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Giovedì 01 Settembre 2022 08:31

Per un equo assegno di mantenimento dei figli


Fare accertamenti sul lavoro nero dei genitori


Ubaldo Valentini

La piaga sociale del lavoro nero colpisce anche i genitori non più conviventi e, soprattutto, quello obbligato a passare al collocatario l’assegno di mantenimento per i figli, calcolato secondo parametri che, come tutti sappiamo, non corrispondono a verità, anche a causa della discrezione non obiettiva dei magistrati, che si rifiutano di disporre accertamenti sulla non coerenza dei redditi dichiarati e/o in base alle contestazioni di parte. Il genitore che esercita il lavoro non dichiarato – e sono tantissimi, soprattutto fra le donne, per il 94% collocatarie dei figli - dispone di un reddito che, nella quantificazione del mantenimento dei figli da parte del giudice, non compare e falsifica l’ammontare dell’assegno imposto al genitore non collocatario.

E’ una vera e propria ingiustizia – si potrebbe chiamare anch’essa una piaga per i separati - che i tribunali non possono ignorare se vogliono garantire una equità tra i due genitori nel mantenere i propri figli. Una equità indispensabile se si vuole disinnescare la conflittualità genitoriale, che, in concreto, danneggia prevalentemente i figli e offende il genitore che è tenuto a versare un assegno di mantenimento non proporzionato ai redditi reali. Il genitore non collocatario, spesso, è ridotto in miseria, mentre l’altro non è tenuto a versare, contravvenendo, di fatto, l’art. 30 della Costituzione e le norme del codice civile, che prevedano la obbligatorietà del mantenimento dei figli per ambedue i genitori.

Il calcolo dell’assegno di mantenimento avviene in base alle dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni, la cui presentazione è obbligatoria per ambedue i genitori, e in base al principio di proporzionalità e, quasi mai, nonostante le esplicite richieste-denunce del genitore non collocatario, il giudice dispone accertamenti “veri” sulle attività non dichiarate dai genitori. Nelle rare volte in cui vengono disposti, le istituzioni finanziarie preposte al concreto controllo svolgono i loro “accertamenti” davanti al computer, cioè ribadiscono le informazioni e/o i dati fiscali già in possesso del tribunale. Molti magistrati sorvolano sulla richiesta del non collocatario, quasi sempre il padre, pretendendo che lo stesso fornisca informazioni certe sul lavoro a nero dell’altro genitore per disporre un accertamento o, addirittura, non si esprimono sulle relative richieste – nemmeno nel corso del 2° grado di giudizio – dimenticando che lo stesso non ha tempo e capacità (neanche economiche) di svolgere attività investigative, proprie della Guardia di Finanza, della Polizia Tributaria, dell’Ispettorato del Lavoro e/o della Corte dei Conti, perché l’evasione fiscale è un reato e un danno erariale per la collettività.

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Martedì 30 Agosto 2022 15:51

Porta i figli in vacanza all’estero e viene denunciato per “sottrazione e trattenimento di minori all'estero”


La falsa informazione gioca sulla ignobile

accusa materna al padre di due gemellini

 

Un quotidiano online, Laprimalinea.it, riporta, in un articolo del 21 luglio, dal titolo Madre denuncia: 'il mio ex ha preso i nostri figli e li ha portati all'estero', la denuncia della madre al padre di due gemellini per “sottrazione e trattenimento di minori all'estero”, che, invece, come negli anni precedenti, era al mare, nel Montenegro, con i figli, durante le ferie estive in cui restavano per due settimane con lui, e nessuna preventiva autorizzazione materna per l’espatrio era prevista dall’ordinanza di affido congiunto dei minori emesso dal tribunale di Aosta. L’articolo è uscito dopo tre giorni dalla richiesta di archiviazione della denuncia. Il padre è italo-montenegrino e i minori, pur risiedendo in Aosta, sono cittadini dello Stato del Montenegro e non dell’Italia, fra l’altro. La madre ben sapeva dove erano i figli e ben conosceva la casa dove risiedevano durante la vacanza, poiché, durante la convivenza, si recava al mare presso la casa di famiglia del padre in Montenegro.

Il padre, una volta rientrato dalla vacanza con i figli, è stato informato dagli amici dell’uscita dell’articolo. In tribunale ha preso atto che il G.I.P. ha accolto la richiesta del P.M. di archiviazione dell’esposto della madre contro il padre dei suoi figli, per sottrazione e trattenimento di minori all'estero, e che, per la successiva denuncia, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione al G.I.P. Ciò significa che nè il giudice né il P.M. hanno riscontrato alcun reato nel comportamento del padre, che, ovviamente, ora valuterà l’ipotesi di procedere per calunnia contro la ex compagna, visto che lo perseguita da anni con denunce e/o querele, tutte rigorosamente infondate e, di conseguenza, archiviate!

La deontologia professionale, indubbiamente, non è stata rispettata dal direttore ed editore della testata giornalistica e, nell’articolo, anche se non esistono i nomi dei figli e dei genitori, vengono riportate informazioni tali che permettono di individuarli con molta facilità. E’ indispensabile sapere chi abbia fornito loro le informazioni o, come dice lui, chi gli ha dato la copia della denuncia, contenente i relativi dati sensibili, coperti dal diritto alla riservatezza. Se è stata la madre, violando palesemente il rispetto della privacy del padre e dei figli, ne renderà conto nelle sedi competenti, poiché, ancora, la fase delle indagini preliminari (aperta a seguito della denuncia) non si è conclusa e, comunque, non possono essere pubbliche. Lo stesso vale se le informazioni provengono da altre fonti.

Di seguito, oltre all’articolo del 21 luglio e la replica parziale di ieri, si riporta la richiesta di rettifica e replica avanzata alla testata giornalistica dall’associazione in difesa e tutela del padre, da molti anni socio, e dei suoi figli, di cui, però, il giornalista, l’editore e/o chi per loro si sono quasi totalmente rifiutati di prendere in considerazione. Lasciamo ai lettori la valutazione di questa falsa informazione, che ha danneggiato e danneggia il padre per la sua infondatezza, come la stessa procura sta dimostrando con l’archiviazione.

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Giovedì 25 Agosto 2022 11:49

In nome di una inesistente privacy


Destra e Sinistra valdostana concordano

nel negare i diritti agli indifesi cittadini

 

La privacy (diritto alla riservatezza) è una tutela del cittadino sancita da una legge nazionale ed europea, che non può essere applicata “a discrezione” dell’amministratore e/o del funzionario pubblico per proteggere dati che sensibili non sono, come quando un genitore chiede informazioni sui propri figli, affidati o collocati prevalentemente presso l’altro genitore. E’ un equivoco interpretativo o un evidente rifiuto di atti d’ufficio per “proteggere” indebitamente il genitore collocatario, che, guarda caso, è quasi sempre la madre, protetta dagli onnipotenti servizi sociali e/o altre istituzioni pubbliche preposte alla conservazione dei dati, collettori di voti di questo o quel partito?

La Regione elargisce contributi per i figli dei separati o servizi semigratuiti, come l’abitazione popolare, al genitore collocatario - entrambi a vario titolo erogati, ma soldi pubblici pur sempre sono – e al padre, se formula istanza di accesso agli atti per sapere quale sia il loro ammontare, viene candidamente risposto, con una intollerabile arroganza, che non può sapere, in nome della privacy, quanti soldi vengono dati, direttamente o indirettamente, ai propri figli. Il rifiuto della risposta lascia esterrefatti gli ingenui genitori, che si vedono, di fatto, negato il diritto alla trasparenza, anche su dati che riguardano i loro figli, ma non i figli del funzionario di turno.

È inutile ribadire che molti genitori non hanno la capacità economica per poter impugnare il c.d. “silenzio – rifiuto” o il provvedimento che stabilisce il rifiuto dei dati e dei documenti. Purtroppo, inoltre, le istituzioni competenti, sapendo di queste difficoltà, se ne approfittano!

Più volte abbiamo sollecitato invano gli amministratori pubblici valdostani e alcuni esponenti politici regionali sull’anomalo comportamento delle istituzioni locali nel rispetto di un diritto del cittadino, genitore non collocatario dei propri figli, di sapere quanti e di quali benefici (dati non sensibili, contenenti informazioni, quindi, non coperte da privacy o diritto alla riservatezza) la genitore collocataria è beneficiaria. Ma sono pervenute risposte, vaghe e divaganti, solo da alcuni politici, con la solita promessa di provvedere. La promessa, però, tale è restata. I responsabili della regione e degli enti locali rifiutano di occuparsene. Come sempre.

Vediamo di interpretare il rifiuto dei dati e dei documenti delle istituzioni.

I dipendenti pubblici, dietro ai quali ci sono i responsabili politici e i funzionari preposti al funzionamento del servizio, non conoscono “direttamente” la legge sulla privacy o non hanno tempo per andarsela a leggere, altrimenti saprebbero che la “loro” pretesa riservatezza non esiste nell’ambito familiare e che il rifiuto del rispetto della trasparenza potrebbe essere anche perseguibile per legge (sia sul piano penale che su quelli civile e disciplinare). Alla base del rifiuto potrebbe esserci la malafede o altri interessi (si può ipotizzare, in questi casi, anche un abuso d’ufficio), spesso di genere, compreso il variegato mondo del clientelismo elettorale, che ci porterebbe a dire che queste persone non possono stare in posti pubblici, senza se e senza ma.

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Venerdì 19 Agosto 2022 08:55

Amministratore di sostegno per i figli

un business sulla pelle dei più fragili


tratto da Altalex.comLa Cassazione interviene sulla nomina dell’amministratore di sostegno e puntualizza che “l’amministrazione di sostegno non può essere un rimedio alternativo per la risoluzione di conflitti endofamiliari di natura patrimoniale, che possono essere risolti agendo secondo le specifiche azioni di tutela della proprietà” e che ”va esclusa la nomina dell’amministratore di sostegno se il beneficiario può contare sulla protezione di una rete familiare. Il giudice, pertanto, è tenuto a indagare sulla possibilità di garantire una funzione vicaria (del beneficiario) nella gestione del patrimonio”. (Cassazione civ. ordinanza n. 21887 del 11 luglio 2022). L’ordinanza, inserita tra le massime della Cassazione civile, fa giurisprudenza ed è stata emessa a seguito di un ricorso dell’avv. Francesco Miraglia che difendeva una professoressa ed artista alla quale la sorella aveva imposto un amministratore di sostegno.

Il Tribunale di Aosta, tramite il giudice tutelare, ha decretato la nomina di un amministratore di sostegno per un ragazzo maggiorenne (in grado di lavorare, una volta inserito nelle liste speciali regionali), così come chiesto dall’assessorato alla salute, sanità e politiche sociali, su sollecitazione dell’assistente sociale, le cui argomentazioni non giustificano la fretta con cui non si è permesso il contraddittorio, come chiedeva la difesa del padre.

Il padre, nonostante i tre figli (uno minorenne, l’altro maggiorenne, ma con invalidità civile, l’altro ancora maggiorenne ed in cerca di una stabile occupazione) siano stati collocati presso la madre, a cui è stata assegnata la casa coniugale (edilizia popolare), viene chiamato continuamente al telefono, perché hanno fame e non hanno nulla da mangiare, ma la madre, come sua consuetudine, se non chatta, è fuori casa lasciandoli soli. Il padre interviene in loro soccorso con gli alimenti e spesso, sempre su loro sollecitazione, deve provvedere ad acquistare la biancheria intima, nonostante l’avesse comprata di recente, che, poi, stranamente ora sparisce o viene buttata via.

La madre, pur godendo di ottima salute, rifiuta da sempre il lavoro, trascorre il proprio tempo a chattare e si assenta da casa per molte ore. Per vivere utilizza la pensione del figlio e tutti i contributi pubblici e privati percepiti, arrivando perfino a “togliere” i pochi soldi che il figlio più grande percepisce come rimborso spese, come asserisce l’a.s.. Il padre, per evitare che la pensione del figlio venisse dissipata per fini diversi, gli ha fatto aprire una carta di prepagata con iban del figlio, dove l’ente erogatore versa la pensione, così, detratte le spese personali, accumula una somma per il suo futuro. La madre, visto che non gli veniva più accreditata la pensione sul suo c/c, è andata su tutte le furie ed è ricorsa all’assistente sociale, sempre disposta a condividere acriticamente le sue lagnanze, pur sapendo che non sono veritiere. Da qui la relazione dell’a.s., con la quale chiede la nomina di un amministratore di sostegno – quella dell’apparato regionale - e nella quale ha chiesto espressamente che la pensione venga data alla madre per mandare avanti la famiglia.

La solerte assistente dovrebbe sapere che la pensione sociale è per il figlio disabile e non per surrogare la distratta madre, che vive di espedienti, su cui, invece, si dovrebbe fare e far fare accertamenti. Il padre, che ha sempre seguito i figli e provveduto ai loro bisogni (mentre la madre “inseguiva il cellulare”), è ritento dal servizio sociale e dalla regione non idoneo ad amministrare la pensione del figlio per la conflittualità esistente tra i genitori (conflittualità alimentata esclusivamente della madre, che vuole gestire i soldi dei figli). A seguito della segnalazione dell’a.s., concordata con la dirigenza dell’assessorato, che rivolge istanza al giudice tutelare, viene aperto il procedimento, senza notificare nulla al padre, che era contrario alla nomina dell’amministratore di sostegno.

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Venerdì 12 Agosto 2022 07:41

Cari giudici, così proprio non va!


La maggior parte di voi, come gran parte gli italiani, è in ferie e non ha più nemmeno la preoccupazione di passeggiare o scalare le montagnecon la mountain bike,poiché il divieto del governo, con i noti vincoli sugli spostamenti, di due anni fa, da voi platealmente contestato, non esiste più. Situazionepropizia per analizzare e riflettere sull’andamento della giustizia nel tribunale locale e per superare certe prassi, da parte di qualche magistrato, che, purtroppo, smentisce la scritta presente in tutte le aule e cioè la legge è uguale per tutti.

Quello che diciamo non è una novità, ma solo una dolorosa “commemorazione” di una giustizia che non c’è nelle separazioni e negli affidi e che, da decenni, stiamo denunciando senza peli sulla lingua.

I servizi sociali – principali responsabili della conflittualitàgenitoriale e dei diritti negati ai minori - non funzionano, perché a troppi fa comodo che non funzionino e non rispettino il loro ruolo, ben regolamentato dalla legge sulla funzione pubblica. Igenitori non collocatari denunciano da anni questa situazione,ma le loro proteste non vengono ritenute degne di considerazione e qualche giudice arriva perfino a segnalare all’ordine degli avvocati il legale che osa criticare le relazioni dei servizi sociali, chiedendo provvedimenti disciplinari. Denunce che l’ordine degli avvocati rinvia al mittente, poiché l’azione del difensore che, a tutela del proprio assistito, critica i servizi sociali e chiede garanzie previste dalla legge sulle loro “indagini” rientra nel suo diritto di difesa. Questi giudici, nonostante ciò, fanno buon viso a cattiva notizia e continuano a penalizzare il genitore che mette in discussione le relazioni e i “suggerimenti” (che non possono fare, come ci ricorda la Corte Edu, riferendosi ai tribunali piemontesi) che sistematicamente lo penalizzano perché di sesso maschile.

Cari giudici, così proprio non va!

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Venerdì 05 Agosto 2022 10:12

Senza Legalità non c’è Società


di Ubaldo Valentini

Angelo Vassallo era profondamento convinto che “Legalità ed Ambiente sono due cardini sui quali costruire una nuova Società e una nuova Economia”, tanto da pagare con la vita la propria coerenza politica e umana. Sono passati 12 anni dal suo assassinio, con nove colpi di pistola per colpire in modo plateale la sua rettitudine politica, ed incominciano a trapelare verità sconcertanti sugli esecutori e sui mandanti, che potrebbero essere uomini dello Stato, poco disponibili a far rispettare la legge quando proprio loro traevano vantaggi economici proprio dalla illegalità.

Ipotesi, ma siamo solo all’inizio di un nuovo corso delle indagini, che potrebbero far emergere un mondo inquietante, di cui nel Cilento se ne parlava da sempre. Dinnanzi al clamore su tutta la stampa nazionale della notizia che nove persone sono indagate - tra i quali anche tre carabinieri corrotti - dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno su questo feroce assassinio, resta inquietante il silenzio dei sindaci del Cilento e dei partiti regionali e nazionali, soprattutto quello del PD, nelle cui liste Vassallo era stato eletto.

Accompagnati dal nostro presidente onorario avv. Gerardo Spira, siamo (alcuni membri del Consiglio Direttivo della nostra associazione) andati a rendergli omaggio presso la sua tomba qualche anno fa. Una tomba semplice, che meriterebbe una diversa collocazione, poiché Vassallo è stato assassinato perché incarnava la libertà e l’onesta civica. Ma, forse, si chiede addirittura troppo.

“Il Sindaco – scrive Luigi De Magistris, ex magistrato e ex sindaco di Napoli - ucciso perché non raccontasse ciò che aveva scoperto. Indagati anche carabinieri, tra cui un noto ufficiale dell’Arma. Agghiacciante scoprire, seppur ricordiamolo siamo solo nella fase delle indagini preliminari, del coinvolgimento per delitti gravissimi di uomini in divisa che avrebbero dovuto tutelare il Sindaco e poi accertare la verità sul suo omicidio. Invece si ipotizza che siano stati tra i suoi carnefici”.

Tre carabinieri che, non solo avrebbero operato in collusione con 4 imprenditori e 2 camorristi per l’assassinio del “sindaco pescatore” per impedirgli di continuare a denunciare, con nomi e cognomi, l’illegalità che stava distruggendo Pollica, ma che avrebbero depistato perfino le indagini con manomissioni e falsificazioni. Fatti fondamentali per le indagini sull’assassinio del sindaco di Pollica, denunciati dalla famiglia, ma scarsamente presi in considerazione, fino alla svolta data alle indagini dal procuratore, dott. Giuseppe Borrelli, che, come da lui annunciato, sono solo all’inizio. Si spera che vengano fuori anche i nomi della cupola malavitosa ed i suoi rapporti con le istituzioni: la politica, le forze dell’ordine ed eventuale magistratura deviata o compiacente; rapporti che vanno dalla mancata difesa del territorio e dell’ambiente al fiorente traffico degli stupefacenti, alle speculazioni edilizie, alle strade fantasma, agli appalti fasulli e quant’altro di peggiore si possa immaginare.

Angelo Vassallo ha fondato la propria battaglia esistenziale e politica sulla difesa della Legalità e dell’Ambiente, senza tentennamenti, non dando ascolto alle minacce che i malavitosi gli facevano arrivare, coadiuvato dallo stimato segretario comunale, avv. Gerardo Spira, di cui il sindaco conosceva bene la sua vita, sempre improntata sulla correttezza personale e professionale nelle varie attività svolte nel mondo della politica, della pubblica amministrazione, della libera professionale.

Il “sindaco pescatore”, come ben evidenziato nel film del regista Maurizio Zaccaro con Sergio Castellitto (Angelo Vassallo) e Renato Carpentieri (avv. Gerardo Spira), lo ha voluto al suo fianco proprio per la sua intransigenza nel rispetto della legge al servizio del cittadino e per il suo alto senso civico, per la sua correttezza e trasparenza politica, non avendo mai esitato a denunciare con forza nelle sedi istituzionali la corruzione e la devianza politica. Un uomo dello Stato che, nella legalità e nell’ambiente, vedeva l’unica via per riformare una società locale, dove predominavano lottizzazioni del demanio pubblico (spiagge, ma non solo), il consistente commercio degli stupefacenti, che arrivavano dal mare, appalti pubblici fasulli e l’illegale arricchimento di alcuni imprenditori locali sulla pelle dei cittadini, mentre i sindaci degli altri comuni stavano a guardare.

Vassallo, con l’avv. Spira, organizzarono una vera e propria rivoluzione contro la illegalità, sia politica che ambientale, istituendo un pool di comuni che avevano come unico segretario comunale l’avv. Gerardo Spira.

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Mercoledì 03 Agosto 2022 10:45

Un consolidato ricatto elettoralistico dei politici e della ministra Bonetti


Non l’elemosina dei bonus ai separati

ma lavoro e giustizia nelle separazioni


Eccoli, i difensori dei separati che, con puntuale propaganda politica, annunciano il famoso assegno (fino ad €. 800 per dodici mesi) a favore dei separati in difficoltà a pagare l’assegno di mantenimento per i figli perché hanno un reddito non superiore a €. 8.174 nell’anno in cui chiedono il sostegno economico o perché hanno avuto una riduzione del reddito pari al 30% rispetto al 2019 e/o hanno avuto la sospensione per almeno 90 giorni dell’attività lavorativa a causa della pandemia a partire dall’8 marzo 2020 al 31 marzo 2022.

Il provvedimento era stato “pubblicizzato” da tanti mesi, oltre un anno, quando la pandemia esisteva davvero e il mondo del lavoro era bloccato, ma solo ora – a due mesi dalle elezioni - la solerte (non sarebbe fuori luogo definirla opportunistica) ministra per le Pari Opportunità e della Famiglia ha firmato il decreto attuativo, ma, ancora, non ha diramato le istruzioni per le domande. Forse si aspetterà l’esito delle elezioni.

Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e della Famiglia (eletta con Italia viva)Porta la sua firma anche l’istituzione dell’Assegno Unico Universale che sostituisce l’assegno per i figli, erogato anch’esso dall’Inps, e che comporta l’annullamento delle agevolazioni per i figli a carico, di cui beneficiavano ambedue i genitori che lavorano. Il risultato, indiscutibile, è stata la riduzione della busta paga dei genitori, con la “provvisoria” certezza che questo assegno sarà ripartito al 50% tra i genitori separati anche tra quelli che non lavorano, almeno fino a quando, come si rumoreggia in certi potenti (perché portano voti) ambienti femministi, l’assegno unico andrà interamente al genitore che in passato era titolato a riscuotere l’ANF (assegno nucleo familiare), perché collocatario dei figli.

Staremo a vedere, sempre dopo le elezioni, però. Comunque, una cosa è certa: l’assegno unico, di fatto, lo pagano ancora una volta i genitori, ma non lo Stato e non possono vantarsi dell’iniziativa i partiti promotori.

I bonus non sono una risposta alle difficoltà del genitore separato, ma, spesso, una sua umiliazione per coprire le malefatte di troppi giudici nelle separazioni, che penalizzano prevalentemente il genitore non collocatario, cioè il padre. Non c’è giustizia quando non si applica la Costituzione e/o il diritto civile inerente la famiglia e/o la tutela dei minori e/o quando si operano discriminazioni con il non concedere l’affido paritario (che esclude l’assegno di mantenimento e l’assegnazione della casa coniugale/familiare ad un solo genitore), che, al contrario, garantisce equità tra i due genitori, la bi-genitorialità e la co-genitorialità.

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Giovedì 28 Luglio 2022 11:28

Programmi elettorali e mala giustizia


Ubaldo Valentini*

I programmi delle forze politiche, in vista della prossima consultazione elettorale, non possono ignorare il funzionamento delle istituzioni che operano, talvolta, senza il minimo rispetto degli inalienabili diritti del cittadino, che, così, viene esposto, indifeso, a sofisticati abusi istituzionali.

Il sociale non è solo la miseria economica delle famiglie, i costi delle bollette e tutto ciò che svanisce gli stipendi e le pensioni, come si vorrebbe far credere. C’è un malessere sociale che va ben oltre queste indiscutibili emergenze, alimentato dal mal funzionamento di importanti istituzioni, la cui discrezionalità è divenuta sinonimo di discriminazione. Abusi che tutti conoscono, ma che vive solo chi vede sconvolta la propria vita personale e familiare per responsabilità individuale di chi gestisce le istituzioni, che dovrebbero tutelare tutti i cittadini, senza distinzione di sesso e condizione sociale.

La politica continua a sottovalutare l’estrema urgenza di porre rimedio ad una situazione dove predominano incertezza ed illegalità, a causa, purtroppo, anche per pigrizia ed incompetenza di chi occupa ruoli istituzionali. Il controllo deve essere reso obbligatorio per legge e le leggi le fa il Parlamento, ma non possono essere surrogate con “fantasiosi” ed opportunistici protocolli. Ma i politici tacciono, sempre, perché non vogliono disturbare i magistrati, che potrebbero disporre accertamenti sul loro operato ed i servizi sociali, loro insostituibili collettori di voti. Il cittadino deve solo votare, ma per cosa? L’assenteismo è conseguenza della sfiducia nei politici, che, in fin dei conti, guardano prevalentemente ai propri interessi, ma non tutelano concretamente il cittadino comune.

La legge non è uguale per tutti per la codardia o vigliaccheria di chi (e sono tanti), avendone potere, dovrebbe porre fine alle pratiche tribali di alcune istituzioni, dove la discriminazione, di fatto, spesso, diventa abituale prassi, su spinta anche di interessi di genere. Le parole non contano, occorrono i fatti e non i voti. L’informazione è drogata e non ha il coraggio di denunciare il mal funzionamento della Giustizia, dei servizi sociali, il mancato controllo della enorme evasione fiscale, esistente nel variegato ed inquieto mondo del business legale e socio-psicologo, creatosi attorno alle separazioni e all’affido dei minori.

La stampa, quella che conta, non si addentra su questi intollerabili abusi per motivazioni ben comprensibili e non fa una informazione libera, aiutando il cittadino “oppresso e indifeso” a far valere i propri diritti.

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