loro malgrado, scandaloso il ritorno alla natura, bisogna compatirli.

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Martedì 25 Novembre 2025 09:55

Il bosco come scuola di vita


Il gran rumore provocato dall’ingiusto provvedimento del tribunale dei minori de L’Aquila, che, scientificamente, a suo dire, ha voluto sconfessare la tentazione di ritenere il bosco come una scuola di vita, è ben motivato. Così, dopo aver tolto, con un proprio atto di supremazia, la responsabilità genitoriale ai due genitori che vivevano con i tre figli minori in mezzo al bosco di Palmoli (CH), senza energia elettrica, senza bagno in casa e senza condotte di acqua diretta (come erano le case rurali, nel centro-sud, fino agli anni 60/70), utilizzando l’illuminazione solare, il pozzo e la natura come gabinetto, provvedendo, al contrario, direttamente all’istruzione dei figli, così come permette la legge italiana, tenendo conto che la madre era ed è una insegnante.

I figli, come attesta chi ha frequentato la famiglia, erano sereni e allegri, socievoli ed altruisti, come i genitori erano ben felici delle visite delle persone, anche se, talvolta, solo curiose. Era ed è una famiglia aperta al confronto. Tutti concordano che la casa era vecchia, non pericolante, ma pulita e che il bosco, con gli animali che lo frequentano, era fonte di innumerevoli valori educativi e sociali. Il vitto, seppur rigorosamente biologico, non mancava e il padre coltivava la terra e comprava nei negozi del paese ciò che la terra non produceva. Due fuochi servivano per cucinare, riscaldare l’acqua per il bagno, fatto in una capiente tinozza, e per le persone e gli animali domestici che liberamente convivevano con questa famiglia.

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Martedì 25 Novembre 2025 09:51

La verifica sui redditi dei genitori

per un affido equo e meno conflittuale


Le imposizioni economiche del tribunale, quando inique e non rispettose dei redditi effettivamente percepiti siano essi dichiarati e accuratamente nascosti dal singolo genitore, per intero o solo in parte, costituiscono una delle preminenti cause del conflitto tra i genitori quando non convivono più assieme le cui conseguenze ricadono, inevitabilmente, sui minori. Durante la convivenza non ci sono quasi mai segreti tra i due genitori e, quando entrano in conflitto per le modalità di affido dei figli, il genitore che denuncia la non veridicità dei redditi dichiarati da controparte lo fa perché conosce, anche se solo sommariamente, le entrate della ex o dell’ex e il giudice delegato, una volta venuto a conoscenza delle informazioni dell’altro genitore, non può ignorare l’obbligo di disporre i dovuti accertamenti da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate e, in molti casi, anche della Corte dei Conti poiché il denunciante si scontra sempre con la privacy e le sue indagini non possono essere mai approfondite.

Le false dichiarazioni dei redditi danneggiano in modo irrimediabile il genitore obbligato a pagare l’assegno di mantenimento (e il rimborso della propria quota delle spese straordinarie) in base al principio della proporzionalità dei redditi dei genitori, di provvedere, sempre con modalità proporzionata, alle esigenze (necessità) dei figli, di garantire loro il tenore di vita goduto in costanza di convivenza e in base al tempo che gli stessi trascorrono con ciascun genitore e, infine, in base alla valenza economica dei compiti domestici svolti da ciascun genitore quando i figli sono collocati presso di lui. Il genitore collocatario non permette l’affido paritario perché gli viene meno un assegno di mantenimento che, troppo spesso, usa esclusivamente per sé e non i figli, come invece dovrebbe. In base al tempo che i minori trascorrono con il genitore collocatario, di fatto, si paga da baby sitter il collocatario.

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Venerdì 14 Novembre 2025 17:14

Tariffe legali non sottoscritte, evasione fiscale

e deontologia professionale


Nel riordino della gestione dell’affido dei separati e dei loro figli non può essere sottaciuto, in primo luogo, il rispetto da parte dei legali di alcune certezze per l’assistito e il rifiuto della diffusa evasione fiscale che cozza palesemente con la deontologia professionale invocata ad intermittenza (cioè solo quando avvalla le pretese economiche del professionista) nel difficile rapporto di alcuni avvocati con il proprio assistito. Non tutti i professionisti sono scorretti, ma la tentazione di potersi giocare a piacimento sia le parcelle che la dichiarazione delle somme percepite è molto forte e, tutto sommato, favorita da un mancato controllo a tappeto da parte degli organi proposti alla pubblica finanza che, acquisendo i fascicoli in tribunale e tenendo conto del tariffario nazionale potrebbero benissimo verificare l’entità della possibile (certa però in alcuni casi) evasione fiscale.

Ci contattano molte persone che vengono chiamate a pagare, con atto ingiuntivo, consistenti somme mai pattuite e sottoscritte con il legale perché quest’ultimo alla richiesta dell’assistito di sapere quanto avrebbe speso veniva risposto non ti preoccupare spenderai poco ed ora pensiamo al processo. Poi arrivano notule catastrofiche che l’assistito non può onorare e nemmeno può appellarsi a preventivi accordi sottoscritti. Altro fatto, spesso riportato dai separati, è quello che il legale pretende il pagamento a nero dell’intero importo, dicendo che così risparmia sull’iva e a qualcuno è capitato di aver pagato ma non è in grado di dimostrarlo e così è stato costretto a vendere (meglio sarebbe dire svendere) la propria abitazione per saldare il legale che, dinnanzi alla richiesta della fattura per le somme versate, pretende dal cliente nuovamente le cifre già pagate ma non dimostrabili. Il legale dimostra il lavoro fatto e l’assistito non può, al contrario, documentare le cifre versate.

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Venerdì 14 Novembre 2025 17:11

Aosta: a margine di un pubblico confronto


Affido paritario e giustizia giusta


Si è tenuto un interessante incontro tra i separati valdostani sulle eterne problematiche che affiggono i genitori non più conviventi e i loro figli e sulle attività da svolgere in questi mesi per poter contenere la discriminazione del padre non collocatario dei figli fatta con un affido che, al tribunale di Aosta, non tiene conto delle reali condizioni economiche del genitore c.d. bancomat e delle sue positive capacità a crescere ed educare i propri figli anche in tenera età.

Si è fatto il punto sulle vecchie modalità di affido ancora dominanti al tribunale di Aosta mentre lentamente molti tribunali italiani, quelli più sensibili al superiore interesse dei minori, non applicano più per fare spazio all’affido condiviso paritario, l’unico in grado a garantire le pari opportunità genitoriali e contenere, se non eliminare, la perversa conflittualità genitoriale.

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Venerdì 14 Novembre 2025 17:07

Un affido rispettoso dei figli e dei genitori


I separati e simpatizzanti della Valle d’Aosta, come meglio illustrato nel servizio del coordinatore regionale Raffaelle Lippiello, si sono ritrovati per fare il punto sulle problematiche dei figli dei separati e del genitore estromesso dalla loro quotidianità (problematiche presenti non solo nella piccola regione del Nord ma in tutta Italia) ed a cui, di fatto, viene negato il diritto ad una sana genitorialità, che, per il 94% è sempre il padre, poiché a lui, volutamente, non viene riconosciuto il diritto alla collocazione prevalente dei figli. La situazione valdostana, in questi ultimi anni, sta peggiorando per la mancanza di una cultura e di una politica incentrata sul rispetto delle esigenze dei minori, futuri gestori della società locale, e per l’assenza di una autonoma riflessione sul forte disagio che i minori sono costretti a subire con la fine della convivenza dei genitori.

Il ripetuto grido di allarme, dei minori e del genitore più sensibile al loro disagio, lanciato alle istituzioni non ha trovato una adeguata e concreta risposta in tutti coloro che dovrebbero avere a cuore la crescita equilibrata di una società improntata alla sua tutela, ma prevalentemente non allo sfruttamento dei più deboli, che, purtroppo, quasi sempre avviene, a vari livelli e con modalità diverse, quando non si protegge la parte più fragile e sensibile del tessuto sociale.

Il tema del malessere minorile e genitoriale non può essere sottaciuto senza gravi rischi per la sopravvivenza dei valori sociali e delle basi socio-culturali di una società sempre più in balia delle strategie di sopraffazione dell’uno sull’altro. Questa assurda tendenza può e deve cambiare e, per farlo, ci vuole una convergenza operativa di tutti i soggetti a cui sta a cuore il futuro di una regione presa dal vortice del proprio benessere economico, che, talvolta, purtroppo, si trasforma nello sfruttamento del più debole.

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Venerdì 14 Novembre 2025 17:02

Aosta, i cittadini chiedono ma la Regione tace, come sempre!


Registro pubblico contributi e agevolazioni

ai figli dei separati


Con la riapertura della scuola e l’incremento delle spese non ordinarie per i figli, con la determinazione del loro mantenimento a seguito dell’affido prevalente ad un solo genitore, si incrementa una sottile e subdola conflittualità genitoriale conseguente a strategie di genere assai manifeste che considerano il padre, quasi sempre, un soggetto perdente il cui ruolo è, fondamentalmente, sempre e solo quello di pagare, anche quando la sua situazione economica non glielo permette. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e nessuno interviene per affrontare questa piaga sociale che finisce per allontanare, direttamente con provvedimenti iniqui e indirettamente con l’emarginazione del genitore non collocatario ridotto in miseria, e spesso depredato anche delle sue misere risorse economiche, che non può nemmeno ricevere degnamente i figli quando sono con lui.

Non è retorica ma la constatazione della dura realtà locale dei genitori non più conviventi che, di fatto, annulla qualsiasi diritto alla bigenitorialità da parte dei figli e la cogenitorialità (crescere i figli in convergenza tra i genitori) per il genitore estromesso dalla vita reale dei figli. Il mondo politico, esageratamente costoso e incontrollato, se si pensa che la Valle ha un consigliere regionale ogni 3.500 abitanti, mentre in Lombardia il rapporto è un consigliere ogni 125 mila residenti.

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