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Venerdì 12 Dicembre 2025 09:47

Tribunale di Aosta


Lettera aperta al Presidente


Signor Presidente,

l’amministrazione della giustizia minorile e familiare, nel Tribunale da lei presieduto solo da alcuni mesi, fa acqua da tutte le parti e si ha l’impressione – sostenuta, però, da provvedimenti, anche in questi giorni, assolutamente non condivisibili – che ci sia un preciso piano contro i padri e che la giustizia sui minori e sui loro genitori sia, purtroppo, in molti casi ingiusta, come denunciava 30 anni fa anche lo psicologo e insegnante Antonio Sonatore, che, per protesta, si diede fuoco proprio all’ingresso del Palazzo della Giustizia valdostana, che lei attraversa tutti i giorni.

I genitori sono due ed ambedue devono essere tutelati, assieme ai figli, con provvedimenti rispettosi della bigenitorialità e della cogenitorialità, ponendo fine ad una procedura che viene percepita, dalla quasi totalità dei soggetti che passano per il tribunale, come discriminatoria nei confronti del padre.

Da decenni, infatti, il padre non viene mai preso seriamente in considerazione, soprattutto quando denuncia, anche con specifici ricorsi, il mancato rispetto dei suoi figli e dei suoi diritti genitoriali, contenuto nei provvedimenti del giudice, tanto che il suo ricorso viene quasi sempre rigettato, con la conseguente condanna al pagamento anche delle spese di lite e delle spese processuali. Questo modo di fare provoca una inevitabile conflittualità genitoriale, poiché è inammissibile che un genitore non possa fare il genitore (nemmeno quando gli accordi sono consensuali) e che, poiché non è collocatario, debba essere ridotto ad un bancomat.

L’affido dei minori deve essere riportato nella equità più totale, poiché ogni genitore deve avere garantite le stesse opportunità dell’altro nella gestione dei figli, soprattutto quando è un genitore preparato, attento alle esigenze dei figli e consapevole della insostituibilità del suo ruolo. Una legalità che dovrebbe transitare, inevitabilmente, anche nei provvedimenti dei singoli giudici, ma che, purtroppo, difficilmente è riscontrabile ad Aosta.

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Venerdì 12 Dicembre 2025 09:41

Aosta: Novità per i separati


La Casa dei Papà: le contraddizioni dell’iniziativa


Il consiglio regionale della Valle d’Aosta ha dato incarico alla V Commissione consiliare di valutare, con il supporto delle strutture regionali competenti, “l’applicabilità e la sostenibilità sul territorio regionale del progetto “La Casa dei Papà” o di altre iniziative finalizzate al sostegno dei padri separati nelle difficoltà abitative”. La mozione era firmata dalla Lega VdA e da Renaissance, emendata poi su proposta dell'assessore alle Politiche sociali. “La Casa dei Papà” è un progetto già attivo in alcuni comuni per venire incontro ai papà separati in difficoltà abitativa ed economiche con il quale si offrono alloggi in locazione temporanea gratuiti in loro favore, separati legalmente, destinandogli interventi specifici temporanei di sostegno e di accompagnamento verso una nuova autonomia.

Il consigliere Andrea Manfrin, da sempre molto sensibile verso le problematiche dei genitori non più conviventi e dei loro figli, ha illustrato l’iniziativa per dare un risposta concreta al forte disagio dei tantissimi papà valdostani separati che non convivono più con i figli e che sono costretti a mantenerli con un assegno spesso insostenibile rispetto al loro reddito e a sostenere il 50% delle spese straordinarie regolamentate da un protocollo redatto (in modo unilaterale e spesso anche contraddittorio con il diritto minorile e il diritto familiare) da giudici e avvocati valdostani che ha semplicemente un valore indicativo ma non impositivo, come invece si vorrebbe far credere, perché le spese straordinarie devono essere individuate, caso per caso, dal giudice e devono rispettare le reale condizioni economiche dei genitori. Le spese straordinarie, tutte e nessuna esclusa, devono essere preventivamente autorizzate, in modo tracciabile, da ambedue i genitori.

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Giovedì 27 Novembre 2025 09:06

I nonni sono una risorsa educativa per i nipoti


I nonni, nella crescita dei nipoti, rappresentano la continuità generazionale e familiare, soprattutto quando i genitori devono delegare alle strutture pubbliche e, purtroppo, spesso alla strada, anche l’educazione dei propri figli perché tra i tempi eccessivi per raggiungere il posto di lavoro e fare ritorno a casa non hanno la possibilità di stare a giocare e chiacchierare con i figli poiché al mattino escono da casa quando i figli ancora dormono e vi fanno ritorno, la sera, quando i minori sono andati già a letto. Il fine settimana è l’unica occasione per giocare con loro e fermarsi a parlare, ma non tutti possono avere questo previlegio, poiché talvolta, per mantener il posto di lavoro, devono sacrificare sia il sabato che la domenica e i figli, anche se adolescenti il venerdì e il sabato sera lo trascorrono fuori casa con gli amici e la domenica mattina, rientrando all’alba, dormono.

Con la scarsa presenza dei genitori viene meno il controllo, puntuale e non sporadico, delle attività scolastiche ed extrascolastiche dei propri figli. Il genitore che non può trascorrere del proficuo tempo libero in casa non può controllare le frequentazioni pomeridiane e serali dei figli, il tempo che dedicano allo studio, l’uso che fanno dei mezzi di comunicazione e, spesso, nemmeno riescono a seguire il loro andamento scolastico e confrontarsi, in modo sereno e continuato, con loro sulle tematiche di attualità. La minore presenza con i figli induce il genitore, che spesso si sente in colpa per la sua forzata assenza, ad essere economicamente più generoso senza, talvolta, chiedersi dell’utilizzo che ne viene fatto di quel danaro. I genitori sono due e, se i tempi liberi non coincidono, manca la possibilità di confrontarsi seriamente sulla gestione dell’educazione dei propri figli. In questo attuale contesto sociale manca, ai minori, una stabile presenza adulta, incisiva e credibile come possono essere i genitori, e in grado di seguirli nella sfuggente crescita giovanile.

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Martedì 25 Novembre 2025 09:59

Le minacce ai giudici abruzzesi non servono a nulla:

occorre, invece, mandarli subito a casa e per sempre


di Ubaldo Valentini*

Le minacce ai giudici de L’Aquila non servono a nulla, se non a dar ragione a chi ragioni giustificative del proprio operato non ne ha. E’ indiscutibile che il ricorso a togliere ai genitori i propri figli (sospendere o revocare la responsabilità genitoriale) è, quasi sempre, un esercizio di un potere incontrollato da parte di chi non riesce a comprendere che la responsabilità genitoriale si sospende o revoca, solo e per poco tempo, quando sono state sperimentate, nei fatti, ma non nelle parole, le possibili soluzioni alternative. C’è stato, a parere dell’associazione che presiedo, un pericoloso atto di forza dei giudici, forse sollecitati dagli evanescenti servizi sociali, per affermare un principio di autorità, come se i figli appartengano alle istituzioni, anzichè a coloro che li hanno messi al mondo e che hanno l’inalienabile diritto ad educarli a vivere nella società nel rispetto delle proprie convinzioni culturali. La legge, dimostrano questi giudici, non è uguale per tutti e non hanno la forza di verificare il funzionamento delle case famiglia, a vario titolo protette, dove gli educatori non sempre possono definirsi tali e dove il disagio dei minori conseguenziale alla sottrazione alla famiglia di origine non viene rielaborato, ma anzi, sovente è aggravato dall’indifferenza delle istituzioni e della politica che, invece, dovrebbero tutelare, in concreto, questi piccoli cittadini, senza limitarsi alla fatidica espressione nel superiore interesse dei minori, di cui sono pieni le sentenze, i decreti e le ordinanze sui minori, quando i genitori non sono più conviventi.

Il generale Robert Baden-Pawell, fondatore degli scout, non ha insegnato nulla o il suo messaggio esistenziale non è arrivato in Abruzzo (e in quasi tutti gli altri tribunali per i minori d’Italia) o non è conosciuto dai solerti giudici, impegnati a scovare i minori che vivono nei boschi con i propri genitori e, quindi, se considerano, loro malgrado, scandaloso il ritorno alla natura, bisogna compatirli.

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Martedì 25 Novembre 2025 09:55

Il bosco come scuola di vita


Il gran rumore provocato dall’ingiusto provvedimento del tribunale dei minori de L’Aquila, che, scientificamente, a suo dire, ha voluto sconfessare la tentazione di ritenere il bosco come una scuola di vita, è ben motivato. Così, dopo aver tolto, con un proprio atto di supremazia, la responsabilità genitoriale ai due genitori che vivevano con i tre figli minori in mezzo al bosco di Palmoli (CH), senza energia elettrica, senza bagno in casa e senza condotte di acqua diretta (come erano le case rurali, nel centro-sud, fino agli anni 60/70), utilizzando l’illuminazione solare, il pozzo e la natura come gabinetto, provvedendo, al contrario, direttamente all’istruzione dei figli, così come permette la legge italiana, tenendo conto che la madre era ed è una insegnante.

I figli, come attesta chi ha frequentato la famiglia, erano sereni e allegri, socievoli ed altruisti, come i genitori erano ben felici delle visite delle persone, anche se, talvolta, solo curiose. Era ed è una famiglia aperta al confronto. Tutti concordano che la casa era vecchia, non pericolante, ma pulita e che il bosco, con gli animali che lo frequentano, era fonte di innumerevoli valori educativi e sociali. Il vitto, seppur rigorosamente biologico, non mancava e il padre coltivava la terra e comprava nei negozi del paese ciò che la terra non produceva. Due fuochi servivano per cucinare, riscaldare l’acqua per il bagno, fatto in una capiente tinozza, e per le persone e gli animali domestici che liberamente convivevano con questa famiglia.

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Martedì 25 Novembre 2025 09:51

La verifica sui redditi dei genitori

per un affido equo e meno conflittuale


Le imposizioni economiche del tribunale, quando inique e non rispettose dei redditi effettivamente percepiti siano essi dichiarati e accuratamente nascosti dal singolo genitore, per intero o solo in parte, costituiscono una delle preminenti cause del conflitto tra i genitori quando non convivono più assieme le cui conseguenze ricadono, inevitabilmente, sui minori. Durante la convivenza non ci sono quasi mai segreti tra i due genitori e, quando entrano in conflitto per le modalità di affido dei figli, il genitore che denuncia la non veridicità dei redditi dichiarati da controparte lo fa perché conosce, anche se solo sommariamente, le entrate della ex o dell’ex e il giudice delegato, una volta venuto a conoscenza delle informazioni dell’altro genitore, non può ignorare l’obbligo di disporre i dovuti accertamenti da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate e, in molti casi, anche della Corte dei Conti poiché il denunciante si scontra sempre con la privacy e le sue indagini non possono essere mai approfondite.

Le false dichiarazioni dei redditi danneggiano in modo irrimediabile il genitore obbligato a pagare l’assegno di mantenimento (e il rimborso della propria quota delle spese straordinarie) in base al principio della proporzionalità dei redditi dei genitori, di provvedere, sempre con modalità proporzionata, alle esigenze (necessità) dei figli, di garantire loro il tenore di vita goduto in costanza di convivenza e in base al tempo che gli stessi trascorrono con ciascun genitore e, infine, in base alla valenza economica dei compiti domestici svolti da ciascun genitore quando i figli sono collocati presso di lui. Il genitore collocatario non permette l’affido paritario perché gli viene meno un assegno di mantenimento che, troppo spesso, usa esclusivamente per sé e non i figli, come invece dovrebbe. In base al tempo che i minori trascorrono con il genitore collocatario, di fatto, si paga da baby sitter il collocatario.

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Venerdì 14 Novembre 2025 17:14

Tariffe legali non sottoscritte, evasione fiscale

e deontologia professionale


Nel riordino della gestione dell’affido dei separati e dei loro figli non può essere sottaciuto, in primo luogo, il rispetto da parte dei legali di alcune certezze per l’assistito e il rifiuto della diffusa evasione fiscale che cozza palesemente con la deontologia professionale invocata ad intermittenza (cioè solo quando avvalla le pretese economiche del professionista) nel difficile rapporto di alcuni avvocati con il proprio assistito. Non tutti i professionisti sono scorretti, ma la tentazione di potersi giocare a piacimento sia le parcelle che la dichiarazione delle somme percepite è molto forte e, tutto sommato, favorita da un mancato controllo a tappeto da parte degli organi proposti alla pubblica finanza che, acquisendo i fascicoli in tribunale e tenendo conto del tariffario nazionale potrebbero benissimo verificare l’entità della possibile (certa però in alcuni casi) evasione fiscale.

Ci contattano molte persone che vengono chiamate a pagare, con atto ingiuntivo, consistenti somme mai pattuite e sottoscritte con il legale perché quest’ultimo alla richiesta dell’assistito di sapere quanto avrebbe speso veniva risposto non ti preoccupare spenderai poco ed ora pensiamo al processo. Poi arrivano notule catastrofiche che l’assistito non può onorare e nemmeno può appellarsi a preventivi accordi sottoscritti. Altro fatto, spesso riportato dai separati, è quello che il legale pretende il pagamento a nero dell’intero importo, dicendo che così risparmia sull’iva e a qualcuno è capitato di aver pagato ma non è in grado di dimostrarlo e così è stato costretto a vendere (meglio sarebbe dire svendere) la propria abitazione per saldare il legale che, dinnanzi alla richiesta della fattura per le somme versate, pretende dal cliente nuovamente le cifre già pagate ma non dimostrabili. Il legale dimostra il lavoro fatto e l’assistito non può, al contrario, documentare le cifre versate.

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Venerdì 14 Novembre 2025 17:11

Aosta: a margine di un pubblico confronto


Affido paritario e giustizia giusta


Si è tenuto un interessante incontro tra i separati valdostani sulle eterne problematiche che affiggono i genitori non più conviventi e i loro figli e sulle attività da svolgere in questi mesi per poter contenere la discriminazione del padre non collocatario dei figli fatta con un affido che, al tribunale di Aosta, non tiene conto delle reali condizioni economiche del genitore c.d. bancomat e delle sue positive capacità a crescere ed educare i propri figli anche in tenera età.

Si è fatto il punto sulle vecchie modalità di affido ancora dominanti al tribunale di Aosta mentre lentamente molti tribunali italiani, quelli più sensibili al superiore interesse dei minori, non applicano più per fare spazio all’affido condiviso paritario, l’unico in grado a garantire le pari opportunità genitoriali e contenere, se non eliminare, la perversa conflittualità genitoriale.

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