Mercoledì 29 Luglio 2020 07:57 |
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E’ finalmente istituita
Una Commissione d’inchiesta sugli affidi,
sulle comunità familiari, sui servizi sociali
E’ legge l’istituzione della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle comunità di tipo familiare che accolgono minori, nonché disposizioni in materia di incompatibilità della funzione di giudice onorario del tribunale per i minorenni e di tutela del diritto del minore ad una famiglia" approvata definitivamente il 21.7.2020, ad oltre un anno dai fatti di Bibbiano.
“La normativa vigente in materia di affidi e di adozioni – afferma la deputata forzista Benedetta Fiorini di Reggio Emilia – ribadisce in maniera netta che il minore ha il primario diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia e che la sottrazione dal proprio nucleo familiare è da considerarsi come una soluzione limite, come l’extrema ratio, praticabile solo nei casi in cui tutte le misure di sostegno al suo nucleo familiare non abbiano dato gli esiti sperati. Purtroppo non avviene sempre così.
L’esistenza di affidi illeciti è la riprova che occorre mettere mano all’impianto normativo esistente e garantire una maggiore e più efficace attività ispettiva e di vigilanza, con particolare riguardo ai servizi sociali coinvolti e alle strutture e comunità familiari dove sono collocati i minori. Poiché si intrecciano diversi livelli e ambiti è opportuna una verifica dell’impianto normativo anche con riguardo all’operato dei diversi uffici giudiziari, al ruolo e al potere che hanno i servizi sociali e, a livello politico, alla capacità di condizionamento che possono avere gli amministratori locali”.
L’indagine della Commissione dovrà far luce sull’affaire dei minori che sistematicamente, con l’allontanamento dalla famiglia di origine, vengono sottratti ai genitori e, soprattutto, al genitore non collocatario (quasi sempre il padre) su indicazione dei servizi sociali a seguito di segnalazioni, forse “pilotate”, quasi sempre
false e mai accertate con obiettività.
E’ l’inizio del calvario per i minori, inspiegabilmente sradicati dal loro contesto familiare e sociale e condannati ad una drammatica sofferenza, e per i loro genitori impotenti dinnanzi al potere dei servizi sociali ai quali i tribunali riconoscono un incontrollato potere non supportato da consolidata professionalità.
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Lunedì 13 Luglio 2020 08:09 |
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Accade a Verona
Nonna troppo invadente sulla nipote
e la “solerte” Giustizia, allertata, tace!
I nonni sono una presenza provvidenziale per i nipoti, ma, talvolta, si sostituiscono ai genitori e strumentalizzano l’indifesa bambina che vive con loro e la madre collocataria al fine di farle rifiutare il padre, nemico della invadente nonna materna, arrivando perfino a non consegnargliela quando la va a prendere, secondo il calendario concordato nell’affido congiunto.
Il padre, ogni volta che si vede negato il diritto di stare con la propria figlia, chiama le Forze dell’Ordine, alle quali non resta che constatare che la figlia, indotta dalla loquace nonna e dalla silente madre, afferma di non voler andare con il padre, asserendo che spetta a lei (fin dall’età dei tre anni) decidere se rispettare le disposizioni del tribunale o meno.
Così le impongono di dire la nonna e la succube madre, su consiglio dei legali, che arrivano perfino a negare il diritto minorile, la dottrina e giurisprudenza, sostenendo che la bambina (ora ha sette anni), se vuole, può non andare con il padre e la madre (pardon la nonna) può portarla in vacanza quando e dove vuole, anche se la stessa (madre) non è presente, e ha il diritto di non informare né di chiedere il consenso al padre. Le vacanze estive con la madre non sono previste negli accordi sottoscritti dinnanzi al giudice. Le vacanze con il padre, previste, non vengono concesse dalla nonna (materna), che, di fatto, ha sequestrato la nipote – che gestisce direttamente – e, per timore che parli con il padre, lo lascia fuori dal cancello quando tenta di poter prendere la piccola e tenerla con sé nei tempi e nelle modalità previste oppure, almeno, di salutarla. La invadente nonna, pertanto, si nasconde dietro la siepe e suggerisce alla nipote le risposte da dare al genitore.
Cosa strana è che quando il padre la prende quasi sempre all’uscita da scuola per tenerla, però, solo per alcune ore, la bambina è gioiosa, va a casa sua e gioca con lui. Come mai se non c’è la nonna (e/o la madre) non lo rifiuta?
Sono state fatte numerose denunce/querele per mancata esecuzione dolosa dei provvedimenti del tribunale nonché per sottrazione di persona incapace. Inoltre, ci sono molte relazioni dei carabinieri chiamati sul luogo che, fra l’altro, hanno allontanato la nonna, che rispondeva loro al posto della madre, ma la Giustizia veneta sembra non comprendere i pericoli psico-fisici che la bambina corre, se non viene fatto divieto espresso alla nonna di incontrarla e di tenerla nella propria casa e se non si predispone un riavvicinamento con il padre, permettendo alla bambina di stare anche con lui e dormire presso di lui nei fine settimana. Siamo chiaramente in presenza della devastante Pas e non si può girare la testa da un’altra parte, consolidando il disagio della bambina i cui sviluppi, purtroppo, non sono auspicabili ma prevedibili.
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Lunedì 13 Luglio 2020 08:00 |
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Al comune di Ferrara, Finalmente fatti non parole!
Il 10% degli alloggi popolari
andranno ai padri separati
Finalmente da un comune coraggioso e attento a tutti i cittadini viene riconosciuto il diritto all’assegnazione degli alloggi popolari anche ai padri separati, che difficilmente, in tutta Italia, accedono alle graduatorie dell’edilizia popolare perché – altra anomalia – i figli vengono affidati-collocati quasi sempre presso la madre. Il comune di Ferrara, pioniere nel modificare il regolamento di accesso alle graduatorie per l’edilizia popolare, ha stabilito che il 10% degli alloggi saranno riservati ai genitori separati con figli in affido condiviso e in particolare ai padri separati.
“Molto spesso - afferma il sindaco Alan Fabbri -, infatti, in caso di divorzio di coppie con figli, sono i padri che si trovano a lasciare la casa comune all’ex moglie e ai figli minori. La perdita dell’abitazione sommata alle altre difficoltà, inevitabili in una separazione, in certi casi può diventare un ostacolo insormontabile e creare condizioni di vita molto difficili che possono facilmente trasformarsi in situazioni di grave indigenza. E’ proprio quello che vogliamo evitare con questa nuova misura.
Con il nuovo regolamento, completato lo scorso gennaio, abbiamo fatto in modo di dare la precedenza nell’accesso alla casa popolare ai ferraresi, in particolare agli anziani, alle famiglie monogenitoriali e alle giovani coppie, a coloro, cioè che fino ad oggi sono stati penalizzati nell’accesso agli alloggi Acer – spiega il sindaco -. Ora vogliamo fare di più: i padri separati sono cittadini che da un momento all’altro possono trovarsi in grave difficoltà economica e che possono avere bisogno di un sostegno temporaneo per ripartire: questo è l’aiuto che vogliamo dare, per evitare che una difficoltà di un momento possa trasformarsi in una situazione peggiore senza un supporto”.
L’assessore alle Politiche Abitative, Cristina Coletti, sottolinea che, “dopo aver impostato in modo più equo i parametri generali di accesso ora abbiamo deciso di andare incontro al bisogno di casa di una categoria che costituisce ormai anche secondo i dati della Caritas una povertà vulnerabile. I genitori separati sono una nuova categoria di poveri e a loro dedichiamo una attenzione speciale”.
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Lunedì 06 Luglio 2020 08:21 |
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La Pubblica amministrazione nello stato confusionale
La confusione pandemica ha aperto
varchi alle infiltrazioni illecite e criminali
avv. Gerardo Spira*
Da qualche tempo la pubblica amministrazione è entrata in stato confusionale. “Si è perduta la religione”, si dice quando viene superato ogni limitelegale e morale. Tutti contro tutti. E nella confusione stanno venendo giù i reticolati di argine e di protezione al sistema, parola magica di garanzia che ha tenuto incollato politica, burocrazia, criminalità e reticolato istituzionale. Dai varchi, come sul fronte di guerra,si è aperto l’assalto alla Diligenza pubblica. E nessuno riesce più a fermarlo. Anzi i tutori dell’avamposto scappano, senza voltarsi.
I controllori hanno rinunciato al loro ruolo. La legalità che già era una chimera in questo Paese, è stata travolta dagli eventi dell’ultima pandemia. La Grande Stalla pubblica è ormai senza porte e senza guardiani. La delinquenza politica ha avuto il sopravvento sullo Stato, fondato sulla Carta costituzionale.
Le Case comuni, che una volta si chiamavano Municipi, sono state invase da nuovi personaggi, ben vestiti, dall’accento combinato, arricchiti di titoli acquisiti nelle scuole specializzate di sociologia criminale. Luoghi attrezzati e trasformati in roccaforti di società anonime e consorterie al servizio di soggetti che gestiscono il teatro delle” macchiette”.
Il Covid 19, invisibile ma incisivamente filtrante ha aperto lo scrigno della vita pubblica. Non solo, che, per gli effetti dei rigurgiti incontrollati, sta smantellando il vecchio palcoscenico,costruito, a forza, per tenere a bada ilpopolo. Il potere, con tutta la sua organizzazione, è caduto nel vortice di un batterio invisibile e invulnerabile, almeno finora, il quale, attraverso una diffusione vaporizzata, ha messo in subbuglio pensieri e studi di scienziati da cui dipendono le ragioni delle scelte politiche.
La pandemia ha invaso tutto e tutti, persone, ruoli, competenze, attività, professioni,e ogni aspetto della vita sociale. La pandemia ha travolto organizzazione sociale, pubblica e privata. Il paradosso della situazione è che i cittadini, si sono alleati col covid 19, ansiosi di buttare giù “il sistema”in cui sono prevalseragioni e interessi di prediletti e preferiti. Il giocattolo perde pezzi e funzioni e nessuno vuole usarlo.
Si parla di nuovo, di una rivoluzione culturale, ma i furbi, i soliti furbi, sono già appostati sul margine della promessa via. Invece La collettività ha preso coscienza; non crede più a nessuno e aspetta, in silenzio, l’occasione per far buttare giù il sistema, il mondo di bugie, di false promesse, di intrighi, di accordi combinati tra politica e delinquenza.I cittadini Hanno capito che il voto è l’arma più certa per ristabilire democrazia e giustizia? Forse sì.
Siamo al punto di non ritorno e nessuno, di coloro che hanno fatto vittime, potrà sperare di farla franca. Tutti risponderanno, anche chi è rimasto inerte a guardare. Il Covid ha invaso anche la magistratura, il grande pilastro delle garanzie legali. Quando il cittadino perde la fiducia nelle istituzioni non dà più peso alle sue decisioni. Il Presidente della Repubblica lo ha compreso e nella tensione del suo discorso c’è tutta la preoccupazione di Capo di Stato. Le sue parole sono state molto chiare e sono giunte intensamente al cuore degli italiani, che soffrono e patiscono ingiustizie e fame. E le notizie di questi giornisono come un fiume in piena che fannopresagire tempi peggiori. Quando viene inquisito un magistrato o peggio ancora arrestato per gravissimi reati,ètravolta l’immagine dello Stato di diritto. E non si salva il simbolo dell’intera organizzazione della giustizia, perché tutti sapevano e sanno. Tutti, direttamente e indirettamenteerano incollati nel sistema delle correnti, per laute carriere e non per pubblica beneficenza. L’ANM, smascherata da insinuanti intercettazioni è risultata gestita con metodi che non onorano la dignità della “vesta”.
Quei personaggi ancora operano e forse decidono su questioni dei cittadini. Ancora in attesa di una misura che troverà la soluzione ponderata nel libro della smorfia. Gli scontenti e i contrari non osano apparire. Bisbigliano pensieri e malumore di bocca in bocca nei luoghi di lavoro, sotto i portici, lontani dagli occhi delle telecamere, nei bar e nelle piazze, guardandosi intorno. Senza più alcuna riverenza rispettosa.
La società incalza per conoscere le tante verità, tenute nascoste o negate, negli archivi segreti di Stato, di delitti concordati e programmati. Un mondoocculto e parallelo in cui sono stati organizzati i più feroci delitti contro uomini e persone che facevano il proprio dovere, coscienti di morire per lo Stato.
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