Venerdì 10 Novembre 2017 10:25 |
Clamoroso !
Il Consiglio regionale della Valle D’Aosta con 32 voti favorevoli e un astenuto (praticamente all’unanimità) nella seduta dell’8 novembre ha approvato la mozione presentata dal Consigliere Roberto Cognetta del “movimento 5 stelle), intesa a regolamentare le attività dei Servizi sociali degli enti territoriali durante gli incontri protetti in favore dei minori e delle famiglie, nei casi di separazioni.
Quello della Valle d’Aosta è il primo consiglio regionale che si è riappropriato di una materia trasferita dallo Stato alle Regioni, province e Comuni sin dal 1977.
Fondamentale e determinante è stato il ruolo della nostra Associazione, la quale ha istruito la proposta in termini legali con la specifica competenza dell’avv. Gerardo Spira di Agropoli, che da oltre 4 anni, negli incontri e convegni nazionali promossi dall’associazione, in controtendenza, ha rilevato la disattenzione della P.A in una materia che la legge ne ha riservato la competenza esclusiva agli Enti Territoriali.
L’Associazione cogliendo il momento dell’intuito dell’avvocato Spira ne ha sposato la teoria portandola sul tavolo dei dibattiti pubblici e all’attenzione delle Istituzioni, abbandonando la consueta e diffusa pratica degli inutili lamenti e dei ricercati compromessi.
Il Consiglio Regionale della Valle d’Aosta ha riempito un vuoto amministrativo lasciato dal 1977 alla competenza generica e discrezionale dei servizi sociali.
Da questa decisione riparte il nostro impegno come associazione di stimolo perchè gli effetti producano una reazione a catena in tutto il Paese, per ridare fiducia alle coppie che affrontano la Giustizia e credibilità ai Tribunali che decidono in siffatta materia.
Il lavoro di oltre venti anni ci ha portato a confrontarci sul piano del diritto e a chiedere con insistenza che i Tribunali e gli Enti territoriali debbano restare ciascuno nel proprio ambito di competenza, senza invasione di campo o confusione di ruolo. Il processo giudiziario deve osservare le leggi in materia di separazione e gli Enti territoriali devono disciplinare le attività dei propri servizi sociali, in via autonoma ed indipendente.
Abbiamo sollevato questo problema e preteso che venisse regolamentato, per evitare abusi e comportamenti illeciti.
Nel rispetto della legge 241/90 ed in osservanza del principio stabilito dall’art. 97 della costituzione abbiamo formulato e proposto un Regolamento tipo posto a disposizione degli Enti, al fine di perseguire l’obiettivo di salvaguardare il superiore interesse del minore e di porre la discussione sul piano dei giusti ed equilibrati diritti e doveri.
La legalità è garanzia di giustizia e questa può essere garantita solo se le procedure vengano svolte nel rispetto della legge e le relazioni e pareri dei servizi delegati vengano formulati nel rispetto della Regolamentazione, del programma o protocollo a cui obbligatoriamente devono partecipare i soggetti interessati.
La giustizia e i servizi sociali devono restare fuori dai conflitti e quando questi insistono o perdurano, le istituzioni devono mantenere equilibrio equidistante e fermare le azioni speculative.
Per meglio comprendere il significato della nostra azione vi rimandiamo alla mozione approvata che alleghiamo.
Ubaldo Valentini
MOZIONE
VALUTATO che il problema delle separazioni ha inevitabilmente e profondamente colpito anche la nostra comunità, le cui conseguenze oltre che sulle istituzioni si sono riversate, in particolar modo, sui minori in tutti gli aspetti, morali e sociali;
PRESO ATTO delle tristi vicende, spesso raccontate dai media, che hanno coinvolto Autorità pubbliche, professionisti, famiglie e associazioni che da oltre 20 anni discutono, senza peraltro trovare una soluzione pacifica e serena soprattutto nel superiore interesse di soggetti violati nella persona e nei diritti;
CONSIDERATO che da tempo ad Aosta l’associazione nazionale “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”, con sede regionale anche nella nostra regione, ha posto il problema, segnalato in qualche caso anche per l’aspetto drammatico, richiamando l’attenzione dell'amministrazione regionale sulla competenza ad intervenire nella fase in cui la Giustizia minorile e altri soggetti assegnano ai servizi sociali il compito di valutare, dirimere o trattare il caso, nel rispetto della legge e della scienza, con equilibrio e correttezza procedimentale;
CONSIDERATO che il confronto con i responsabili del servizio regionale ha effettivamente messo in evidenza l’assenza di linee guida chiare e definite relative alle modalità di svolgimento degli incontri con i genitori e gli operatori sul territorio;
LETTO che la nostra Regione con la legge costituzionale n. 4 del 26 febbraio 1948, aggiornata con la legge di riforma costituzionale n. 3, tra le funzioni previste all’art. 2, ha assunto, all’art. 3, il potere di emanare norme legislative di integrazione e di attuazione delle leggi della Repubblica, anche nella materia “assistenza e beneficenza (lett.i);
VISTO la legge regionale n. 19 del 6 agosto 2007 che detta “Nuove disposizioni in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”;
VALUTATO che il quadro normativo di riferimento risulta concentrato all’art. 1, commi 2, 3 e 4. in cui sono posti a carico degli Enti pubblici non economici precisi obblighi, tra cui l’adozione di regolamenti, entro un anno dall’approvazione della legge, nonché l’obbligo a carico dei soggetti privati preposti all’esercizio amministrativo di assicurare e rispettare i principi di cui all’art. 2;
CONSIDERATO che la Regione Valle D’Aosta svolge funzioni di programmazione, finanziamento, indirizzo e controllo di gestione in materia di minori e famiglia, nonché tutela diretta sui minori;
PRESO ATTO che gli interventi a favore dei minori e delle famiglie sono realizzati nei 4 distretti territoriali socio-sanitari e a livello centrale presso l’ufficio minori dell’assessorato Sanità, Salute e Politiche sociali;
PRESO ATTO che gli interventi di presa in carico a tutela dei minori sono direttamente realizzati dall’Amministrazione regionale attraverso i servizi sociali territoriali, le strutture comunitarie per minori, il servizio di assistenza e il servizio per gli incontri protetti in favore dei minori e delle loro famiglie sono gestiti per conto della Regione da soggetti esterni;
IL CONSIGLIO REGIONALE
IMPEGNA
la Giunta regionale
- a emanare, con urgenza, delle linee guida affinché soggetti esterni pubblici o privati delegati, svolgano i servizi di assistenza e di incontri protetti in favore di minori e delle loro famiglie nel rispetto della normativa di cui all’art. 1 comma 4 del Regolamento regionale n. 19, al fine di perseguire il dettato di cui all’art. 97 della Costituzione;
- a disporre affinché la competente struttura regionale, deputata alla vigilanza e al controllo, garantisca la effettiva attuazione delle linee guida, da parte degli enti - soprattutto quelli che su incarico dei Tribunali svolgono i servizi di assistenza e di incontri protetti in favore di minori e delle loro famiglie - e da parte delle strutture preposte all’esercizio delle attività amministrative, come previste dal Regolamento citato, con l’avvio del procedimento, la partecipazione dei genitori e loro delegati, la semplificazione dell’accesso agli atti, la verbalizzazione e la redazione dei programmi e dei protocolli, la registrazione degli incontri tra strutture sociali e minori e tra strutture sociali e genitori e tra genitori e figli in presenza di assistenti sociali, psicologi ed educatori.
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La mozione, presentata dal consigliere Roberto Cognetta (mov. 5 stelle), l’8 novembre 2017 è stata approvata con i voti favorevoli di 32 consiglieri, astenuto il consigliere Contoz (UV), 2 assenti giustificati Ferrero (M5S) e Laniece (EPAV).
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Venerdì 03 Novembre 2017 10:39 |
Servizi sociali della Valle d’Aosta
La volpe cambia il pelo ma non il vizio!
La saggezza popolare ci ricorda che la volpe cambia il pelo ma non il vizio. Questo detto calza perfettamente con l’operato dei servizi sociali della Vda che si fanno paladini di una trasparenza e di una professionalità che i fatti poi sistematicamente smentiscono.
Nessuno - a loro parere - può mettere il naso sul loro operato e nessuno può chiedere trasparenza, protocolli operativi validi per tutti, rispetto dei minori e di ambedue i loro genitori per garantire oggettività nelle indagini socio-psicologiche sui minori richieste dai tribunali e permettere ai genitori di poter accedere al contraddittorio nel superiore interesse dei propri figli.
In definitiva si chiede, in fatto e in diritto, la fine della discrezionalità di un organismo pubblico che opera – sempre, anche quando riceve l’incarico dal tribunale – nell’ambito della pubblica amministrazione regolamentata dalla legge 241/1990 e successivi aggiornamenti.
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Mercoledì 11 Ottobre 2017 09:52 |
Doverosa riflessione
I Minori, la Giustizia e la Legge
Avv. Gerardo Spira *
Ogni giorno leggiamo sulla stampa notizie di decisioni estreme della Giustizia adottate nei casi di separazioni, che ormai hanno invaso la famiglia e la società come un fiume in piena. Non c’è più assunzione di responsabilità giudiziaria o almeno essa non ha assunto il concreto e pieno valore! Ogni Tribunale tira fuori dal cilindro il proprio coniglio. Il rito davanti al Tribunale per i minorenni è diventato un terno al lotto; nessuno riesce a prevedere la decisione, tranne qualche caso preannunciato per la notorietà dei soggetti in campo.
I genitori aprono il fronte di guerra, la giustizia prepara lo scenario; il palcoscenico si affolla di una miriadi di personaggi, pronti ad aggredire, a tentare di mediare o ad accaparrarsi il pomo della contesa nel lungo e interminabile percorso giudiziario.
Il minore, soggetto che la legge pretende di salvaguardare, corre da una parte all’altra, strattonato, sgridato e imbeccato, in attesa di incontrare la tanto agognata pace e serenità. Intanto il tempo corre e come ormai tutti sappiamo, tra un rinvio e l’altro, memorie e Ctu, ci ritroviamo, ormai stanchi, maturi, si fa per dire, per sentire l’ardua sentenza.
Nel giorno del giudizio i genitori si presentano con qualche capello bianco, accompagnati da qualche altro minore, intanto venuto al mondo nel quadro della convivenza allargata insieme al fratello, pomo della discordia, col tono della voce cambiato, accompagnato per mano dalla prima fidanzatina di turno.
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Giovedì 14 Settembre 2017 16:43 |
Non c’è illecito penale per il mancato pagamento delle spese straordinarie
Pretendere che le spese straordinarie
siano imprevedibili e sempre autorizzate
avv. Francesco Valentini *
Nelle separazioni e nei divorzi giudiziali, la fantasia di alcuni tribunali non ha limiti nel ritenere come spese straordinarie anche quelle che nulla hanno a vedere con l’imprevidibilità e straordinarietà delle stesse. Frequentemente non hanno nemmeno il buon gusto di vincolare tali spese al consenso preventivo ed obbligatorio dell’altro genitore, quello che, invece, deve pagare anche se tenuto all’oscuro di tutto dal collocatario e, spesso, anche dagli stessi figli.
La genericità di alcuni provvedimenti provvisori ed urgenti e delle sentenze di separazione e divorzio che non prevedono il carattere della imprevedibilità ed eccezionalità delle spese straordinarie e non vincolano la scelta al consenso obbligatorio dell’altro genitore - anche scritto in presenza di conflittualità tra i genitori - alimentano confusioni e conflittualità che potrebbero essere, invece, facilmente eliminate. Non si può supporre, come i fatti poi hanno sempre confermato, che talvolta le spese straordinarie (la cui natura non sempre è fiscalmente chiara) vengono fatte per mettere in ulteriore difficoltà il genitore obbligato a pagarle al 50%.
Compito del Tribunale è quello di emettere provvedimenti chiari ed equi a tutela di ambedue i genitori proprio per evitare e/o contenere la naturale conflittualità tra i due genitori. Tutto ciò porterebbe ad una drastica riduzioni ai troppi reclami e ricorsi per le modifiche dei provvedimenti necessari proprio perché contengono palesi contraddizioni e ingiustizie.
Il consenso - eccetto in presenza di pericolo di vita se l’altro genitore non è raggiungibile nemmeno telefonicamente - in regime di affido condiviso, non può essere ignorato è resta condizione imprescindibile per pretendere la restituzione della quota da parte dell’obbligato, cioè del genitore non collocatario.
Tramite il proprio difensore occorre pretendere chiarezza sulla distinzione tra spese ordinarie e spese straordinarie. Ogni tribunale ha la sua prassi ed alcuni hanno stilato dei protocolli in accordo con gli ordini degli avvocati ma senza minimamente coinvolgere i genitori e le associazioni di categoria, cioè i diretti interessati.
Le spese straordinarie - ci ricorda la cassazione - sono “quelle spese non ragionevolmente prevedibili e preventivabili perché non rientranti nella consuetudine e nelle normali esigenze di vita dei figli e che non possono considerarsi esigue in rapporto al tenore di vita della famiglia” (Cassazione civile, sez. I, 01/10/2012, n. 16664)
Così vediamo che alcuni tribunali, nell’ambito delle spese scolastiche, considerano spese straordinarie la mensa, il materiale scolastico, i libri e i trasporti. L’assegno di mantenimento per i figli comprende le spese ordinarie e gli alimenti e le spese sopra menzionate sono coperte da tale assegno. I libri e le tasse scolastiche sono spese prevedibili e quindi sono da considerarsi ordinarie come le spese sanitarie consuetudinarie (visite di controllo routinarie, ticket e medicine da banco, ecc.).
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Lunedì 11 Settembre 2017 15:14 |
Il Tribunale per i minorenni di Genova, dopo ben 11 anni ha emesso la peggiore decisione della storia del nostro diritto.
Tanto tuonò che piovve!
Avv. Gerardo Spira*
Con una decisione definitiva, dopo 11 anni di martirio, il Tribunale per i minorenni di Genova ha chiuso il caso di una madre francese e della figlia, nata da padre italiano, nel modo peggiore. Con PQM del 14 giugno 2017 il collegio, riunito in camera di consiglio ha dichiarato la madre decaduta dai diritti, poteri e facoltà inerenti la responsabilità genitoriale sulla figlia; ha disposto la interruzione dei contatti tra madre e figlia; ha disposto altresì che in caso la minore ne esprima il desiderio o ne manifesti l’esigenza, il servizio sociale di un noto comune vicino al confine francese, in collaborazione con il consultorio familiare, consultato il padre, provvederà ad organizzare incontri in forma assistita, semi assistita o libera, con le modalità, tempi e cadenze che saranno confacenti all’età, condizione ed esigenze della minore; ha fatto divieto alla madre di cercare contatti con la figlia diversi da quelli organizzati dal servizio sociale; ha condannato infine la madre a tutte le spese nonché al mantenimento della figlia in casa d’altri e al risarcimento danni in favore dei nonni paterni.
Sarebbe stato meglio condannarla a morte. Neppure nei confronti del più pericoloso criminale è stata emessa una sentenza così devastante.
In nessun altro tribunale per i minori d’Italia si è sviluppato tanto accanimento e con tanta cattiveria. Il giudice relatore, famoso per certe decisioni, dopo aver immotivatamente trattenuto il caso per oltre 10 anni, ha dato una sonora lezione ad una madre che ha insistito per aver preteso di voler vivere con la figlia ed ha avuto il coraggio di denunciare il caso al CSM e alla stampa.
Per oltre 10 anni il giudice di Genova ha inventato un percorso protetto, a tempo indeterminato, senza regola e senza obbiettivo. Mai è stato fissato un programma o un protocollo, affidando il caso alla discrezione più ampia di assistenti sociali, che hanno avuto il merito di affidarsi agli umori e sensibilità di quel giudice.
Quel Giudice, non ha accettato che un’altra donna forte dei principi della rivoluzione francese si è permessa di rivendicare parità di diritti con un uomo italiano.
Il collegio, costituito dal Presidente e dai soliti giudici onorari, ha condiviso il ragionamento trascinato dalla collega, per oltre 10 anni, su di un piano completamente estraneo alla legge e al diritto, sigillando una decisione, dal sapore di vendetta e di umore proprio di ben altra cultura. Giustizia è stata fatta! La donna francese che ha rincorso invano per oltre dieci anni il diritto di madre si è vista umiliata e mortificata nella sua dignità, nel peggiore dei modi che la giustizia possa manifestarsi.
Mentre la vendetta ha appagato il giudice, la rabbia e la ribellione, purtroppo, mettono a dura prova la vittima la quale è costretta a rispettare la decisione e affrontare l’appello con grande dispendio di risorse finanziarie e psicologiche.
Nella Liguria rinomata per la particolarità dei fiori non si tocca nulla, specialmente l’ambiente. Qui ogni cosa deve stare al suo posto. A nessuno è permesso di chiedere o contestare contro l’ordine costituito. Qui la Giustizia minorile segue un altro equilibrio e obiettivi diversi dalla ricorrente giurisprudenza italiana e dalla legge. Anzi la legge 54/2006 è rimasta ancora una bozza in discussione.
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Lunedì 21 Agosto 2017 11:52 |
Il Tribunale minorile di Genova non vuole applicare la Carta europea dei diritti dei minori!
L'Europa e le Autorità italiane
stanno a guardare!
Ubaldo Valentini *
Abbiamo più volte denunciato all'opinione pubblica italiana il vergognoso e clamoroso caso di una madre francese la quale da ben 11 anni non vede e non incontra la figlia, ormai divenuta signorina, per responsabilità personali di un giudice e di assistenti sociali i quali di comune accordo, hanno deciso di metterla in penitenza solo perché la donna, armata del suo istinto materno e della cultura libera francese sta difendendo il diritto di madre contro metodi e sistemi che nel tribunale di Genova risentono di un odore che si è radicato fuori dallo Stato.
La madre francese si è mossa sulle indicazioni delle autorità nazionali, facendosi assistere dalle più competenti professioni, le quali hanno evidenziato contraddizioni e storture procedurali, messe in atto per sottrarre dolosamente la figlia avuta con un italiano appartenente ad una famiglia molto” rispettata”.
Da undici anni questa madre grida il suo dolore e lo fa nel più corretto rispetto delle leggi italiane. Non ha potuto fare altro e ancora attende che un giudice, per livore personale e per incapacità professionale, non riesce a trovare la via per emettere una decisione definitiva e consentirle di percorrere gli altri gradi del Giudizio.
E sono undici anni, la vita di una fanciulla. A nulla sono valse le diffide e le richieste di intervento della Giustizia di controllo. La casta togata si è chiusa in un silenzio di corresponsabile omertà. Quel Giudice continua a fare danni, restando al suo posto e le assistenti sociali, protette da quel magistrato, operanti in un ambiente finito all'onore della cronaca mafiosa, continuano a salassare chi non condivide il loro metodo.
La legge in questo tribunale non esiste e la Giustizia si vergogna di mostrare il vero volto. Solo i gesti eclatanti ormai nel nostro Paese sono divenuti degni di esaltazione e di preoccupazione. Solo questi, perché i responsabili, di fronte al clamore della notizia, vengono presi dalla paura di perdere lo stipendio e il posto, non per senso di colpa e di responsabilità.
Siamo a questo punto!
La cancrena morale e corruttiva ha invaso il tessuto istituzionale in ogni angolo del Paese e se qualche barlume di verità e di giustizia compare in questo mondo, vuol dire che il cittadino e il genitore vittime si sono rivolti altrove, ahinoi!. Tutto questo per ottenere un diritto scritto nelle leggi e negato da soggetti che agiscono in nome del popolo italiano. Sono sacri la vita e i figli e nessuno può sottrarli alla origine della procreazione dell'uomo e della donna!
La legge serve a far rispettare questi principi e non a sfaldarli. Per qualsiasi motivo nessuno può separare un figlio dai genitori ed è un atto criminale sottrarlo al principio di educazione, di istruzione e cure condivisi.
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Giovedì 03 Agosto 2017 16:30 |
Al Tribunale minorile di Genova la Giustizia è amministrata non in nome del popolo italiano! L’assurda odissea di una madre francese.
Una madre attende Giustizia da 11 anni
Un tribunale minorile da chiudere, subito!
Una vicenda atroce che dimostra la indifferenza e/o strafottenza di chi dovrebbe tutelare i minori, sempre. Non esprimiamo valutazioni di merito che spettano ai giudici e agli organi di controllo sul loro operato, ma abbiamo l’obbligo di denunciare ritardi ed omissioni, segnalati e protetti in una parte della regione Liguria in cui il Tribunale per i minori di Genova, spesso è assurto all’onore della cronaca per la facilità con cui toglie e separa i figli dai genitori. Il nostro caso non è solo incredibile, ma assurdamente sconcertante per l’irrispettoso comportamento dei protagonisti, al limite della decenza giudiziaria.
Nei prossimi giorni parleremo di un’altra vicenda simile a questa dove una madre è stata dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale e il suo ricorso per la revisione del provvedimento con tanto di documentazione resta nel cassetto del giudice senza risposta alcuna. Siamo, in questo altro caso, in presenza dello stesso “chiacchierato” giudice, di una assistente sociale inattendibile – condannata anche dallo stesso ordine di cui fa parte per il suo operato relativo al caso che tratteremo -, di un avvocato nominato dal T.M. quale tutore di una minore e condannato per il suo operato, degli stessi giudici onorari.
Nel caso che sotto riportiamo c’è pure la figura di un magistrato nominato, chissà perché, difensore civico regionale, il quale dalla elevata ignoranza, in accordo con il responsabile del Comune dove operano i servizi sociali della figlia della madre francese, ha negato l’accesso agli atti come previsto dalla legge 241/90. La discrezionalità presunta è diventata comune metodo, per molti rappresentanti dello Stato per prevaricare, comprimere diritti dei cittadini ed abusare della legge.
Da 11 anni questa donna di nazionalità francese lotta per vedersi riconosciuto il diritto a frequentare la figlia, a viverla come madre e a curarne le sensibilità di donna. Da undici anni il Tribunale di Genova, si palleggia la questione e non riesce ad emettere una decisione sulla vicenda, tenendo la donna nel pallone e lasciando che intanto il tempo faccia un miracolo. Abbiamo bisogno di giudici capaci di prendere decisioni con rapida responsabilità. Questo caso sottratto alla giustizia è costato milioni di euro tra giudici, personale del comune ed avvocati.
Dove sono finiti i principi di efficienza, di efficacia ed economicità tanto voluti dalla legge? Come mai il CSM, a cui è stata sottoposta questa vicenda (come pure l’altra che pubblicheremo nei prossimi giorni) e la Corte dei Conti, per quanto riguarda lo sperpero di danaro pubblico, non mettono le mani sulla situazione di questo tribunale, impenetrabile ed oscuro?
Che cosa impedisce di aprire una inchiesta seria su ciò che accade, sui procedimenti, aperti e non chiusi per lungo tempo, su personaggi e soggetti che circolano, sempre gli stessi, su rapporti e modalità di vita condivisa?
Non è fuori luogo fare una severa verifica sull’operato dei vari Pm di Genova e di Imperia e sui giudici coinvolti in questa vicenda per verificarne la correttezza. Indubbiamente quanto pubblicato in queste pagine potrebbe indurre qualcuno a mettere in atto ritorsioni di vario genere e la nostra associazione non mancherà di denunciare tutto al fine di garantire trasparenza e terzietà degli organi giudicanti. I figli sono dei genitori e non “giocattoli” in mano alle istituzioni pubbliche che dovrebbero tutelarli con solerzia sempre ed ovunque. L’assistente sociale non ha alcun potere di legge di sospendere gli incontri protetti made-figlia a sua discrezione e il giudice non può avallare questo abuso dopo neve mesi. Questi signori sono stati ricusati, ma inutilmente. Che cosa li lega a qualcuno che dirige il caso?
Ultima annotazione. Il giudice di genere, anche relatore, titolare del procedimento, da undici anni non sente personalmente la minore, i genitori, i loro avvocati, delegando il giudice onorario, anche nell’audizione della mino9re avvenuta senza alcuna garanzia per la minore stessa, ed ignora le Ctu di qualificati professionisti di psicologia dell’età evolutiva, da lui non designati. Invitiamo a scriverci il vostro parere a:
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. Provvederemo a pubblicarli, anche in forma anonima, e ad inoltrarli sia al presidente del T.M. di Genova che agli organi superiori a cui spetta il dovere del controllo, fino ad oggi, eluso nonostante specifiche denunce.
***
Una giovane donna francese si è trasferita a Menton presso un’amica avendo trovato un nuovo lavoro in quella zona. Durante una serata in discoteca, incontra un attraente giovane italiano. Nasce, fra loro, una simpatia che ben presto si trasformerà in qualcosa di più impegnativo. Lei ha trent’anni e lui è di un anno più grande. Convenzionalmente li chiameremo Lucia e Luca.
La donna, dopo alcuni mesi, rimane incinta e il fidanzato la convince ad abortire. Lucia, rientrata a casa dopo l’intervento, nella notte accusa atroci dolori al basso ventre e, vivendo da sola, chiama il fidanzato per essere accompagnata nuovamente in ospedale non potendo contattare il medico di famiglia. Luca si rifiuta di aiutarla e nelle ore successive non si preoccupa nemmeno di accertarsi sul suo stato di salute.
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Mercoledì 02 Agosto 2017 18:37 |
Lettera di denuncia sulla malagiustizia
Il rapporto con mio figlio ammalato che mi cerca,
ostacolato dalla madre e dall’assistente sociale
Pubblichiamo la lettera di un padre che da anni si è visto sottratto il figlio dalla madre che da Roma, senza alcun accordo con il marito e in regime di affido condiviso, si è trasferita a Milano per seguire il suo nuovo compagno da cui ha avuto un figlio. A nulla sono valse le denunce del padre mentre le “bugie” della madre hanno trovato pieno accoglimento presso i giudici romani del Tribunale per i minori e della Corte d’Appello. Per il minore, attaccatissimo al padre e ai nonni paterni, è iniziato un inaudito calvario che perdura nonostante una sentenza che riconosce le false accuse della ex-moglie e revoca la sospensione (frettolosa e illegale) della responsabilità genitoriale e la delicata malattia del figlio, scoperta non dalla madre con cui era costretto a vivere ma dallo stesso padre nei rari incontri avuti con lui.
Le responsabilità dei giudici romani in tutta questa vicenda potrebbero essere tali e di una evidente gravità che altri giudici, con le consuete lungaggini e con stratagemmi tipici, potrebbero operare per attutire le loro responsabilità e, sicuramente, non nel “superiore interesse dei minori”.
I servizi sociali hanno tutelato e ancora tutelano la madre responsabile del forte e preoccupante disagio del ragazzino che, invece, ha bisogno solo di serenità e di stare dove vuole stare. Il padre, i nonni e gli zii paterni sono stati estromessi dalla vita di Luca (i nomi, in corsivo, sono tutti fittizi ndr). I pianti e le suppliche del ragazzino per le istituzioni non hanno alcuna rilevanza. Non c’è nemmeno un pizzico di compassione e pietà dinnanzi alla gravità della situazione del minore.
E’ questa la tutela dei minori?
La lettera è stata inviata alle istituzioni lombarde interessate al caso. Sono passati mesi e questo ragazzino sembra non esistere. Nessuno ha preso in considerazione la sua delicata situazione di salute. L’arroganza istituzionale è passata anche sulla malattia del minore.
Invitiamo ad inviarci i vostri commenti che ben volentieri pubblicheremo, anche in forma anonima se richiesta.
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
– 347.6504095
***
Dott.ssa Alessi,
a seguito mia mail del 10/06/2017 e nostra conversazione telefonica del 11/06/2017 durante la quale Le ho manifestato le mie perplessità sul piano vacanza di Luca stilato dalla madre, con pec del 12/06/2017 mi viene inoltrata da funzionario sconosciuto, mai visto e letto nelle more del procedimento, tal Maria Rosa Sannipoli, una proposta inammissibile, in violazione degli articoli 7 e seguenti della legge 241/90 (assenza del procedimento amministrativo) che non tiene conto del “superiore interesse del minore” e non agevola il regolare deflusso del percorso avviato. Sono molto risentito per il suo comportamento da cui emergono: mancanza di rispetto per me e mio figlio, cattiva educazione nei miei confronti, trascuratezza totale per il caso in questione e da cui traspare nettamente la sua posizione di parte. La legge le impone equilibrio ed imparzialità!
Fin dal nostro primo incontro ho dovuto contrariarla per divergenze culturali; le sue iniziative aggravavano ed aggravano il procedimento che mi vede coinvolto a danno di mio figlio, mio, di altri aventi diritto, oltre che dell’erario pubblico.
Lei sta bloccando il procedimento e non invia la relazione al Giudice, sebbene richiestale, come da nota in mio possesso e neppure a seguito alla formale diffida del mio legale (omissione e rifiuto). Si è accordata per favorire qualcuno? Perché i cittadini Italiani devono pagare lungaggini burocratiche derivanti da incapacità amministrativa?
La mia posizione è chiara e risulta dalle relazioni degli operatori ospedalieri. Avrei voluto evitare precisazioni su comportamenti vecchi e nuovi, ma a questo punto, le reputo importanti, perché non si continui sulla strada intrapresa, che ha procurato e procura danni gravi e irreparabili allo stato psicofisico di mio figlio.
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