Mercoledì 06 Agosto 2014 17:52 |
Tribunali per i Minorenni: la legge non sempre è di casa!
A Genova viene negato l’accesso agli atti
La soppressione dei tribunali dei minori - da tante associazioni invocata e da tanti genitori auspicata - è il nodo principale che il governo deve affrontare con urgenza, risparmiandoci la legge “farsa” come quella del divorzio breve. Lo sbandierato “divorzio breve” del governo Renzi accantona ancora una volta una indispensabile e improrogabile riforma del diritto di famiglia. I parlamentari - spesso indicatori di voto a comando - non hanno avuto il coraggio di mettere mano ad una riforma che affrontasse seriamente e subito le urgenti problematiche di una infinità di minori “contesi” tra i genitori e tra i genitori e le istituzioni che, in teoria, dovrebbero tutelarli.
Le lobby forensi, gli ordini degli psicologi e dei servizi sociali, le cooperative sociali che gestiscono le case famiglia, le case protette, i centri per minori disadattati e tutte le “invenzioni” che un mondo para-politico permette loro di “assoldare” (senza contenimento di fantasia e senza alcun monitoraggio scientifico sulla loro effettiva utilità) e che gravano pesantemente sulle casse pubbliche sono la ragione di leggi inique e sono la causa principale della mancata riforma della legge sul divorzio, garantendo - una volta per tutte – l’affido condiviso e le pari opportunità genitoriali, da tutti sbandierate e da nessuno applicate. A costoro sono da aggiungersi la casta dei magistrati, dei giudici onorari e di coloro che operano come ctu e talvolta anche senza la dovuta preparazione scientifica come attestano molte relazioni peritali e le sentenze o decreti di alcuni giudici.
La maggior parte di tutti questi “signori” è sensibili solo al loro portafoglio e dimenticano la deontologia professionale. Il lavoro di questi operatori e consulenti della giustizia non è monitorato da nessuno, nemmeno dal giudice che dà loro incarichi peritali e/o di supporto ai minori. Non esistono Protocolli d’intesa vincolanti giudici, servizi sociali, ctu ... a garanzia degli sfortunati utenti: i minori e il genitore più debole. I pregiudizi di genere, la superficialità nelle valutazioni condizionano la maggior parte delle decisioni e le giuste richieste del genitore più attento ai bisogni dei propri figli troppo spesso passano inosservate.
Questo mondo dorato sta bene a troppe persone e la voce dissonante di chi rivendica trasparenza, correttezza, competenza e rispetto della giustizia - cioè in una parola richiede e pretende la giustizia e la verità - viene soppressa anche con il contributo di una informazione superficiale che cerca principalmente lo scoop giornalistico delle tragedie (purtroppo sempre crescenti) e dei vip. E il cittadino comune chi lo difende? Sicuramente non le istituzioni e la stampa quando nascondono le vere ragioni di certe tragedie che potevano essere evitate e quando ignora i veri problemi dei minori e del genitore più debole nelle separazioni!
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Martedì 06 Maggio 2014 16:42 |
La bufala del “divorzio breve”
di Ubaldo Valentini *
Il disegno di legge - bipartisan - per la modifica dell'art. 3 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, che il Parlamento andrà a dibattere ed approvare a breve tempo, prevede che lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio avvenga dopo un anno dalla presentazione della domanda di separazione o solo dopo 9 mesi per le separazioni consensuali e in assenza di figli.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sempre in merito alla separazione e al divorzio, ha annunciato anche “una procedura di negoziazione assistita da un avvocato di parte" per ridurne i tempi e per semplificare le modalità burocratiche. Tale procedura - che potrebbe essere introdotta con un progetto di legge o per decreto entro il mese - permette alle parti assistite dai rispettivi legali di raggiungere un accodo conciliativo senza il ricorso al giudice. Al giudice verranno demandati i casi con figli minori e con figli portatori di gravi handicap.
C’è da chiedersi perché solo ora i politici e il governo si accorgono dell’esistenza di tante cause giudiziali di separazione e divorzio inevase per la inefficienza dei giudici, per la farraginosità della procedura civile, per quei avvocati attenti più al proprio portafoglio che alla deontologia professionale e per le lungaggini delle indagini dei servizi sociali, quando coinvolti? Trasferire in sede arbitrale dei procedimenti di separazione e divorzio ancora pendenti dinnanzi all’autorità giudiziaria vorrebbe dire smaltire velocemente le cause ancora in piedi. Demagogia o ingenuità?
E’ sconvolgente ed inaccettabile che le vere vittime di questa conclamata inefficienza dei tribunali siano proprio i minori e che nessuno si occupi del loro malessere in modo serio e con competente solerzia. Nemmeno i politici fanno ciò.
Se noi analizziamo bene sia il divorzio breve che la negoziazione assistita ci renderemmo conto che sono una bufala che favorisce solo le lobby forensi, esterne ed interne al Parlamento. Se non è stata fatta una riforma seria e non compromissoria del diritto di famiglia, la ragione va ricercata principalmente negli interessi della casta degli avvocati e degli uomini di legge – e non solo loro - presenti in modo massiccio in Parlamento, che sono ben consapevoli che i procedimenti legati alla separazione e ai divorzi sono linfa per le loro riservate casse.
Le altre lobby e caste interessate a mantenere l’inefficienza dei tribunali e la conflittualità tra gli ex-coniugi sono quelle dei servizi sociali, spesso arroganti e professionalmente discutibili, che hanno dato vita ad una miriade di cooperative sociali, case famiglie, case protette e che hanno inventato la professione degli educatori familiari, ecc. Strutture mai controllate dall’autorità da cui politicamente dipendono per valutarne efficienza e competenza.
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Mercoledì 23 Aprile 2014 18:15 |
UN NUMERO PER L'ASSOCIAZIONE
Il 5 per mille dato alla nostra associazione verrà impiegato per
Tutelare
le pari opportunità genitoriali tra padre e madre.
Organizzare
convegni, conferenze, tavole rotonde, pubblici dibattiti, attività di auto mutuo aiuto, attività di mediazione familiare e sociale, corsi informativi e formativi rivolti ai genitori, ai figli e ai nonni, agli operatori sociali e alla società e per organizzare tutto ciò che è utile a contenere la conflittualità e a diffondere la cultura del rispetto dei diritti dei minori a partire da quello della bigenitorialità.
Fornire
un servizio di assistenza e di educazione familiare in fase pre-post separazione per assicurare comunque ai figli un sano contesto affettivo-educativo e ai genitori utili indicazioni su come superare i momenti di conflittualità senza farli ricadere sui figli.
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Mercoledì 16 Aprile 2014 10:35 |
Un Protocollo per tutti i figli dietro e fuori dalle sbarre
Avv. Gerardo Spira
In altro studio abbiamo affrontato l'argomento dei minori contesi nelle contraddizioni del sistema civile-amministrativo. Approfondiremo ora l'argomento sotto l'aspetto procedurale per ritrovare i punti nevralgici di discussione della problematica.
La coppia in conflitto avvia le iniziative riguardanti il minore rivolgendosi al tribunale ordinario o a quello dei minorenni, secondo la competenza.
La separazione consensuale o giudiziale diventa di fondamentale importanza per la futura convivenza dei separati, per cui le condizioni convenute, per le diverse conseguenze imprevedibili, vanno esplicitate in tutti i presumibili aspetti sperimentati nelle anomalie evolutive della vita successiva.
I paletti conficcati in modo giusto, al momento della separazione, sono i migliori deterrenti a possibili sconfinamenti, quando questi vengono concordati ed omologati nell'esclusivo interesse del minore.
L'esperienza saggistica, nel caso di separazione consensuale, è sicuramente un valido aiuto per la stipulazione di un patto chiaro, analitico e condizionato a severe sanzioni in caso di mancato rispetto.
Un patto con prescrizioni chiare è di garanzia non solo per la parte più penalizzata e cioè per il genitore non “collocatario”, ma soprattutto la migliore fonte per tutelare il minore. Un contratto ben definito riduce gli spazi per strategie malevoli tese ad escludere l'altro e certamente limita il dissanguamento di risorse umane ed economiche nei complessi e defaticanti procedimenti.
L'assorbimento del conflitto in patti e condizioni chiare riporta la crisi nel normale e civile alveo della vita della famiglia separata. Il minore vivrà una vita serena ed equilibrata come qualsia altro bambino e non subirà alcuna conseguenza pregiudizievole alla evoluzione della sua vita di rapporti e di relazioni.
Per questo sono importanti i ruoli degli Organi deliberanti, l'organizzazione istituzionale, la preparazione e le capacità dei soggetti operanti.
La carenza di norme, di piani e programmi con valore di legge, ha generato e genera il vuoto in cui si accentuano conflitti e confusione, alterati da interventi incompetenti, alimentati da malagiustizia frustrata, dannosa e fuorviante.
I poteri dello Stato, con tutte le ramificazioni delegate, assistono impassibili senza porre rimedio ad una situazione condannata più volte dall'Europa e divenuta insostenibile per le finanze pubbliche.
Eppure la soluzione è nelle leggi delegate e nei poteri attribuiti alle Regioni, province e comuni. Basta mettere in moto il PROTOCOLLO chiaro e disciplinato per riportare tutti gli attori nell'alveo del corretto proposito del rispetto della dignità di una sola persona maltrattata, danneggiata e diffamata: il minore. La responsabilità di ciò che accade non è addebitabile alla coppia in lite, che accecata da vuote pretese si perde in un pericoloso pantano, ma alle istituzioni che operano nella materia e maggiormente a coloro che sono chiamati a partecipare, concorrere e decidere con scienza e coscienza. In primo luogo sono responsabili Giudici e magistrati, Servizi socio-sanitari e organizzazioni che ruotano intorno all'affare, in secondo luogo Regioni e Comuni che non hanno pensato di “scrivere” un preciso protocollo valido per tutti.
Chi non ha fatto il suo dovere e potrebbe fermare la strage degli innocenti è lo Stato con le istituzioni delegate delle Regioni e degli Enti Locali.
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Martedì 08 Aprile 2014 16:42 |
Aosta
Il dovere di non dimenticare
Il 7 aprile di 18 anni fa (giorno di Pasqua del 1996) davanti al tribunale di Aosta un padre separato, Antonio Sonatore, professore e psicologo di Aosta, si diede fuoco per protestare contro il giudice che gli aveva negato il diritto di essere padre e contro l’assenza delle istituzioni locali nei lunghi anni di lotta per rivendicare il suo naturale diritto-dovere di genitore.
Un gesto estremo - non condivisibile - che per la prima volta in Italia proponeva il dramma dei tantissimi padri separati che le istituzioni estromettono dalla vita dei loro figli. In tutto il mondo il 7 aprile, in ricordo del suo gesto, si tiene il World Memorial Day (Giornata Mondiale della Memoria) istituita nel 2006 dall’Associazione Figli Negati, per ricordare tutti i padri separati che si sono tolti la vita, ritrovandosi umiliati ed impotenti dinnanzi alle ingiuste separazioni che li estromettevano – di fatto – dalla vita dei loro figli.
Il gesto di Antonio Sonatore ebbe grande risalto sui media nazionali e in Aosta la gente comune – non le istituzioni – per molti giorni continuò a portare un fiore giallo sul luogo del tragico gesto, volendo così sottolineare la vicinanza a quell’uomo amato e stimato da tutti e che tutti da mesi avevano visto sfilare in piazza con cartelli che spiegavano la sua emarginazione genitoriale.
Lo scorso anno, nel 17° anniversario, i padri separati di Aosta (facenti parte dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori) e singole persone depositarono nello stesso luogo una corona di fiori e fiori gialli per ricordare, con Antonio Sonatore, tutti quei padri che lasciati soli nella loro disperazione per la mancanza di pari opportunità genitoriali e per trattamenti giudiziari tanti discrezionali che finiscono per colpire sempre e solo il padre.
La Valle d’Aosta, quella che conta, non ama ricordare il tragico gesto di questo cittadino e ci hanno accusato di voler proporre l’atto di un suicida come esempio di paternità e un congiunto del prof. Sonatore ha fatto un esposto alla Procura della Repubblica perché, a suo dire, ricordare il gesto estremo di un padre che lottava per il diritto alla genitorialità è offendere i suoi familiari, cioè coloro che ben conoscevano il dramma che quel loro familiare stava vivendo e che da tempo manifestava pubblicamente contro chi, a vario titolo, gli avevano tolto il diritto alla paternità.
Nel 2016, ad Aosta si terrà una imponente manifestazione dei padri separati ed estromessi dalla vita dei loro figli per decreto dei tribunali e per ricordare il sacrificio di tanti padri – troppi purtroppo - che privati dei loro figli ed oppressi da ingiusti provvedimenti giudiziari si tolgono la vita.
Nei prossimi mesi l’associazione si farà promotrice, forse anche con pubblica petizione, per richiedere al comune di dedicare una via e/o un monumento ad Antonio Sonatore, il cui gesto, anche se non condividibile, va inquadrato nel forte dolore di un padre privato del suo inalienabile dovere-diritto alla genitorialità nell’indifferenza della comunità e, forse, delle stesse istituzioni. Alcuni artisti hanno dato la loro disponibilità per il monumento.
Un signore, assieme ad un suo amico, in questi giorni ci ha contattato per conoscere cosa avremmo fatto per ricordare Antonio Sonatore, apprezzato e stimato loro insegnante. I cittadini non dimenticano! Le istituzioni sì e vorrebbero far passare nell’oblio gesti scomodi.
Quando si verificano queste tragedie le responsabilità sono molteplici e nessuno può chiamarsi fuori: istituzioni, cittadini, amici e parenti. Questo sacrificio umano non ha indotto chi dovrebbe tutelare i minori e il genitore più debole a prestare più attenzione ai figli coinvolti nelle separazioni garantendo loro una equa presenza di ambedue i genitori, rimuovendo, anche con energia, gli ostacoli posti in essere dal genitore più forte. Aosta ne è, purtroppo, un triste esempio.
Certa stampa, poi, non indaga mai sulle profonde ragioni di gesti estremi, soprattutto se commessi dai padri. Un altro padre separato, la mattina del 6 gennaio di quest’anno, nel silenzio di tutti si è tolto la vita. |
Venerdì 21 Marzo 2014 16:37 |
Associazione “Giù le mani dai bambini” : San Benedetto del Tronto
8 marzo 2014
Abusi sui minori
come conseguenza della ordinaria violazione dei loro diritti e del diritto alla genitorialità nelle separazioni. Le responsabilità dei servizi sociali e dei tribunali. Oggi cosa fare?
di Ubaldo Valentini *
I relatori che mi hanno preceduto hanno evidenziato come i mali sociali quali plagio, pedofilia, violenze psichiche e fisiche, Pas, ecc.. e i conseguenti abusi sui bambini e sulle loro famiglie siano provocati, prevalentemente, dalla delinquenza comune ed organizzata e dalle sette pseudo-religiose abusanti che in Italia operano nella indifferenza di tutti e, troppo spesso, con la copertura delle istituzioni.
Per prevenire questi devastanti fenomeni, però, occorre andare oltre la “manovalanza” di persone senza scrupoli - strutturati in organizzazioni e/o potentati parareligiosi per meglio realizzare i propri fini abusanti - e ricercare anche coloro che, in modo più o meno indiretto, si sono resi responsabili del malessere dei minori e del genitore meno presente, mal gestendo istituzioni pubbliche evocate alla loro tutela: i tribunali e i servizi sociali.
Occorre, altresì, premettere anche alcune considerazioni sulle responsabilità e/o sulle assenze della famiglia e degli stessi genitori nella crescita dei minori abusati.
Esistono responsabilità ed inadempienze educative ed affettive dei genitori – non sicuramente di quello che subisce la violenza sui propri figli affidati o collocati presso l’altro - nell’abuso dei diritti dei minori che possono essere individuate - solo a titolo esemplificativo - nella loro eccessiva litigiosità canalizzata prevalentemente su questioni di coppia; nel non continuare a rispettare la centralità dei figli quando finisce un amore; nella scarsa considerazione delle ricadute sui figli che la separazione o la cessazione della convivenza conflittuale può avere; nella eccessiva preoccupazione degli adulti a ricostruirsi subito una nuova convivenza e/o famiglia senza considerare le ripercussioni che tali scelte potranno avere nel minore in difficoltà; nella ricerca di nuovi figli con altre persone o nell’accettazione in casa di quelli dell’altro/a partner; nel rifiuto di qualsiasi confronto mediato da terzi professionalmente competenti; nel sottovalutare il possibile disagio del minore, talvolta ben celato per non urtare il familiare con cui deve vivere o per non procurare ulteriori dispiaceri all’altro genitore; la latitanza delle istituzioni nel non verificare adeguatamente il contesto relazionale in cui il genitore affidatario e/o collocatario fa vivere il proprio figlio.
Accertata la situazione a rischio dei propri figli, il genitore meno presente (o talvolta addirittura estromesso) ha il dovere di chiedere immediati provvedimenti restrittivi nei confronti dell’altro genitore che non solo non tutela il proprio figlio, inserendolo in strutture plagianti e/o in sette schiavizzanti, ma che di fatto gli sottrae la figura insostituibile dell’altro genitore. Il padre, oltre ai minori, di fatto è la vittima di questi abusi che avvengono sempre, ripeto sempre, con il consenso, diretto o tacito, del genitore affidatario o collocatario.
Il fenomeno degli abusi psicologici sui minori, nelle famiglie separate o non più conviventi, non viene quasi mai preso in considerazione dai servizi sociali prima e dai tribunali poi, limitandosi a considerare, eventualmente, solo l’abuso sessuale.
Il plagio come reato non esiste più, ma le sue conseguenze nella formazione della personalità del minore sono deleterie e condizioneranno, più o meno marcatamente, tutta la sua esistenza con il rischio reale di divenire, talvolta, un disadattato sociale e un emarginato. Tutto ciò ha un assurdo costo umano sulla vittima, adulto di domani, ed un elevato costo economico per la società. Di questi aspetti se ne parla poco.
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Mercoledì 26 Febbraio 2014 17:19 |
Corte d'appello di Torino
Come la giustizia non tutela i minori
La Corte di Appello di Torino ha rigettato il reclamo avverso il decreto del Tribunale dei minorenni di Torino impugnato dalla nonna della bambina valdostana che, dopo nove anni di permanenza con sé (anche dopo l’improvvisa morte del padre), contro la volontà della minore e senza alcuna opera di preparazione è stata collocata presso la madre naturale che la richiedeva anche se in tutti questi anni non si era mai presa cura della figlia e non aveva mai versato una lira per il suo mantenimento, pur lavorando.
La nonna aveva fatto presente ai tribunali il trascorso della madre della nipote, le relazioni del Sert ed aveva contestato le relazioni dei servizi sociali del luogo che non avevano mai preso in considerazione le richieste della figlia, le segnalazioni della nonna, il rifiuto della madre a sottoporsi all’esame tricologico, le segnalazioni della pediatra nonché specializzata in neuropsichiatria infantile che denunciava il malessere della bambina quando, in qualche fine settimana, era costretta a restare con la madre in Aosta in casa del nonno materno. Una assistente sociale che seguiva la minore, su specifica segnalazione della nonna all’Asl, era stata sostituita per scarsa oggettività. Le relazioni della psicologa inviate al tribunale sono eloquenti da sole e meriterebbero una valutazione scientifica.
Nonostante tutto ciò, la sezione minorile della Corte d’Appello non solo non ha accolto la richiesta del procuratore generale che chiedeva l’audizione della minore e una Ctu per verificare il dichiarato malessere della minore ma ha anche rigettato il documentato reclamo. Le considerazioni che seguono vogliono solo evidenziare come, dinnanzi a fatti denunciati, occorra una diversa procedura di approfondimento per fugare qualsiasi sospetto di rischio per una minore che le istituzione devono tutelare, indipendentemente dalle asserzioni di una madre che stranamente ora rivuole la figlia quando in passato non aveva esercitato con entusiasmo la propria genitorialità.
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Lunedì 27 Gennaio 2014 16:46 |
Quando la separazione consensuale è dannosa
Assistiamo alla omologazione di separazioni consensuali con clausole che, oltre a prestarsi a varie interpretazioni, spesso sono impraticabili. Con crescente preoccupazione vediamo che il genitore non collocatario è costretto ad impugnare la separazione sottoscritta, talvolta solo dopo alcuni mesi, poiché quanto concordato non viene rispettato e il padre, quasi sempre lui, deve sottostare ai desiderata e/o ricatti della madre.
Nello specifico, il genitore affidatario impone un suo calendario di visite, sue modalità di attuazione, consapevole che il tribunale nei suoi confronti mai applicherà quanto previsto dall’art.709 ter c.p.c.. Accanto al mancato rispetto del diritto di permanenza dei figli col padre, sottoscritto con la consensuale, la madre non gli richiede il consenso preventivo sulle spese straordinarie, arrivando a determinare lei quali siano da ritenersi spese straordinarie e non esita a denunciarlo per “mancati alimenti” se non provvede a soddisfare i suoi imperativi economici. Si mette in piedi, così, un contenzioso penale che non tutti i padri possono sostenere non avendo le risorse per pagare i legali. Alcuni tribunali non esitano a condannare sempre il padre con multe e mesi di arresto convertibili in ulteriori sanzioni pecuniarie anche quando il loro rifiuto a pagare è motivato proprio dalla mancanza di soldi.
Le modifiche delle condizioni contenute nella separazione consensuale difficilmente vengono modificate dal giudice proprio perché sottoscritte da ambedue i genitori; non vengono cambiate nemmeno quando il genitore che paga l’assegno di mantenimento e le spese straordinarie (sovente non autorizzate) è in cassa integrazione o è rimasto senza lavoro o viene chiamato a pagare spese non concordate e non documentate o non dovute. Non si comprende, in verità, cosa debba accadere ad un padre per vedersi accolta la sua richiesta di modifica delle condizioni di separazione e per vedersi rispettato nei propri diritti-doveri di genitore e di cittadino.
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