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Giovedì 24 Aprile 2025 17:10

Aosta


Concertazioni sulle criticità minorili


I tempi dei compromessi politici sulle criticità dei minori valdostani non possono avere proroghe, poiché, ormai, le problematiche presenze giovanili non possono essere ignorate, facendo finta che non esistano quartieri dove la tutela dei minori sia latente e dove mancano serie iniziative per affrontare l’abbandono scolastico, le baby-gang, l’uso costante di stupefacenti e di alcol, il rifiuto di qualsiasi responsabilità sociale. Tutto ciò, e dell’altro, è noto alla società valdostana e precisamente ai servizi sociali, alle forze dell’ordine, ai politici, alle organizzazioni di volontariato e soprattutto al variegato, e abbondante, mondo delle strutture ideate e protette dai servizi sociali e dai politici, perché sono sempre collettori di voti.

La preoccupazione dei voti è impellente, perché, nei prossimi mesi, si andrà al rinnovo del consiglio regionale e del consiglio comunale di Aosta. Appuntamenti che potrebbero riservare anche amare sorprese a chi da sempre è ancorato a poltrone pubbliche, rendendo la vita politica una ben retribuita fonte occupazionale. C’è chi esercita, da sempre, il mestiere di politicante e non esita a cambiare repentinamente la propria collocazione politica (cd. casacca) quando annusa che potrebbe perdere certi privilegi. Questa è solo malapolitica, permessa dai cittadini, che continuano ad eleggere politici non in base alle loro testimoniate capacità amministrative, etiche e sociali, ma tenendo presenti i propri vantaggi per un consigliere amico nel Palazzo regionale o comunale.

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Venerdì 18 Aprile 2025 11:37

Utilizzo delle registrazioni telefoniche

senza il consenso


La Cassazione, con l’ord. 5844 del 3.5.2024, ritorna sulla liceità dell’utilizzo delle registrazioni di conversazioni telefoniche effettuate di nascosto e, quindi, senza alcun consenso di controparte, per esercitare il proprio diritto di difesa.

Il diritto di difesa, come si legge in una precedente ordinanza (Cass. civ. n. 27424/2014), inoltre, "non è limitato alla pura e semplice sede processuale”, ma si estende anche a “tutte quelle attività dirette ad acquisire prove in essa utilizzabili, ancor prima che la controversia sia stata formalmente instaurata mediante citazione o ricorso; non a caso, nel codice di procedura penale, il diritto di difesa costituzionalmente garantito dall'art. 24 Cost. sussiste anche in capo a chi non abbia ancora assunto la qualità di parte in un procedimento".

La Cassazione ribadisce che l’art. 51 c.p. e l’art. 24 del codice della privacy affermano che “non c’è violazione del diritto alla riservatezza, cioè la condotta di registrazione d'una conversazione tra presenti in mancanza dell'altrui consenso, ove rispondente alle necessità conseguenti al legittimo esercizio del diritto di difesa in giudizio ... purché l'utilizzazione di tale registrazione avvenga solo in funzione del perseguimento di tale finalità e per il periodo di tempo strettamente necessario”.

La giurisprudenza maggioritaria considera gerarchicamente superiore il diritto alla difesa di un diritto fondamentale rispetto alla riservatezza dei terzi, coinvolti a loro insaputa. Lo stesso Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR, regolamento europeo n. 2016/679, art.17 e 21), riporta/dice che il diritto alla difesa prevale sul diritto alla protezione dei dati personali. Senza il consenso, quindi, la registrazione è lecita e utilizzabile se chi registra è parte della telefonata o presente alla conversazione il cui fine è quello di raccogliere significativi elementi per un’eventuale separazione, con specifiche prove sia dei maltrattamenti in famiglia, che l’ammissione del tradimento o il disinteresse per i figli, che il lavoro non dichiarato. Chi parla in presenza di altre persone, di per sé, è a conoscenza e accetta, come afferma la giurisprudenza, il rischio di essere registrato e, di conseguenza, diventa superfluo il preventivo consenso.

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Giovedì 10 Aprile 2025 17:34

­VALLE AOSTA


Antonio Sonatore: il dramma di un padre disperato


Il 7 aprile è stato celebrato il 29° anniversario di quel lontano giorno di Pasqua del 1996 in cui un padre, che, da tempo, protestava contro la giustizia ingiusta, che non gli permetteva di vedere e stare con la sua adorata figlia, si è tolto la vita. Alla vigilia della festa cristiana, aveva salito le scale del tribunale per chiedere direttamente al presidente il diritto di poter vedere la figlia, nel giorno della festa cristiana, dato che gli era stata “tolta” la (allora) potestà genitoriale. Il presidente, che non si è rifiutato di parlare con lui, prima di accogliere la sua richiesta, dovrebbe aver telefonato, in sua presenza, alla madre della minore, chiedendole, presumibilmente, se poteva permettere l’incontro padre e figlia. La stessa dovrebbe aver risposto, in maniera presumibilmente negativa. Quindi, è crollata, per questo padre disperato, anche questa ultima sua illusione. Di conseguenza, ha ripreso a manifestare contro i dinieghi che non gli permettevano di stare con sua figlia in modo significativo, sia in piazza del comune che dinnanzi al tribunale, rispondendo con garbo, come sempre, anche a coloro che gli chiedevano le motivazioni della sua clamorosa protesta.

Ancora oggi alcuni cittadini continuano a chiedersi le ragioni per cui non venne accolta dalle autorità giudiziarie la sua richiesta di vedere la figlia, le ragioni della sua fuga con la figlia in Francia, il conseguente carcere e le ragioni delle denunce per stalking (poiché telefonava continuamente alla moglie per chiederle di fargli vedere la bambina). Non entriamo in merito alle scelte fatte dai vari giudici, ma diciamo solo che la legge dovrebbe essere applica nello stesso modo – sempre – per tutti. La giustizia ha seguito la sua via, che, allora come oggi, non sempre risulta essere rispettosa dei sentimenti di ambedue i genitori e del superiore interesse dei minori, che, comunque, non possono essere oggetto di vendette e di punizioni verso un genitore.

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Lunedì 07 Aprile 2025 15:58

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https://fb.watch/yPMcMRkf1Y/

 
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Venerdì 04 Aprile 2025 08:55

AOSTA

 

La tutela dei minori nella separazione


Da queste pagine, alcune settimane fa, avevamo invitato le forze politiche valdostane ad inserire nei loro programmi politici, per il rinnovo del consiglio regionale, la problematica dei genitori separati, alcune delle quali le suggerivamo: le devianze giovanili, l’affido paritario dei figli, il regolamento per i servizi sociali, il Registro regionale dei contributi e benefici elargiti ai cittadini, protocollo per l’assegnazione dei contributi e delle agevolazioni fiscali, la riforma del regolamento per la stesura della graduatoria degli aspiranti all’edilizia popolare, la video-registrazione di tutti gli incontri tra il servizio sociale, i genitori dei minori e i minori stessi, predisponendo, a tal fine, sale per gli incontri tra operatori sociali e minori con la partecipazione riservata dei genitori e dei loro legali, l’organizzazione di dibattiti pubblici da parte delle istituzioni politiche sulle tematiche del disagio giovanile e sul funzionamento delle istituzioni preposte alla tutela dei minori.

L’associazione ha dato la propria disponibilità a tutti, senza alcuna preclusione e, se invitati, di partecipare con i nostri relatori agli incontri e/o dibattiti, organizzati dai singoli partiti, in vista del rinnovo del consiglio regionale sulle tematiche relative al vasto e critico mondo delle separazioni in Vda.

La Lega valdostana, che, in regione, è stato l’unico partito attento alle problematiche dei minori e dei loro genitori, ha organizzato, per lunedì 7 (in ricordo del giorno di Pasqua del 1996, in cui l’insegnante Antonio Sonatore si è dato fuoco dinnanzi al tribunale), un convegno serale dal titolo “La tutela dei minori nella separazione”, invitandoci a partecipare con una nostra autonoma relazione sull’affido congiunto paritetico.

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Venerdì 04 Aprile 2025 08:51

AOSTA

 

7 aprile: l’orgoglio dei padri

nel nome di Antonio Sonatore


Lunedì 7 aprile ricorre il 29° anniversario del gesto di disperata contestazione della giustizia ingiusta, compiuto dal maestro Antonio Sonatore, che, nel giorno di Pasqua del 1996, si è dato fuoco dinnanzi al Tribunale di Aosta per affermare l’inalienabile diritto dei figli ad avere un padre e di un padre a poter fare il padre. Sonatore voleva fare il padre, ma, per circostanze non del tutto comprensibili e chiare, su cui ancora è opportuno riaprire un dibattito, gli era stato vietato, nell’indifferenza delle istituzioni, tutte, che si ritenevano autorizzate a disconoscere le proteste di questo amato insegnante, che portava avanti una didattica innovativa, di cui, ancora oggi, i suoi allievi ne parlano.

Non era un esaltato – e tantomeno un pazzo – come qualcuno sosteneva, ma un padre che voleva fare il padre. Voler fare il padre non è un reato, ma solo l’esercizio di un suo diritto, che deve essere permesso anche nelle complesse vicende che si sono susseguite alla separazione e alla sua richiesta di poter essere padre a tempo pieno.

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Mercoledì 02 Aprile 2025 15:24

 
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Giovedì 27 Marzo 2025 17:50

Valle d’Aosta


A chi giova ignorare i suicidi di padri separati?


Chi induce i padri separati a suicidarsi va sottoposto ad accertamenti giudiziari

Ha fatto scalpore – ma non solo tra i separati – la richiesta della Procura di Bari di rinviare a giudizio la moglie per il suicidio del marito, a cui non faceva vedere la figlia. Le cose stanno cambiando dal 7 aprile 1996, quando il prof. Antonio Sonatore – primo padre in Italia - si diede fuoco dinnanzi al tribunale il giorno di Pasqua per protestare contro la giustizia ingiusta, praticata dai tribunali di Aosta e Torino, che gli avevano sospeso la potestà genitoriale (secondo noi, troppo frettolosamente) e non gli permettevano di vedere e stare con la figlia. Credo che il suo gesto sia stato causato dalla disperazione, dall’umiliazione e da strutture pubbliche sorde ai suoi disperati appelli, mentre, per assurdo, il suo atto è stato un gesto d’amore, l’estremo, verso quella figlia che gli veniva negata, per colpe che, oggi, da alcuni attenti magistrati, verrebbero valutate, forse,diversamente, azionando interventi socio-assistenziali per aiutare quel padre a vivere in sicurezza la propria paternità.

In ricordo del gesto d’amore estremo di un padre - gesto facilmente comprensibile, anche se non condivisibile - che non era un pazzo, come qualcuno vorrebbe accreditare, il 7 aprile, in tutto il mondo, si celebra la giornata dei padri estromessi dalla vita dei propri figli, mentre, in VdA, invece, si vieta di ricordare questo suo concittadino, perfino con una semplice stele nel giardino antistante il luogo (l’ingresso del tribunale) dove il disperato padre, stimato insegnante, si è dato fuoco, nell’indifferenza di tutti.

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