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Venerdì 06 Marzo 2020 18:05 |
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Una lodevole iniziativa
Ai richiedenti il gratuito patrocinio
verifica fiscale delle dichiarazioni
Il comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno ha rilevato che, nel 2019, oltre il 10% delle autocertificazioni dei richiedenti il Patrocinio a spese dello Stato per cause penali non erano veritiere e lo hanno scoperto analizzando i redditi dichiarati con il reale tenore di vita dei richiedenti, le attività economiche svolte dall’intero nucleo familiare e dagli eventuali conviventi. Coloro che hanno omesso di dichiarare le reali risorse economiche proprie per rientrare negli indici di basso reddito per accedere al patrocinio gratuito sono stati denunciati per truffa ai danni dello Stato e rischiano una condanna fino a 5 anni di carcere e una multa fino ad €. 1.500. Nei primi due mesi del 2020 la GdF di Salerno ha già accertato ben altre 14 irregolarità.
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In primo luogo un plauso al Comando provinciale da parte della nostra associazione per aver messo mano alle false autocertificazioni che accompagnano la richiesta di patrocinio gratuito a spese dello Stato: fenomeno assai diffuso in tutta Italia che coinvolge anche le cause civili, in particolare nel settore delle separazioni, divorzi e affido dei minori. Più volte la nostra associazione ha segnalato alle autorità competenti, compreso alle procure della Corte dei Conti per danno all’erario statale, il diffuso ricorso alle dichiarazioni false per accedete al c.d. patrocinio gratuito che oltre a recare un danno economico allo Stato sono quasi sempre occasione di ingiustizie sociali e causa del proliferare di denunce contro l’ex coniuge-convivente per maltrattamenti in famiglia, per atti persecutori e per infinite inesistenti altre cause.
Se venissero analizzate tutte le dichiarazioni che accompagnano le richieste del patrocinio a carico dello Stato, cioè di noi cittadini, se ne scoprirebbero delle belle: dichiarazioni fasulle, evasioni fiscali consolidate negli anni, lavoro a nero ed ingiustificabili tenori di vita incompatibili con i redditi dichiarati. Lo Stato risparmierebbe milioni e milioni di soldi pubblici esborsati per pagare avvocati che dovrebbero assistere cittadini con redditi molto bassi e i tribunali non verrebbero sommersi da ricorsi e denunce fasulle.
Diminuirebbe anche la conflittualità tra i genitori perché quello dalle facili e non veritiere denunce ci penserebbe bene prima di fare tutto ciò contro l’altro genitore (quasi sempre il padre) se le spese legali fossero a suo totale carico. I figli, in questi casi, non sarebbero più le vere vittime di un sistema giudiziario “illogico”.
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Giovedì 20 Febbraio 2020 11:35 |
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La politica assente
Promettono una casa subito ai papà
per nascondere le proprie responsabilità!
di Ubaldo Valentini
Il capogruppo di M5S della Regione Sardegna, Desiré Manca, è firmataria di una mozione con la quale chiede al presidente della Regione, alla Giunta e all’assessore alla Sanità di istituire un tavolo tecnico presso l’assessorato per individuare immobili regionali adeguati a divenire “Casa di accoglienza del papà separato”. Considerato che nelle separazioni i tribunali privilegiano quasi sempre la madre, penalizzando i padri ai quali occorre, scrive la esponente politica, “restituire la possibilità pratica di svolgere il proprio ruolo di genitori e lavorare per ridurre quel disagio che porta all’emarginazione sociale e talvolta persino a gesti disperati da cui non si può tornare indietro». La Regione Sardegna, sottolinea l’esponente del M5S, è proprietaria di numerosi immobili in disuso sparsi su tutto il territorio regionale e “la Giunta deve impegnarsi a concordare con i comuni la gestione delle case e a promuovere tutte quelle iniziative atte a ristabilire condizioni di effettiva parità di diritti tra uomo e donna nello svolgimento del proprio ruolo genitoriale in regime di separazione».
Sono tanti i comuni italiani e le forze politiche che cavalcano il disagio dei papà e politicamente lo strumentalizzano con una casa subito al papà separato, individuandola in quella edilizia popolare dove nessuno vuol andare per il degrado della zona, come accade a Perugia.
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Tutto vero? No affatto!
Il problema delle difficoltà economiche del padre separato sono vere, come pure esiste il problema della casa, visto che il genitore non collocatario (circa il 94%) viene “cacciato” dalla casa familiare dopo la fine della convivenza, è “costretto” dal tribunale a versare alla sua ex un mantenimento per i figli - che assorbe, unito alle spese straordinarie, anche oltre il 50% dello stipendio - a pagare il mutuo della casa dove non vi può più abitare e i prestiti finanziari sottoscritti (quasi sempre dal padre perché la madre lavora a nero) per mandare avanti la famiglia. A tutto ciò vanno aggiunti gli arretrati, con more, di tasse e utenze a lui intestate, e dalla ex non pagate, per trattenere per sé le somme dategli dal padre.
E’ inaccettabile e contra legem il metodo seguito da molti tribunali per la determinazione delle spese straordinarie “imposte” con il richiamo a generici e contraddittori protocolli stipulati dal tribunale e l’ordine degli avvocati del foro locale (che non ha alcun valore coercitivo ma solo indicativo, perché predisposti da istituzioni non competenti), ignorando i genitori, senza minimamente predisporre dette spese, come legge vuole, caso per caso e sottoponendole – tutte, nessuna esclusa, eccetto in caso di pericolo di vita se il genitore non è raggiungibile nemmeno telefonicamente – all’approvazione preventiva scritta (in maniera tracciabile al fine di prevenire ulteriori processi, conseguenza che ai tyrib8nali non interessa) e vincolante dell’altro genitore, che quasi sempre si trova in grande difficoltà economica per provvedimenti iniqui.
I legali che difendono il padre si adeguano ai protocolli e si guardano bene dall’andare contro i giudici e contro il proprio ordine di appartenenza!
Cosa dire del dilagante lavoro a nero della stragrande maggioranza delle madri che, così facendo, si dichiarano senza reddito e pretendono un assegno di mantenimento per i figli molto più elevato che, molto spesso, assorbe oltre il 50% del reddito del padre. Non vengono mai dichiarati i finanziamenti pubblici erogati da enti locali e da enti privati per il genitore collocatario, compresi gli assegni familiari, che non entrano nel computo delle risorse per determinare l’entità dell’assegno di mantenimento per i figli e, talvolta, anche per la madre, che percepisce redditi non dichiarati superiori a quelli del padre. Se il padre chiede un accertamento della polizia tributaria, la richiesta viene rigettata o, in caso di accoglimento, chi deve effettuarla, fa le indagini dinnanzi al computer, cioè conferma ciò che già si sapeva!
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Giovedì 20 Febbraio 2020 11:31 |
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Attività della Pubblica Amministrazione
Il procedimento amministrativo è
presupposto di legittimità e di legalità
Avv. Gerardo Spira *
Il procedimento amministrativo, a distanza di 30 anni dalla legge 241/90, per le diverse vicende applicative, non ha ancora trovato il punto di incontro dei due interessi-poteri fondamentali: della Pubblica amministrazione e del cittadino. E ciò nonostante la uniforme giurisprudenza di merito che ha stabilito il principio di prevalenza dell’interesse legittimo del cittadino rispetto a quello del potere pubblico. Per questo occorre che l’impianto organizzativo della P.A sia posto nel corretto schema delle leggi di riferimento. Nella P.A gli atti devono essere pensati e adottati nel rispetto del procedimento logico-giuridico, e non secondo interessi di politica particolare.
Dopo trent’anni di pratica amministrativa ci troviamo di fronte al problema della nomina del responsabile del procedimento, dell’obbligo o meno di avviare il percorso, al diritto-interesse del cittadino a partecipare all’azione che lo riguarda, al problema della privacy. Eppure tutti sappiamo che il corretto svolgimento del procedimento amministrativo costituisce il punto nodale dell’attività della pubblica amministrazione.
Cercheremo, con linguaggio semplice, di chiarire la materia, rinviando allo studio specifico di approfondire i diversi aspetti e le conseguenze che lungo il percorso intaccano la legittimità degli atti.
Cercheremo, in buona sostanza, di chiarire perché è di fondamentale e primaria importanza porre un affare dell’attività amministrativa nel percorso rispettoso della legge e delle regole, condiviso e trasparente.
Che cosa è il procedimento amministrativo!
Dottrina e giurisprudenza lo definiscono un percorso attraverso cui la P.A manifesta, avvia e conclude una richiesta del cittadino o una pratica di ufficio.
Il procedimento amministrativo è regolato dalla legge 241/90, ma si aggancia ai principi fondamentali del nostro Ordinamento giuridico e costituzionale. Esso si sviluppa attraverso tre fasi: di avvio, di istruttoria e di conclusione. La prima si apre per impulso del cittadino o di ufficio; la fase istruttoria, la più importante per i contenuti, è quella cosiddetta di raccolta, di esame e di valutazione della documentazione; la terza fase, finale, è quella che conclude tutto il percorso con il provvedimento.
La nostra riflessione si incentra sulla fase centrale: “l’istruttoria”, perché risulta quella più funzionalmente rivolta ad accertare i presupposti di legittimità del provvedimento finale. Se il procedimento è stato svolto secondo legge, risulterà facile al cittadino interessato avere chiaro il quadro completo di tutto l’affare trattato.
Per questo è fondamentale che la P.A adotti i provvedimenti di costituzione della fase iniziale nella forma e nel contenuto assolutamente incontestabili. La nomina del Responsabile del procedimento deve avvenire attraverso la individuazione di una figura di assoluta garanzia di conduzione del percorso amministrativo. Il responsabile del procedimento ha, infatti, il potere di nominare, vigilare e controllare sottofigure con incarichi specifici all’interno del procedimento da percorrere. Centrale quindi è la figura individuata per fase istruttoria che il dirigente può anche nominare in sua sostituzione. La fase conclusiva, per il provvedimento finale, appartiene al dirigente, responsabile del Settore o unità organizzativa competente nella quale si concentra tutto il lavoro dell’istruttoria, “dalla ricerca, alla raccolta e valutazione degli atti”.
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Giovedì 20 Febbraio 2020 11:29 |
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Giovedì 20 Febbraio 2020 11:26 |
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Aosta: le fantastiche intuizioni sociali
Il modo di operare dei Servizi sociali valdostani è un modello da esportare nel terzo mondo e la fantasia degli operatori – i migliori d’Italia secondo l’illuminato assessore di competenza – non conosce limiti e nemmeno ritegno! Il delirio di onnipotenza di detti operatori li porta a proporre iniziative in certi casi inutili però finalizzate a far cassa e clientele che nelle elezioni sono molto utili.
A tutti è noto il totale fallimento della mediazione familiare, come denunciato inutilmente dai separati, che, invece di essere un supporto per far dialogare i genitori sulla gestione dei figli e sulla loro post-convivenza, è quasi sempre fonte di conflittualità certa perché si penalizza il genitore non collocatario (statisticamente quasi sempre il padre) per favorire l’altro (la madre), il quale resta sempre più estromesso dai propri figli, ignorando il diritto minorile e i più elementari principi di psicologia dell’età evolutiva e delle relazioni. Alla maggior parte dei padri viene negato il diritto alla co-genitorialità e ai figli viene negata la vera bigenitorialità. Il padre, ridotto economicamente sul lastrico e privato dei figli, impotente dinnanzi allo strapotere della madre, supportata dal servizio socio-psicologico e da iniqui provvedimenti del tribunale, si abbandona alla rassegnazione, che, troppo spesso, è l’anticamera del suicidio: triste e vergognoso primato della Valle d’Aosta di cui alcuni politici si vergognano di prenderne atto con il riconoscimento delle loro responsabilità.
Dinnanzi alla superficialità e faziosità dei servizi sociali - bravi nel togliere i figli alle famiglie e al padre - e alla distratta applicazione del diritto, ora, solerti psicologi e assistenti sociali ed educatori (?) propongono con insistenza, sia a chi vive da decenni in Vda e sia a chi proviene da particolari regioni italiane, la mediazione interculturale per risolvere la conflittualità genitoriale e la gestione dei figli, facendo intravedere che il rifiuto avrà un peso nei provvedimenti del tribunale!
Zelanti e corporativi operatori del servizio sociale e psicologico pubblico, per meglio imporre i loro diktat, si permettono anche di rivolgere continui attacchi alla nostra associazione, come da registrazioni in nostro possesso, per loro dire pericolosa perché non tutela i separati e tantomeno i loro figli, mettendo in discussione pubblicamente la loro attività dei servizi socio-psicologici.
La mediazione interculturale, secondo i principi sanciti dalla Costituzione, dal diritto minorile e di famiglia e dalle Convenzioni internazionali sui minori, non ha nulla a che vedere con la gestione dei figli. Il suo utilizzo per fini non istituzionali comporta uno sperpero di danaro pubblico che la Corte dei Conti della Valle d’Aosta non può continuare ad ignorare. La Regione ha l’obbligo-dovere del controllo della professionalità e dell’operato dei servizi sociali.
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Venerdì 10 Gennaio 2020 16:38 |
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Ad Aosta l’assessore Baccega
Sconfessa i dati ufficiali …
pur di restare aggrappato alla poltrona
di Ubaldo Valentini*
Il 7 gennaio 2020 in una pubblica conferenza, ilsig. Mauro Baccega, assessore alla Sanità, Salute e Politiche sociali della Regione Valle D’Aosta, ha illustrato con un suo documento il risultato ufficiale del suo mandato. In diciotto pagine l’assessore, probabilmente preoccupato dalla difficile situazione politica, ha sentito la necessità di rendere pubblico il suo impegno, attraverso una specie di lettera “di Babbo Natale”. L’assessore infatti così conclude:“voglio sottolineare che in Valle d’Aosta la Sanità e i servizi Sociali sono all’avanguardia nazionale e quindi di buon livello”.
“La clamorosa dichiarazione” ci ha costretto a leggeredentro la relazione, che per la verità, si è esaurita in appena tre minuti. Il racconto del sig. Baccega, in buona parte ripetitivo di altri precedenti, non accenna minimamente ai dati ufficiali che lo sconfessano, pensando che i cittadini li ignorano. Noi li conosciamo perché siamo abituati a leggere e valutare.
Non entriamo nel merito di quanto riportato nella parte relativa al Servizio Sanitario. Abbiamo notato che l’assessore continua a “rilassarsi” sulle Promesse e manifestare propositi di vecchia cultura politica che, oggi, purtroppo per lui, non incantano più. I dati, le criticità e il malessere sono segnali che non si cancellano con la promessa:“prossimamente farò diversamente”. I dati Istat riportati da Aostaoggi del 30 settembre lo sconfessano. Infatti dicono: “la VDA insieme alla Campania indossa la maglia nera nella classifica sullo stato di salute delle Regioni italiane” e continua“l’Istat ha inserito la Valle d’Aosta (e solo essa) nel gruppo 1 caratterizzato da mortalità prematura e comportamenti a rischio, in quanto segnata da importanti fragilità”. I dati sono oltremodo allarmanti se si tiene conto che si riferiscono ad una Regione, VDA, poco più grande di una città di appena 126.000 abitanti (dal 2011 il decremento differenziale tra popolazione anagrafica e stabile è di molto negativo-1.700 abitanti in meno). Baccega e i suoi dipendenti, forse non leggono.
Ci ha interessato, nella relazione dell’assessore, la parte relativa ai servizi sociali, più precisamente quella molto critica della famiglia separata e degli affidamenti dei minori.
L’assessore ha liquidato l’argomento in una sola paginetta (pag. 14), parlando del piano di zona in modo generico,“Programma di intervento per la prevenzione dell’istituzionalizzazione dei minori”(Progetto P.I.P.P.I.). Qui, sempre in modo generico, parla di sperimentazione, di monitorare e di valutare “un approccio intensivo”, continuo e flessibile, di presa in carico del nucleo familiare vulnerabile, per ridurre significativamente i rischi di allontanamento del bambino o del ragazzo dalla famiglia. Le unità impegnate sono 4 assistenti sociali, 2 psicologi e 5 educatori professionali. Poi sempre in modo generico parla di contributi economici e di sostegni. Tutto qui.
Nella relazione di 18 pagine, il sig. Baccega ha dedicato al problema della famiglia, dei genitori e dei minori soltanto una paginetta perché forse non aveva niente da rimproverarsi o i responsabili che guidano il servizio non gli hanno saputo dire come stanno le cose. L’assessore non ha mai indicato una cifra, né ha chiarito le modalità di erogazione dei contributi. Insomma al sig. Baccega, pare che la parola “trasparenza”, interesse pubblico e partecipazione del cittadino facciano paura. Ha dichiarato che i servizi funzionano bene, ma non lo ha dimostrato; né ha fatto sapere come gli stessi si rapportano con i cittadini, i genitori separati. Nessun accenno alle denunce di genitori, riportate dalle interviste della stampa sulla sottrazione dei minori alla famiglia. Neppure ha chiarito perché i suoi servizi non consentono l’accesso agli atti e rifiutano di dare notizie obbligatorie per legge. Nessuna spiegazione è stata data se esistono nella VDA strutture per la reclusione di minori abbandonati o in affidamento, quanto costano, chi le gestisce, chi decide per gli affidamenti in una determinata struttura; se esistono convenzioni parificate nei costi; il costo del personale, il loro rapporto di lavoro; se esistono condizioni di incompatibilità. Noi lo abbiamo chiesto, da molto tempo. Ancora aspettiamo la riposta.
Nessun riferimento alla triste situazione dei suicidi. Eppure i dati sono sul suo tavolo, come su quello di altre istituzioni di “pianerottolo”.
Se il sig. Baccega non risponde ciò vuol dire che lo stato delle cose devono continuare a restare come sono per permettergli di operare politicamente con il solito sistema libero e senza controlli, pensiamo almeno pubblici. Non vogliamo pensare ad altro e ci auguriamo che il problema della famiglia sia fuori da qualsiasi concezione forzata, che sia rimasta aperto alla libera discussione e decisione politica, entro i confini della legge. Del merito politico l’assessore risponderà ai cittadini della Valle d’Aosta, noi pretendiamo che i servizi sociali aprano i fascicoli alla legge e si smetta di costringere la volontà del cittadino a fare ciò che si pretende con la minaccia di togliere i figli.
Sappiamo che nella Valle d’Aosta si è radicata un’altra cultura, ma questa non ha nulla a che fare con la legge e le regole.
* presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori –
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– tel. 347.6504095. |
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Lunedì 30 Dicembre 2019 09:12 |
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Lettera a Babbo Natale
“Il tuo comportamento non mi è piaciuto”
Avv. Gerardo Spira*
Caro Babbo Natale,
sono giunto alla conclusione del mio rapporto con te. Dal 2012, ascoltando i consigli di tanti amici che conoscono il mio impegno, mi sono permesso di scriverti la lettera di Natale, come fanno tanti, nella speranza di smuovere una parte dei moltissimi desideri che avanzano specialmente in determinate occasioni. So bene che per le tantissime richieste non ti è possibile esaudirle tutte. Ma credevo che almeno qualcuna colpisse la tua attenzione. Nel 2012, 13 e 14 ti chiesi, con qualche variante annuale, di inserire nel tuo sacco alcuni doni anche per i bambini soli, che vivono in case di cura, o altri luoghi di collocamento che alcuni soloni si accaniscono a definire protetti (potette da chi non si sa). Non avendo compreso la mia richiesta, la mattina del Natale ti sei presentato in queste case e hai lasciato i soliti giocattolini sequestrati forse ai ”Vuoicumprà“ abusivi o raccolti qua e là tra i tanti regali di cui si liberano i bambini più fortunati. Ti avevo anche chiesto di creare un po’ di clima familiare, per tenere accesa una luce di speranza diversa, per far capire che la Società, la nostra Società, pur tra i tanti impegni, non dimentica nessuno.
Invece ho dovuto constatare che anche tu hai un brutto modo di svolgere la funzione di Babbo Natale.
Negli anni 2015, 16 e 17, tenendo presente il cambiamento veloce delle abitudini delle famiglie e di tutti noi, ti ho chiesto la cortesia di tener conto di questo evento culturale e di adeguare i tuoi doni anche per i bambini, i tanti minori, che intanto si sono affollati sempre più nelle case famiglie le quali, per il sensibile impegno della politica, si sono diffuse come funghi in tutto il territorio nazionale. Meno male che c’è tanta “brava politica” che sa trovare i soldi e tenere le antenne ben alzate verso la crescente domanda.
Purtroppo anche questo mio desiderio è rimasto inascoltato.
Pensando che le tue possibilità materiali fossero molto limitate, nel 2018 ti chiesi di impegnarti a inserire nel tuo sacco, pace e serenità nella famiglia, perdono a chi aveva sbagliato e un poco di umanità nei Tribunali, negli Enti e in tutte quelle organizzazioni che tanto s’interessano di figli di separati e di minori abbandonati. Fraintendendo la mia richiesta, hai lasciato nei tribunali e nei Comuni degli schemi di Protocolli o di contratti, con spazi liberi da riempire, a seconda del luogo. Hai dimenticato i genitori che sono quelli che alla fine pagano le conseguenze degli accordi.
Hai combinato un grande disastro, perché Tribunali, Servizi sociali e Ordini professionali, invece di pensare ai minori abbandonati, isolati e rinchiusi nelle case famiglie, ai genitori e alla famiglia divisa, si sono accordati tra di loro come meglio si potesse tenerli lontano dalla Giustizia. In questo modo hai dato a queste Istituzioni la possibilità di creare un sistema inattaccabile, almeno tra di loro, per rinchiudere i poveri genitori e i loro figli “nella rete”, senza controlli e senza alcuna responsabilità personale.
Caro Babbo Natale, ti sei reso responsabile della più grossa porcheria contro i minori. Il caso di Bibbiano non è l’unico. Io che leggo molto e ascolto nel sottobosco del sistema, ho saputo che la pratica di Bibbiano è molto diffusa e se non ci mette le mani la politica seria, quella lontana dai soldi, assisteremo ad uno degli scandali più vergognosi che si nasconde nel nostro Paese sull’affidamento dei minori e dei figli di quelli che non hanno alcun peso.
Perciò il tuo comportamento non mi è piaciuto. E Non ti credo più. Per piacere non ti interessare più del problema. Tanto, dilaga l’ingiustizia, la disuguaglianza, la ruberia e la corruzione. I minori sono sempre più abbandonati. Anche i Ministri della Giustizia e della Pubblica Amministrazione a cui mi sono rivolto, non hanno dato importanza al problema. Bonafede ha raffazzonato, come Pillon, una specie di disegno di legge e lo ha messo nell’elenco di tanti altri da esaminare. Forse i minori di oggi, ne avranno notizia tra anni.
Ti invito, quindi, a non tener conto della lettera che ti ho scritto quest’anno, forse anche con ritardo. Non lasciare doni dove si trovano bambini e minori di famiglie separate, perché, vista la situazione, potremmo trovare anche qualche brutta sorpresa. Non farti vedere più, almeno per le nostre richieste e fammi la cortesia: se incontri la tua collega, la befana, che si sta organizzando per gennaio, dille di non portare doni ai nostri figli. Anzi, la scopa che gli serve per volare, la impegni per una buona opera; la usi per scopare e ripulire in tutti quei luoghi in cui si studia e si escogita il sistema, come togliere la dignità alla famiglia e ai minori. Ti saluto.
* presidente onorario “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”
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Mercoledì 18 Dicembre 2019 12:20 |
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Con una Lettera al Ministro della Giustizia, on. Alfonso Bonafede, e al Ministroper la Pubblica Amministrazione, on. Fabiana Dadone, l’ASSOCIAZIONE CHIEDE UN INTERVENTO URGENTE DELLO STATO sull’
Affidamento minori nelle separazioni: figli e genitori
finiscono nella morsa dei Protocolli stipulati tra
Tribunali e Ordini forensi
Avvertiamo il dovere di richiamare le Vostre competenze e i Vostri poteri sull’emergenza che sta vivendo la nostra società sull’argomento, di prima valenza, della famiglia, non tanto quanto ai bisogni economici, anche quelli, quanto invece specificamente sulla situazione del sentito e diffuso problema delle separazioni e, di conseguenza, sull’affido dei minori, affidati ad un sistema istituzionale inefficiente ed incapace, usato irresponsabilmente senza regoleda persone e soggetti, rappresentanti pubblici poteri.
In alcuni tribunali, col concorso delle funzioni e dei poteri degli Enti territoriali, in nome del popolo italiano, vengono adottate le più vergognose decisioni contro i principi della Costituzione, nella quale i grandi pensatori del nostro diritto fermarono il valore dei diritti del cittadino, della persona, della famiglia e dei minori. Parliamo del proliferare nella quasi totalità dei tribunali italiani di protocolli formulati e sottoscritti dal presidente del tribunale e dal presidente dell’ordine degli avvocati del foro competente per giurisdizione al fine di regolamentare l’applicazione e gestione delle spese straordinarie nelle separazioni, escludendo rigorosamente la componente genitori, cioè la parte interessata.
Questi principi sono stati attaccati dalle più estreme interpretazioni attraverso manipolazioni e distrazioni dal vero scopo per cui furono pensati, di tal ché, è dovuta intervenire continuamente, la Suprema Corte Costituzionale per restituirne l’effettivo significato, richiamando proprio le istituzioni, Tribunali ed Enti pubblici a rispettarli.
Il Protocollo è divenuto uno strumento per superare principi scritti nella legge e nella Carta Costituzionale. Il Protocollo è un contratto che non ha valore di legge, ma serve agli ordini professionali e ai Tribunali percostringere i malcapitati cittadini a subire decisioni accordate in assenza della parte parteinteressata. Ciascuntribunale Italiano ha stipulato un accordo diverso da Nord a Sud, mentre nella cultura dello Stato di diritto è prevista una sola concezione di famiglia, di genitori e di figli. Per gli elevati costi, nessuno cittadino impugna il Protocollo in via amministrativa, anche per altre considerazioni (si dice che fabbro e fabbro non si tingono). Intanto l’obbrobrio giuridico produce i suoi effetti nella condizione economico-sociale dei separati. E’ ora che lo Stato intervenga in questo scempio giurisdizionale e con una direttiva nazionale che disciplini la materia con valore unico in tutto il territorio.
Non è bastato e non basta. Neppure si può scomodare sempreil grande consenso per ricordare che la legge, prima del cittadino deve rispettarla lo Stato. E invece è proprio lo Stato, che fa le leggi, poi non vigila e permette ai suoi rappresentanti di usarle ed interpretarle contro chi ha il diritto di vivere, garantito, in una società di diritto.
Da Bibbiano è venuto l’allarme, ma quella situazione resta ancora nascosta in buona parte del paese, attraverso un sistema che ricorda quello odiato che ha fatto crescere le diverse sigle di famiglie criminali. Con la sola differenza, che in queste famigliele regolegiurate portano a distruggere l’ordine costituito, mentre nello Stato gli illecitisono favoriti da persone e soggetti che, in nome della legge, usano gli strumenti e l’organizzazione pubblica.
Lo Stato fa le leggi ed i suoi rappresentanti le disapplicano attraverso interpretazioni forzatamente cavillose. La famiglia, quella segnata nelle leggi, deve essere unita e i figli vengono prima di qualsiasi problema. Invece per i grandi soloni, vestiti a festa, la famiglia segue tutte le conseguenze del conflitto: separazione, procedimenti artificiosi, dal giudizio semplice a quello cognitorio. Giusto processo e volontaria giurisdizione, finiscono in un rito trasformato per ridare poteri e visibilità a soggetti dalle capacità limitate, intrise di umori e frustrazioni personali. Situazioni che si ripercuotono sull’equilibrio della professionalità, la quale inevitabilmente si scarica sulla questione.
I processi e i procedimenti hanno bisogno di serenità e di equilibrio, perché si decide della sorte e della vita dei minori e quindi del futuro della società.
Abbiamo sollevato il problema e continuiamo a farlo, perché tutti i giorni dagli ufficidegli Enti pubblici e dai tribunali escono decisioni da cui nascono poi i drammi che leggiamo, con conseguenze anche drammaticamente conclusive.
Rinneghiamo queste istituzioni e ne denunciamo le responsabilità. Pretendiamo che la società venga rispettata e la famiglia ne sia il nucleo centrale di sviluppo. I figli restino figli con i diritti della famiglia e nella famiglia. Fuori dalla famiglia accadono e si sviluppano fatti incontrollati. L’equilibrio, l’istruzione e l’educazione, che appartengono di diritto ai genitori non possono essere affidati a soggetti esterni, attraverso sistemi assecondati e concordati a tavolino, in assenza e contro la famiglia. Anche quando dovesse accadere, per estrema ratio, la vigilanza e il controllo deve restare affidato esclusivamente alla famiglia.
Per questo, chiediamo di mettere al bando la cultura degli affidamenti esterni e insistiamo perché lo Stato imponga direttive e regole chiare tese verso questi valori e principi. Chiediamo che venga vietato il proliferare dei Protocolli e disposta una direttiva dal centro che disciplini mantenimento e cotributi. Non è possibile che il Tribunale, istituzione pubblica possa accordarsi con l’ordine forense della circoscrizione, che risponde solo ad interessi di casta, di natura privata.
Gli Enti pubblici devono svolgere funzioni e competenze nella disciplina delle regole per tutti coloro che sono chiamati a discutere e decidere sulla famiglia. I tribunali debbono applicare la legge e perseguire le finalità dei principi fissati nella Carta costituzionale, rimanendo lontano da ordini e soggetti, evitando di dare vita ad accordi di condominio, attraverso protocolli di cordata.
Accordi definiti di comportamento, che invece sono patti di non belligeranza per produrre tesi e teorie contro il cittadino. La legge è legge per tutti, per Tribunali e funzionari pubblici, per ordini professionali e forze dell’ordine. Il cittadino, destinatario della legge, non può divenire l’oggetto di scellerati accordi, ma il soggetto di riferimento. Per cui anche quando fosse necessario, un eventuale accordo deve essere fatto con la sua partecipazione. Ordini e istituzioni devono svolgere le proprie funzioni secondo legge, in osservanza dei propricodici di comportamento. Accordi di caste ed ordini concordati in protocolli, diversi per ogni tribunale d’Italia, sono in contrasto con i principi costituzionali e con le leggi dello Stato, che hanno valoreuguale ”erga omnes” da Palermo a Milano.
Dai protocolli nasce il sistema per l’eserciziodelle funzioni. Da questi nascono e si legittimano comportamenti e azioni, abusi e soprusi che costringono il cittadino nella morsa di un potere che ci ricorda quello di certe organizzazioni.
E’ dovere dello Stato intervenire e proibirne la nascita. Nello Stato di diritto si deve parlare di regole per tutti, cittadini, funzionari, professionisti e magistrati.
Siamo pronti a fare la nostra parte per questo Stato, ma non invece per Organizzazioninate per sostituirlo.
Avv. Gerardo Spira*
Ubaldo Valentini*
*presidente onorario “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori” -
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– tel. 348.4088690
* presidente pro-tempore“Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori” –
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– tel. 347.6504095
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